Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Lamentazione sulla distruzione di Ur: differenze tra le versioni
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{{q|Alla porta principale, nelle sue strade i cadaveri erano a mucchi;<br> lungo il corso, rigurgitante nelle feste, giacevano sparsi. <br>Nelle strade, nei vicoli, vi erano cadaveri;<br> nei luoghi aperti, soliti a riempirsi di danze, era accatastata la gente.<br> Il sangue del paese riempie le buche come metallo nello stampo; <br>i cadaveri si dissolvevano come grasso di pecora al sole.<br> La gente finita dall'ascia, non la riparava il copricapo;<br> giaceva con la faccia nella polvere, come gazzella presa nel laccio.<br> Gli individui colpiti dalla lancia non avevano indossato il pettorale (di difesa),<br> giacevano nel loro sangue come se la madre li avesse dati allora alla luce.<br> Quelli che aveva ucciso l'arma mitum non si erano legati il cinturone.<br> Pur non essendo ubriachi, alla gente ciondolava il capo. <br>Chi sera opposto alle armi, le armi l'avevano colpito, il popolo geme!<br> Chi aveva tentato di fuggire, lo prostrò la bufera.<br>In Ur, deboli e robusti, (tutti) li finì la fame;<br> vecchie e vecchi che non erano usciti di casa, li consumò il fuoco.<br> I piccoli in grembo alle madri, l'acqua li trascinò via come pesci;<br> alle balie venne sciolto (a forza) l'abbraccio (dei piccoli).<br> Il senno del paese s'è perduto, -il popolo geme!<br> il consiglio del paese s'è perduto, -il popolo geme!<br> La madre distoglie lo sguardo dai figli, -il popolo geme!<br> il padre si volta via dai figli, -il popolo geme!<br> Nella città la donna è abbandonata, i figli sono abbandonati, la proprietà dispersa; <br> i "capineri" (cercando) un rifugio si disperdono in tutte le direzioni.
|linee 215-236; Castellino p. 291.|abula maḫ ĝiri3 ĝal2-la-ba ad6 im-ma-an-ĝar-ĝar<br>
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