Le religioni della Mesopotamia/I Babilonesi: differenze tra le versioni

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{{q|Gilgameš dove stai andando?<br> La vita che tu cerchi, tu non la troverai.<br> Quando gli dèi crearono l'umanità, <br> essi assegnarono la morte per l'umanità,<br>tennero la vita nelle loro mani.<br>Così Gilgameš, riempi il tuo stomaco,<br>giorno e notte datti alla gioia,<br>fai festa ogni giorno.<br> Giorno e notte canta e danza,<br>che i tuoi vestiti siano puliti, <br>che la tua testa sia lavata, lavati con acqua,<br>giosci del bambino che tiene (stretta) la tua mano,<br>possa tua moglie godere al tuo petto:<br>questo è il retaggio (dell'umanità).|''Epopea di Gilgameš'', versione paleo babilonese, (in accadico: ⌈šu⌉-tu-ur e-li š[ar-ri]; ''Egli è superiore agli altri [re]''); Tavola di Meissner- Millard OB VA+BM 1-14; traduzione di Giovanni Pettinato, ''La Saga di Gilgameš'', p.213|'''<sup>d</sup>'''GIŠ e-eš ta-da-a-al<br>ba-la-ṭam ša ta-sa-ḫa-ḫu-ru la tu-ut-ta<br> i-nu-ma ilū(''dingir'')<sup>meš</sup> ib-nu a-wi-lu-tam<br> mu-tam iš-ku-nu a-na a-wi-lu-tim<br>ba-la-ṭám in-a qá-ti-šu-nu iṣ-ṣa-ab-tu<br>at-ta '''<sup>d</sup>'''GIŠ lu ma-li ka-ra-aš-ka<br>ur-ri ù mu-šī ḫi-ta-ad-dú at-ta<br>u4-mi-ša-am šu-ku-un ḫi-du-tam<br>ur-ri ù mu-šī su-ur ù me-li-il<br> lu ub-bu-bu ṣú-ba!(''KU'')-tu-ka<br> qá-qá-ad-ka lu me-si me-e lu ra-am-ka-ta<br> ṣú-ub-bi ṣe-eḫ-ra-am ṣā-bi-tu qá-ti-ka<br> mar-ḫī-tum li-iḫ-ta ⌈ad-da-am⌉ in-a su-ni-⌈ka⌉<br> an-na-ma šī[m-ti a-wi-lu-tim?]<ref>[http://www.soas.ac.uk/baplar/recordings/the-epic-of-gilgamesh-old-babylonian-version-bmvat-lines-ii0-iii14-read-by-martin-west.html Lettura del testo accadico.]</ref>|lingua=AKK}}
 
Gilgameš continua il suo peregrinare finché non raggiunge Utanapištim cheil quale, dopo che il re di Uruk ha fallito le prove per conseguire l'immortalità, si decide dia consegnargli la pianta della giovinezza. Ma qui accade, secondo Pettinato, un fatto teologicamente significativo.: Ilil re di Uruk non mangia la pianta, ma la riserva innanzitutto ai vecchi della propria città affinché possano conseguire la giovinezza.

Ma gli dèì avevano destinato tale pianta solo la re e quindi questi, alla fine, la perde, rubata da un serpente:
{{q|Ma qui si evidenzia la sua vera vittoria, che è la vittoria del mondo babilonese: egli è il protagonista dell'umanità, ma dell'umanità nuova, l'umanità rappresentata dalla civiltà babilonese dove l'egoismo è bandito e dove ognuno, a cominciare dai sovrani, pensa al benessere di tutti. Gilgameš avrebbe potuto mangiare l'erba, ma non l'ha fatto: nel momento più bello della sua vita, quando crede di aver risolto tutti i problemi, egli non pensa a se stesso, ma a tutto il suo popolo. Lo rivelano le sue stesse parole: "porterò la pianta della vita ad Uruk, nella mia città, perché i vecchi possano mangiarla". | Giovanni Pettinato, ''Mitologia assiro-babilonee'', p. 37}}
 
Non solo, ma anche l'intero mondo divino dei Babilonesi è attento ai bisogni degli uomini:
{{q|Del resto anche il mondo divino è sempre attento ai bisogni dell'uomo, partecipa delle sue ansie, allevia il suo pesante destino: è questa la grande differenza tra il mondo mesopotamico e il tanto declamato mondo civile e razionale dei Greci. Proprio tutte le arti divinatorie e l'astrologia, come loro massima espressione, sono una testimonianza eloquente che i "segni" impressi nelle stelle sono messaggi del mondo divino all'uomo affinché egli possa trarre da ogni manifestazione sia terrestre sia celeste insegnamenti su come vivere meglio.| Giovanni Pettinato, ''Mitologia assiro-babilonee'', p. 37}}