Biografie cristologiche/Nuovo Testamento e antiebraismo: differenze tra le versioni

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Gesù era un ebreo che parlava ad ebrei; Paolo era un ebreo che, grazie al suo incontro visionario con Gesù, concluse che l'arrivo del Messia aveva cancellato la distinzione tra ebreo e gentile, maschio e femmina, schiavo e libero. Tuttavia egli si identificava ancora come ebreo, " Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino" (Romani 11:1) e si preoccupava appassionatamente del "proprio popolo", i suoi "consanguinei secondo la carne" (Rm 9:3). Nonostante la sua insistenza che "non c'è più giudeo né greco... in Cristo Gesù" (Gal 3:28), Paolo cita certi privilegi degli ebrei: "Essi sono Israeliti e possiedono l'adozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da essi proviene il Messia secondo la carne" (Rm 9:4-5). Chimarlo antisemita sarebbe un errore.
 
"[[w:Antisemitismo|Antisemitismo]]" si riferisce all'odio degli ebrei come gruppo etnico, e presume un'[[Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo|identità ebraica]] essenziale e immutabile. Gli antisemiti credono che gli ebrei siano, nel loro proprio essere, "differenti", e che non possano in nessun modo rimuovere tale alterità. L'antisemitismo attribuisce agli ebrei tratti negativi innati: gli ebrei sono rapaci; gli ebrei sono elitisti; gli ebrei sono brutti. Data questa definizione, né Gesù, né paoloPaolo, né il Nuovo Testamento sono antisemiti. La questione se il Nuovo Testamento sia "antiebraico" provoca problemi differenti.<ref name="Anti">[http://www.treccani.it/enciclopedia/antisemitismo-e-antigiudaismo_%28Enciclopedia_Italiana%29/ Anna Foa, "Antisemitismo e antigiudaismo"], ''Enciclopedia Italiana''; Amy-Jill Levine, ''The Misunderstood Jew, cit.'', 2006, pp. 89-117.</ref>
 
==Antiebraismo: definire il problema==
L'antiebraismo (o anche "antigiudaismo") viene usualmente definito come una posizione teologica piuttosto che una essenzialista o razzista: è il rigetto di insegnamenti ebraici specifici, delle relative pratiche e/o dell'Ebraismo come "modo di vita" o mezzo di salvezza. I problemi di questa vaga definizione abbondano. Quello che è "rigetto" dell'Ebraismo per un lettore è la "realizzazione" dell'Ebraismo per un altro. Mentre oggi quegli ebrei che accettano Gesù come Messia si reputano ebrei "realizzati" o "completi" e quindi personificano il meglio dell'Ebraismo, altri ebrei considerano questo gruppo perlomeno illegittimo o sviato, ignorante o apostata. Gli "ebrei secolari" che si identificano col popolo ebraico culturalmente ma non rispetto alle pratiche religiose e che trovano antiquate o persino ridicole le Leggi contro la consumazione di maiale e crostacei potrebbero essere considerati antiebraici da quegli ebrei che osservano tali pratiche. L'attuale crisi (sempre attuale!) nel Medioriente solleva la questione delle vedute "antiebraiche" in maniera cruda e polemica.<ref name="Anti"/> La promozione di uno stato palestinese è una posizione antiebraica che nega la promessa biblica della terra ad Abramo? È antiebraica perché sembra sostenere la causa di bombaroli omicidi che distruggono vite ebree? Oppure è una veduta proebraica perché cerca giustizia per un popolo oppresso e perché segue l'ingiunzione di [[w:Hillel|Hillel]] "[[w:Regola d'oro|Ciò che non è buono per te non lo fare al tuo prossimo]]"? Se un ebreo racconta una barzelletta che prende in giro stereotipi di ebrei, è tale ebreo "antiebraico"? Se un non ebreo racconta la stessa barzelletta, è giusto chiamare tale non ebreo "entiebraico"?<ref name="Jilly1">Amy-Jill Levine, ''The Misunderstood Jew, cit.'', 2006, pp. 89-117.</ref>
 
Definire "antiebraismo" è così irrisolvibile quanto lo è definire "pornografia", e non solo perché entrambi sono osceni. Nessuno dei due termini segue criteri sicuri, pertanto nel valutare pornografia o antiebraismo gli interpreti devono basarsi su impressioni soggettive. Il giudice americano Potter Stewart (1915–1985) commentando in merito alla pornografia nel caso ''Jacobellis v. Ohio''<ref>''[[:en:w:Jacobellis v. Ohio|Jacobellis v. Ohio]]'', caso giudiziario del 1964 sull'oscenità negli [[w:USA|USA]], che dopo varie condanne e appelli arrivò fino alla Corte Suprema, dove fu prosciolto.</ref> affermò "La riconosco quando la vedo" — lo stesso si può dire dell'antiebraismo nel Nuovo Testamento. Poiché ciò che è antiebraico per un lettore è proebraico per un altro e per un terzo una interpretazione errata di cristiani susseguenti, la discussione giunge ad un punto morto. Pertanto "Il Nuovo Testamento è antiebraico?" non è una domanda opportuna. Tuttavia che sia stato interpretato in una maniera che condanna qualsiasi cosa sia associata ad ebrei e all'Ebraismo, da pratiche a credenze, non è in discussione: il testo è stato interpretato, da troppi e per troppo tempo, in una maniera antiebraica.<ref name="Jilly1"/><ref name="Hagner">[https://books.google.co.uk/books?id=0lxKAwAAQBAJ&dq=Donald+A.+Hagner,+%27%27The+Jewish+Reclamation+of+Jesus%27%27&source=gbs_navlinks_s Donald A. Hagner, ''The Jewish Reclamation of Jesus. An analysis and critique of the modern Jewish study of Jesus''], Zondervan, 1984/Wipf & Stock, 1997, pp. 26-52, 288-296.</ref>
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==Critica storica==
Sebbene i problemi di definire l'antiebraismo, specialmente nel contesto degli studi neotestamentari, non possano essere risolti accontentando tutti, gli studiosi non hanno cessato di proporre le proprie interpretazioni. Alcuni rimangono convinti che si possa determinare oggettivamente, mediante l'applicazione di vari approcci storico-critici al testo biblico, se l'etichetta "antiebraica" sia giustificata. Tali lettori credono, con una certa fiducia, di poter collocare storicamente sia il pubblico sia il contesto di ciascun testo come anche lo scopo dell'autore. Il punto della critica storica è di stabilire ciò che il testo significava nel suo contesto originale. Alcuni insistono che certi testi neotestamentari possano legittimamente essere classificati antiebraici. Altri asseriscono che i libri del Nuovo Testamento non dimostrino bigotteria o colpa; la colpa non sta nel testo, ma nel lettore.<ref name="Wright">N.T. Wright, ''The New Testament and the People of God'', SPCK Publishing, nuova ed. 2013, pp. 320-338 e ''passim''; Bruce Chilton, [[w:Jacob Neusner|Jacob Neusner]], ''Judaism in the New Testament: Practices and Beliefs'', Routledge, 1995, pp. 4-9, 98-128; 129-158; Terence L. Donaldson, ''Jews and Anti-Judaism in the New Testament: Decision Points and Divergent Interpretations'', SPCK Publishing, 2010, pp. 12-29, 144-159 & ''passim''.</ref>
Sebbene i problemi di definire l'antiebraismo, specialmente nel contesto degli studi neotestamentari, non possano essere risolti accontentando tutti, gli studiosi non hanno cessato di proporre le proprie interpretazioni.
 
Buona rapprsentazione di questa prospettiva storico-critica è lo studio intitolato ''Il Popolo Ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana'' pubblicato dalla [[w:Pontificia commissione biblica|Pontificia Commissione Biblica]] nel dicembre 2001. L'impegno di questo gruppo basato in Vaticano è degno di nota: tenta di eliminare dalla chiesa vedute antiebraiche (o "antigiudaiche", termine ivi preferito), ed inizia con un sincero rispetto per la Bibbia come Scrittura sacra. È inoltre uno sforzo specialistico, dato che gli autori sono un gruppo internazionale di biblisti cattolici (tutti uomini, naturalmente) che possiedono una conoscenza sostanziale sia dei tempi in cui la Bibbia fu scritta sia dei modi in cui fu interpretata. La Commissione afferma:
 
{{q|Un vero antigiudaismo, cioè un atteggiamento di disprezzo, di ostilità e di persecuzione contro gli ebrei in quanto ebrei, non esiste in alcun testo del Nuovo Testamento ed è incompatibile con l'insegnamento che questo contiene. Ciò che esiste, sono dei rimproveri rivolti a certe categorie di ebrei per motivi religiosi e, d'altra parte, dei testi polemici miranti a difendere l'apostolato cristiano contro quegli ebrei che vi si opponevano.<br/>
 
Ma bisogna riconoscere che molti di questi passi si prestano a servire da pretesto all'antigiudaismo e che sono stati effettivamente utilizzati in questo senso. Per evitare deviazioni di questo tipo, bisogna osservare che i testi polemici del Nuovo Testamento, anche quelli che si esprimono in termini generalizzanti, restano sempre legati a un contesto storico concreto e non vogliono mai avere di mira gli ebrei di ogni tempo e di ogni luogo per il solo fatto che sono ebrei. La tendenza a parlare in termini generalizzanti, ad accentuare i lati negativi degli avversari, a passare sotto silenzio i loro lati positivi e a non prendere in considerazione le loro motivazioni e la loro eventuale buona fede, è una caratteristica del linguaggio polemico in tutta l'antichità, rilevabile anche all'interno del giudaismo e del cristianesimo primitivo nei riguardi dei dissidenti di ogni genere.|<small>''IL POPOLO EBRAICO E LE SUE SACRE SCRITTURE NELLA BIBBIA CRISTIANA''</small>, "Conclusioni", B.87}}
 
==''I Giudei, i quali hanno messo a morte il Signore Gesù e sono nemici di tutti''==