Biografie cristologiche/Il Cristo divino: differenze tra le versioni

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Questo ''Logos'' greco-ebraico serve da stazione intermedia per capire la transizione dall'idea messianica ebreo-palestinese a quella cristiana. Il pensiero cristiano sviluppandosi andò oltre al Figlio dell'Uomo ed identificò Gesù e ''Logos''. Si era già evoluto, tra gli ebrei greci, un corpo di pensiero del ''Logos'' a portata di mano dei cristiani per procedere ad identificare entrambi. La più chiara identificazione si riscontra nella prima frase del [[w:Quarto Vangelo|Quarto Vangelo]], ma nelle Lettere di Paolo la parola Cristo sembra usata come fosse un sinonimo di ''Logos''. Paolo afferma di avere ''conosciuto'' il Cristo personalmente. Quindi se l'identificazione è giustificata, il ''Logos'' del pensiero cristiano non era una semplice astrazione come poteva esserlo per Filone, specialmente perché i criteri principali della tradizione cristiana sostenevano che Gesù fosse vissuto in un dato tempo e una data epoca. Un cristiano poteva parlare di ''Logos'' come un fatto di esperienza, e non come una semplice costruzione mentale; e avrebbe asserito che il ''Logos''-Gesù risaputamente era vissuto in Galilea ed in Giudea in un periodo di tempo specifico, nato nell'ultimo anno di Erode e messo a morte durante il mandato di Ponzio Pilato quale Procuratore romano.<ref name="Logos"/>
 
Il Quarto Vangelo rende propone una chiara identificazione di ''Logos'' e Cristo. Inizia con le seguenti parole: "In principio era il ''Logos'', il ''Logos'' era presso Dio e il ''Logos'' era divino." ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=giovanni%201&version=CEI;LND;BDG;NR1994 Giovanni 1:1]). La traduzione più frequente è: "La Parola era ''Dio''"; ci sono discussioni su quale sia le versione migliore. Il Vangelo prosegue con altre affermazioni, due delle quali fanno riferimento al nostro contesto. La prima di queste è che il ''Logos'', antecedentemente spirito divino, è diventato corporeo, "incarnato" in Gesù. La seconda affermazione è che il ''Logos'' ha creato questo mondo; secondo le parole di Giovanni 1:3, "tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta."
 
Immaginiamoci un ebreo greco, con la testa piena di pensieri simili a quelli di Filone d'Alessandria, che si imbatte in questa seconda asserzione, ma isolata dalla prima. Non solo un tale devoto ebreo non si sarebbe opposto, ma anzi, avrebbe dato il suo assenso entusiasta, poiché nel pensiero filonico il ''Logos'' è immanente, aspetto terreno del Dio trascendente. In molti passi Filone parla del ''Logos'' in modi affini al Nuovo Testamento quando quest'ultimo parla del ''Logos''-Cristo. Quanto alla prima asserzione, è pensabile che un ebreo greco non avrebbe negato la ''possibilità'' dell'incarnazione, ma avrebbe potuto assentire o dissentire se la possibile incarnazione del ''Logos'' in Gesù fosse veramente avvenuta. Filone, per esempio, asseriva che i tre visitatori di Abramo in [https://www.biblegateway.com/passage/?search=Genesi%2018%3A2&version=CEI;LND;NR1994 Genesi 18:2] erano esseri divini incarnati in uomini.
 
==Note==
<references/>
 
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