Biografie cristologiche/Nuovo Testamento e antiebraismo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
mNessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 72:
{{q|La conversione cambiò Paolo radicalmente, come dimostra una corretta lettura di Galati 1-2, 1 Corinzi 9 e Filippesi 3:4-11. Asserire che psicologicamente egli sarebbe stato incapace di una polemica di tale sorta contro gli ebrei che erano coinvolti sia nel processo che portò all'esecuzione di Gesù o alla più recente persecuzione dei cristiani in Giudea, è ignorare l'evidenza delle polemiche di molti convertiti al Cristianesimo dall'Ebraismo nel corso degli ultimi duemila anni.|Ben Witherington III, ''Commentary on 1 and 2 Thessalonians, cit.''}}
 
L'"ira" a cui si riferisce Paolo potrebbe non limitarsi alla distruzione di Gerusalemme da parte dei romani, non più di quanto una dichiarazione sull'ira divina contro l'Italia debba limitarsi ad un particolare disastro, che sia il terremoto dell'Irpinia, o una qualsiasi delle alluvioni, smottamenti, eruzioni vulcaniche o maremoti che abbiano devastato parti della nazione. Parlando ai Tessalonicesi della Giudea, Paolo potrebbe essersi riferito ad un qualsiasi avvenimento, da un terremoto o tempesta o carestia, all'ultimo danno economico inflitto dalle politiche di Roma. Forse si riferiva al governatorato di Ventidio Cumano, Procuratore romano particolarmente brutale in forza nella Giudea dal 48 al 52. Secondo Flavio Giuseppe (''Guerra giudaica'' 2.224-227; ''Antichità giudaiche'' 20.105-112) Cumano organizzò il massacro di migliaia di ebrei nel 49 o 50 durante la festività di [[w:Pesach|Pesach]].<ref name="Tessa"/>
 
Quanto alla presunta distinzione di tone tra 1 Tessalonicesi e Romani, Paolo si potrebbe essere addolcito. Oppure, scrivendo lettere ''ad hoc'' dirette a circostanze particolari in tempi particolari, Paolo potrebbe aver voluto dimostrare solidarietà coi gentili tessalonicesi e quindi si divorziava retoricamente da "gli ebrei". In Romani, Paolo riconfigura la propria enfasi secondo le necessità di quella chiesa e accentua la sua solidarietà con gli ebrei. Se le parole di 1 Tessalonicesi 2:14-16 siano o meno "antiebraiche" rimarrà una questione dibattuta. La ricerca storico-critica non riesce a risolverla. Tuttavia fintanto che gli studiosi continueranno a sostenere che il passo è un'interpolazione, basandosi soltanto sull'idea che i versi sono "incompatibili" con le "più gradevoli" vedute p[aoline, l'opinione che ''sia'' antiebraica ottiene credibilità. Anche se Paolo non avesse "inteso" con 1 Tessalonicesi 2:14-16 trasmettere un'impressione antiebraica, come che sia definito l'"antiebraismo", ciò nondimeno il pubblico gentile tessalonicese, e gli studiosi odierni che sono propensi a negare la paternità di Paolo circa questo passo, ricevettero (e ricevono) un'impressione antiebraica. Ciò che uno intende e ciò che l'altro sente non sono necessariamente la stessa cosa.<ref name="Tessa"/><ref name="Wright"/>
 
==''Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri figli''==
Matteo, seguendo una precedente versione della storia di Gesù davanti a Pilato nel Vangelo di Marco, riporta una costumanza romana di liberare un prigioniero alla folla durante le festività pasquali. Ponzio Pilato, governatore romano piazza davanti alla popolazione di Gerusalemme due uomini, ciascuno di nome Gesù. Il primo, Gesù Barabba (letteralmente, "Gesùù figlio del padre") è un sovversivo; il secondo è Gesù di Nazaret, il Figlio del Padre. La folla strepita a favore di Barabba. Pilato, non trovando prove che Gesù di Nazaret sia colpevole di un qualche crimine, chiede alla folla, "Che farò dunque di Gesù chiamato il Cristo?" e la folla risponde, "Sia crocifisso!" Pilato domanda, "Ma che male ha fatto?" La folla grida nuovamente, "Sia crocifisso!" (27:22-23).
 
{{...}}
 
 
==''Voi siete dal diavolo, che è vostro padre''==