Biografie cristologiche/Da setta ebraica a chiesa dei Gentili: differenze tra le versioni

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Paolo aveva sperato che i rappresentanti ebrei della chiesa avrebbero privilegiato il bene della chiesa nel suo complesso lasciando da parte le loro pratiche particolari. Paolo si aspettava che Pietro mangiasse coi gentili e quindi sottomettesse la sua identità ebraica al bene del gruppo. Tuttavia Paolo stesso aveva parlato precedentemente e con approvazione, della missione in due parti: Pietro verso gli ebrei e Paolo verso i gentili. Una missione in due parti implica che i gentili sarebbero entrati nella chiesa al di fuori della Legge mosaica, e gli ebrei avrebbero continuato le loro benamate pratiche ataviche. L'impegno di quelle madri maccabee che erano morte insieme ai propri figli per amore di praticare la circoncisione, non poteva essere ignorato. Il fatto che non solo Pietro ma anche tutti gli altri ebrei nel contesto di Antiochia eccetto Paolo erano determinati a seguire le osservanze alimentari può essere considerato come il loro riconoscimento dell'importanza della propria identità culturale e religiosa. Il multiculturalismo, allora come oggi, non può funzionare se esiste una costrizione omogenea che causa ad un gruppo di rinunciare a ciò che è per loro di grande valore, specialmente se ciò a cui si deve rinunciare è ingiunto divinamente dalla Torah.<ref name="Halvor"/><ref name="Paolo"/>
 
Per Pietro e Giacomo, c'era un sistema a due mandate. Gentili ed ebrei, sebbene distinti da pratiche separate, erano entrambi membri a pieno titolo della chiesa. Per Paolo, c'era solo una mandata, la sua. Ma sarebbero passati parecchi anni prima che il suo vangelo ricevesse un'accettazione generale. Sebbene Paolo insistesse che "quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto" (2:11), egli probabilmente non vinse la battaglia. Nonostante tutte le sue proteste, Paolo non dice ai Galati che uscì vittorioso dal dibattito. Ciononostante, il vangelo paolino libero dalla Legge avrebbe vinto la guerra sul fato del Cristianesimo.<ref name="Paolo"/>
 
Luca presenta la sua propria versione di come si risolse la controversia sulla pratica tra ebrei e gentili. Atti 15 inizia con l'avviso che "alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli questa dottrina: «Se non vi fate circoncidere secondo l'uso di Mosè, non potete esser salvi»." Sminuendo un po' il fatto, Luca descrive come sorse "una non piccola controversia e discussione da parte di Paolo e Barnaba con costoro." Lo stile lucano si riscontra in quanto non viene detto: in questa descrizione, Giacomo non è associato con "quelli della Giudea" e non si parla della "defezione" di Pietro, Barnaba e altri capi della chiesa. Luca invece tende a descrivere la prima chiesa che si sviluppa senza scosse, in unità, e sotto la guida continua dello Spirito, e afferma che la chiesa fa ciò che qualsiasi istituzione ragionevole farebbe quando viene a confrontarsi con una controversia: raduna un incontro presso il proprio quartier generale e attende una decisione dal suo presidente, in questo caso Giacomo.<ref name="Yeshua"/>
 
Paolo e Barnaba vanno a Gerusalemme, dove sono accolti dagli "apostoli e anziani" ma opposti da "alcuni credenti che appartenevano alla setta dei Farisei", che insistono che i gentili nella chiesa devono essere circoncisi e seguire la Legge mosaica. Ancora una volta il fine di Luca è palese, dato che sia il Vangelo che gli Atti degli Apostoli descrivono i Farisei come coloro le cui idee devono essere rifiutate. All'incontro stesso, "dopo molto dibattere" (che Luca non registra), Pietro si alza e racconta come avesse convertito il cenbturione gentile Cornelio al di fuori della circoncisione e del resto della Legge mosaica. Tuttavia la descrizione di Pietro non fa molto senso storicamente. Questo stesso Pietro, che secondo Paolo aveva rifiutato di stare a tavola coi gentili e che, secondo un primo resoconto di Atti, aveva insistito: "non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo" (10:14), ora chiede, "perché continuate a tentare Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri, né noi siamo stati in grado di portare?" (15:10). Pietro aveva fedelmente seguito la Legge, come avevano fatto i suoi avi ed i suoi discepoli ebrei. Nella migliore delle ipotesi il commento è un'esagerazione. Allude inoltre ad un'apologetica lucana: un non ebreo potrebbe trovare la Torah un giogo insopportabile, mentre un ebreo no.<ref name="Proto">James D. G. Dunn, ''Jews and Christians: The Parting of the Ways, A.D. 70 to 135'', 1999, pp. 112–113; Andrea Filippini, ''Protocristianesimo. Il cristianesimo del I secolo alla luce degli scritti neotestamentali'', GB EditoriA, 2013.</ref>
 
Allora Giacomo offre il suo compromesso. Prende la decisione che "non si debba importunare quelli che si convertono a Dio tra i pagani, ma solo si ordini loro di astenersi dalle sozzure degli idoli [cioè carni offerte in templi pagani], dalla impudicizia [indecenza sessuale: il termine greco è ''porneia'', da cui "pornografia"], dagli animali soffocati e dal sangue" (15:19-20). Le ingiunzioni mostrano alcune connessioni con Levitico 17-18 e le regole del ''ger toshav'', o "residente straniero". Hanno anche una certa conformità con i [[w:Noachismo|precetti noachici]], le sette regole che secondo i rabbini facevano parte dell'alleanza che Dio aveva stabilito con Noè e quindi, requisito per tutta l'umanità: ingiunzioni contro l'omicidio (''shefichat damim'', letteralmente "spargimento di sangue"), rubare (o rapire; ''gezel''), idolatria (''avodah zarah''), immoralità sessuale (''giliu arayot''), mangiare parti del corpo di animali ancora vivi (''ever min ha-chai''), e bestemmiare contro il Dio di Israele ("Benedire il Nome", ''birhat ha-Shem'') e l'insistenza su tribunali onesti/giusti (''dinim''). In questa configurazione i gentili hanno solo sette comandamenti; gli ebrei non solo hanno i Dieci Comandamenti, ma i [[w:613 Mitzvot|613 dati a Mosè]]. Atti diminuisce il numero per i gentili, portandoli a quattro.<ref>I primi riferimenti a queste leggi e precetti si hanno in ''[[w:Sanhedrin|Sanhedrin]]'' 9:4 nella [[w:Tosefta|Tosefta (250 ca.)]]; si veda anche il Talmud babilonese ([[w:Bavli|Bavli]]) ''Sanhedrin'' 56a-b.</ref>
 
==Il vangelo paolino==