Le religioni della Mesopotamia/Il culto: differenze tra le versioni

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Nota Luigi G. Cagni:
{{q|È importante notare che secondo i Mesopotamici l'uomo può essersi reso colpevole di trasgressione e peccato senza averne coscienza o senza sapere quale divinità abbia offeso|TAS vol. 5, p. 45}}
 
Tale colpa, consapevole o inconsapevole, poteva essere causa dell'abbandono del favore divino o anche della punizione, individuale o collettiva, da parte degli dèi.
 
La liberazione da questa colpa, ovvero il perdono degli dèi, era frutto innanzitutto della loro "confessione" pubblica: in Babilonia era lo stesso re a praticare a la confessione durante il quinto giorno della festa dell'[[Le religioni della Mesopotamia/I Babilonesi/ Akītu|Akītu]]. Seguivano le lamentazioni (accadico: ''šigû''), invocazioni di clemenza e di dolore (''aḫulap'', in sumerico: ''aya''), prostrazioni (''labān appi'') con il fine di placare la collera divina.
 
La preghiera (tra gli altri il sumerico ''siškur''<sub>2</sub>; accadico: ''karābu''; cuneiforme: [[File:Siškur (cuneiforme).JPG|60px]]), sia pubblica che privata, possedeva, dunque, un ruolo centrale nelle religioni mesopotamiche.
 
 
 
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* [[File:En (cuneiforme).JPG|25px]] en sacerdote; accadico entu, enu.
* [[File:Siškur (cuneiforme).JPG|60px]] siškur<sub>2</sub>, sumerico, "preghiera", "sacrificio", "rito"; accadico: ''karābu''.
 
==Note==