Biografie cristologiche/Il Cristo divino: differenze tra le versioni

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Il fatto che si considerasse Gesù il sovrannaturale "Figlio dell'Uomo" manca di specificare la natura esatta del suo essere sovrannaturale; fu un'affermazione e non una definizione lessicale. Inoltre fu un'affermazione espressa interamente nel contesto di sezioni dell'Ebraismo, e non fu in nessun modo, di per se stesso, un prodotto del pensiero gentile. Possiamo riassumere questo aspetto della presente discussione in questo modo: una volta che i seguaci di Gesù si convinsero che egli era risorto, non c'era nulla di incompatibile con il loro Ebraismo nel concepirlo il Figlio dell'Uomo Celeste. D'altra parte, coloro che non credettero fosse risorto negarono che egli era il Figlio dell'Uomo, non perché non credessero all'''idea'', ma perché non credevano in questa particolare identificazione.<ref name="Scholem"/><ref name="Botea"/>
 
Il movimento del Gesù risorto si diffuse al di fuori della Palestina e, naturalmente, nel mondo greco-romano. In tale ambiente diverso accadde un altro cambiamento nel modo di descrivere la natura sovrannaturale di Gesù. Da una parte, il cambiamento coinvolse l'eliminazione di aspetti del pensiero messianico ebraico. Questioni come la distruzione del dominio coloniale romano sulla Palestina ed il ristabilimento della dinastia ebraica, con ebrei radunati da tutto il mondo, non aveva certo la stessa importanza per i gentili di Atene o di Roma quanto ne aveva per gli ebrei di Galilea. Invero, tra gentili delle aree ellenistiche l'importanza del Gesù sovrannaturale stava nel suo significato per tutto il mondo, piuttosto che per la storia strettamente ebraica. Il Nuovo Testamento conserva quelle che sono solo vaghe allusioni o fioche vestigia delle speranze messianiche specificamente ebraiche. Un brano, Atti 1:6, rappresenta i discepoli, dopo la risurrezione di Gesù, che gli chiedono: "È questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?"<ref>La risposta è : "Non sta a voi di sapere i tempi e i momenti adatti, che il Padre ha stabilito di sua propria autorità" (Atti 1:7).</ref> Altre tracce vaghe o rimanenze del pensiero ebraico sono le allusioni a Gesù al suo processo e crocifissione come il "Re dei Giudei" <ref>Mentre Marco 15:12 parla del "Re dei Giudei", il parallelo in Matteo 27:17 riporta "Gesù chiamato il Cristo".</ref>(Marco 15:2, 12, 18, 26 e 32; Mt 27:11, 29, 37 e 42; Lc 23:2-3 e 38; Gv 18:33, 39; 19:3, 14-15, 19-21).<ref>Non ci sono paralleli diretti in Luca rispetto a Marco 15:12 e 18; quanto a Marco 15:32, il parallelo in Luca 23:35 manca della frase "Re d'Israele".</ref> Forse c'è qualche rilevanza a questa discussione nel passo di Giovanni 18:36, dove Gesù dice a Pilato : "Il mio regno non è di questo mondo..."; forse qusto passo ripudia chiaramente qualsiasi connessione che potesse rimanere tra la messianicità e le aspirazioni nazionali ebraiche. Ci sono coloro che interpretano Luca 13:1, che citacitando "quei Galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici", come un'allusione a quella sorta di attività patriottica antiromana che poteva aver accompagnato il movimento guidato da Gesù (come si vedrà nel [[Biografie cristologiche/L'uomo Gesù|successivo capitolo 5]]).<ref name="Botea"/>
 
Pertanto, nella migliore delle ipotesi, abbiamo nel Nuovo Testamento solo una debolissima associazione della messianicità di Gesù con le speranze nazionali ebraiche. Forse si va oltre l'evidenza persino a supporre che queste fossero state eliminate dai concetti cristiani in via di sviluppo, poiché affermare la loro "eliminazione" implica che una volta fossero state presenti, ma la relativa evidenza non riesce a comprovarlo adeguatamente. Tuttavia un altro aspetto deve essere notato. L'unzione per gli ebrei era un rito; per i greci era una forma di cosmesi. Per i greci, l'espressione "Gesù l'Unto" o non aveva alcun significato o era insulsa; di conseguenza, la frase Gesù ''il'' Cristo venne cambiata in Gesù Cristo, o Cristo Gesù, come se "Cristo" fosse un nome, un titolo, e non una versione di "unto". Forse si può capire meglio l'effetto del cambiamento notando la differenza in suono ed effetto tra il titolo Antonio il Conte ed il nome Antonio Conte. Il titolo, per così dire, viene quasi sommerso dal semplice nome. Diciamo comunque che nel mondo dei cristiani greci la parola Cristo da una parte non aveva quelle connotazioni che permeavano il significato ebraico di מָשִׁיחַ ''Mašíaḥ'', e dall'altra assumeva associazioni che mancavano nell'approccio ebraico. Per i cristiani greci il termine Cristo aveva le chiare implicazioni di un essere divino.<ref name="Divino"/><ref name="Scholem"/>
 
Il NUovo Testamento presenta una varietà di titoli e di termini che riflettono la fede nella natura divina di Gesù. Uno di questi è "Figlio di Dio". Per gli ebrei, tale termine, se usato figurativamente, non avrebbe provocato obiezioni, dato che è una frase frequente nel [[w:Tanakh|Tanakh]]; Deuteronomio 14:1 riporta: "Voi siete figli del Signore Dio vostro."
 
==Note==
<references/>
 
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[[Categoria:Biografie cristologiche|Il Cristo divino]]