Le religioni della Mesopotamia/I Babilonesi: differenze tra le versioni

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Nel mosaico di piccole città-stato amorree collocate nella Mesopotamia centro-settentrionale appare quindi Babilonia, precedentemente una sede minore del regno neosumero di Ur III, conquistata nel 1894 a.C. dal condottiero amorreo Sumu-Abum. Con il sesto re, proprio della dinastia fondata da Sumu-Abum, Hammurapi (1792-1750), questa città-stato fa il suo ingresso come la più importante potenza regionale. In questo periodo sono sei le potenze che si contendono il controllo della Mesopotamia: Larsa, Babilonia, Ešnunna, Yamkhad (attuale Aleppo), Qatna e Aššur. Verso la fine del suo regno Hammurapi riesce, con alleanze subito sciolte, a sconfiggere le varie potenze concorrenti ottenendo infine l'unificazione di quello che era inteso come il regno "di Sumer e di Akkad".
 
Hammurapi non si limita a unificare la Mesopotamia, sotto il suo regno ma,si pergettano mezzole di questo, si pone all'originebasi di una profonda riforma religiosa propria dei Babilonesi. Gli Amorrei volgevano il proprio culto a divinità di tipo astrale piuttosto che a divinità inerenti alla terra e alla fertilità quali quelle sumeriche. Le divinità predilette dalle genti amorree erano quindi Iśtar (qui intesa anche come Stella del mattino, Venere), Adad (dio della tempesta, conosciuto anche con i nomi semitico-occidentali di Wer o Mer) e, soprattutto, Ŝamaŝ (dio Sole), potenza della giustizia divina. LeAnche le città settentrionaliamorree rivolgeranno, comunque, sempre culti particolari alle proprie divinità poliadi e, per quanto attiene Babilonia, al dio Marduk. Ininteso questocome contestofiglio didel mutamentodio etnico e religioso, Hammurapi sarà il primo re a rifiutare la propria "divinizzazione", tradizione avviata con il re accadico Naram-SînEa (2273-l'Enki 2219 asumerico).C.) e seguita anche dalle dinastie neo sumeriche di Ur III; Hammurapi sceglierà invece di indicarsi come "pastore" (accadico: ''rē'û'') del suo popolo.
 
In questo contesto di mutamento etnico e religioso, Hammurapi sarà il primo re a rifiutare la propria "divinizzazione", tradizione avviata con il re accadico Naram-Sîn (2273- 2219 a.C.) e seguita anche dalle dinastie neo sumeriche di Ur III; Hammurapi sceglierà invece di indicarsi come "pastore" (accadico: ''rē'û'') del suo popolo.
Questo valorizzare a divinità massima il dio protettore della propria città condurrà, con Nabucodonosor I (Nabû-kudurrī-uṣur I, 1125-1104 a.C.), le dinastie babilonesi a promuovere, per mezzo del poema cosmogonico ''[[Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Enûma Eliš|Enûma Eliš]]'', il dio di Babilonia, Marduk, figlio del dio Ea (l'Enki sumerico), come re di tutti gli dèi mesopotamici e rinnovatore dell'intero cosmo.
 
CosìQuesto valorizzare a divinità massima il dio protettore della propria città condurrà, nell'con Nabucodonosor I (Nabû-kudurrī-uṣur I, 1125-1104 a.C.), le dinastie babilonesi a promuovere, per mezzo del poema cosmogonico ''[[Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Enûma Eliš|Enûma Eliš]]'', tuttiil glidio dèidi alBabilonia, cospettoMarduk, delnel lororuolo re, ildi diotutti Mardukgli dèi mesopotamici, ilnonché diosalvatore die Babilonia,rinnovatore dell'intero proclamano:cosmo.
 
Così, nel poema babilonese ''[[Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Enûma Eliš|Enûma Eliš]]'', tutti gli dèi al cospetto del loro re, il dio Marduk, il dio di Babilonia, proclamano:
{{quote|Se anche le Teste Nere<ref>Qui inteso per "esseri umani", sono gli dèi che parlano.</ref> dovessero venerare un altro dio,<br>è egli il dio di ciascuno di noi.|Tavola VI, vv. 119-120|lū zizama ṣalmāt qaqqadīm ilāni <br>nâši mala šumi nimbū šū lū ilni|lingua=AKK}}
 
Il procedimento con cui la classe sacerdotale babilonese riesce a modificare la cosmogonia mesopotamica a vantaggio del proprio dio poliade è statastato ben identificata da Giovanni Pettinato. L'assiriologo italiano, in ''Mitologia assiro-babilonese'' (pp. 38 e sgg.), nota come nel testo sumerico conosciuto come la ''Lista Reale Sumerica'' (sumerico: [nam]-lugal an-ta ed<sub>3</sub>-de<sub>3</sub>-a-ba; ''Quando la regalità discese dal cielo''), testo composto tra il 2100 e il 1900 a.C.<ref>La sua redazione definitiva appartiene alla dinastia di Isin (1950 a.C.; cfr. Giovanni Pettinato, ''La Saga di Gilgameš'', Milano, Mondadori, p. LXXVIII)</ref><ref>Una insuperata edizione di questa opera è di Thorkild Jacobsen, ''The Sumerian King List'', University of Chicago Oriental Institute, Assyriological Studies 11, University of Chicago Press, 1939.</ref> con la finalità di gettare le basi tradizionali e politiche dell'unificazione del territorio di Sumer (Mesopotamia meridionale)<ref>Enrico Ascalone, ''Mesopotamia'', Milano, Electa, 2005, p.10.</ref>, la prima città sumera a cui viene assegnata la regalità dagli dèi sia proprio la città di Eridu, il cui dio poliade è Enki, una delle quattro divinità più importanti per i Sumeri. Dal che, avendo Babilonia ereditato la regalità dalla prima città a cui è stata assegnata dalla potenza divina, allo stesso modo Marduk, figlio di Ea (l'Enki sumerico), eredita dal padre la regalità sugli dèi. Questo profondo processo di cambiamento teologico vuole dunque sostituire come re degli dèi un dio del tutto secondario, se non addirittura nemmeno appartenente allealla tradizione mesopotamica<ref>pettinato mas 23</ref>, ma lo fa con grande attenzione religiosa.
 
L'opera religiosa dei Babilonesi non si ferma, infatti, alla rielaborazione della tradizionale cosmogonia sumerica, affronta anche i temi profondipiù propri dell'umanità, quell'umanità che, nell'<nowiki></nowiki>''[[Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Enûma Eliš|Enûma Eliš]]'', è venuta ad essere grazie a una decisione del dio Marduk. Così i differenti racconti sumerisumerici inerenti alla figura del re divino [[Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Gilgameš|Gilgameš]] vengono dai Babilonesi raccolti, nel XVIII secolo a.C., nel primo poema religioso dell'umanità, individuato con il titolo di ⌈šu⌉-tu-ur e-li š[ar-ri] (lett. ''Egli è superiore agli altri [re]''), che noi conosciamo meglio nella versione neoassira rinvenuta tra i resti della biblioteca reale nel palazzo del re Assurbanipal (Aššur-bāni-apli) a Ninive, capitale dell'impero assiro<ref>questa redazione tarda del poema, attribuita allo scriba ed esorcista cassita Sîn-lēqi-unninni, risale quindi presumibilmente al XII secolo a.C. e comunque anteriormente all' VIII secolo a.C.</ref>. In questo poema il re di Uruk, Gilgameš, re per due terzi dio e per un terzo uomo, affronta con l'amico Enkidu diverse avventure a sfondo mitologico, finché Enkidu non trova la morte per punizione divina. La scomparsa di Enkidu, e la consapevolezza della presenza della morte, conducono Gilgameš ad abbandonare la propria dignità regale e, coperto solo di una pelle di leone, a raggiungere gli estremi confini del mondo per trovare una risposta alla propria angoscia e quindi per conseguire quell'immortalità che gli dèi avevano consegnato a Utanapištim (anche Atraḫasis, lo Ziusudra sumerico), [[Le religioni della Mesopotamia/La letteratura religiosa in Mesopotamia/Atraḫasis|l'unico uomo sopravvissuto al Diluvio Universale]]. Nel suo peregrinare, Gilgameš incontra la divina taverniera Šiduri la quale, nella versione antico babilonese, così risponde al re di Uruk:
 
{{q|Gilgameš dove stai andando?<br> La vita che tu cerchi, tu non la troverai.<br> Quando gli dèi crearono l'umanità, <br> essi assegnarono la morte per l'umanità,<br>tennero la vita nelle loro mani.<br>Così Gilgameš, riempi il tuo stomaco,<br>giorno e notte datti alla gioia,<br>fai festa ogni giorno.<br> Giorno e notte canta e danza,<br>che i tuoi vestiti siano puliti, <br>che la tua testa sia lavata, lavati con acqua,<br>giosci del bambino che tiene (stretta) la tua mano,<br>possa tua moglie godere al tuo petto:<br>questo è il retaggio (dell'umanità).|''Epopea di Gilgameš'', versione paleo babilonese, (in accadico: ⌈šu⌉-tu-ur e-li š[ar-ri]; ''Egli è superiore agli altri [re]''); Tavola di Meissner- Millard OB VA+BM 1-14; traduzione di Giovanni Pettinato, ''La Saga di Gilgameš'', p.213|'''<sup>d</sup>'''GIŠ e-eš ta-da-a-al<br>ba-la-ṭam ša ta-sa-ḫa-ḫu-ru la tu-ut-ta<br> i-nu-ma ilū(''dingir'')<sup>meš</sup> ib-nu a-wi-lu-tam<br> mu-tam iš-ku-nu a-na a-wi-lu-tim<br>ba-la-ṭám in-a qá-ti-šu-nu iṣ-ṣa-ab-tu<br>at-ta '''<sup>d</sup>'''GIŠ lu ma-li ka-ra-aš-ka<br>ur-ri ù mu-šī ḫi-ta-ad-dú at-ta<br>u4-mi-ša-am šu-ku-un ḫi-du-tam<br>ur-ri ù mu-šī su-ur ù me-li-il<br> lu ub-bu-bu ṣú-ba!(''KU'')-tu-ka<br> qá-qá-ad-ka lu me-si me-e lu ra-am-ka-ta<br> ṣú-ub-bi ṣe-eḫ-ra-am ṣā-bi-tu qá-ti-ka<br> mar-ḫī-tum li-iḫ-ta ⌈ad-da-am⌉ in-a su-ni-⌈ka⌉<br> an-na-ma šī[m-ti a-wi-lu-tim?]<ref>[http://www.soas.ac.uk/baplar/recordings/the-epic-of-gilgamesh-old-babylonian-version-bmvat-lines-ii0-iii14-read-by-martin-west.html Lettura del testo accadico.]</ref>|lingua=AKK}}