Le religioni della Mesopotamia/I Babilonesi: differenze tra le versioni

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Gilgameš continua il suo peregrinare finché non raggiunge Utanapištim che, dopo che il re di Uruk ha fallito le prove per conseguire l'immortalità si decide di consegnargli la pianta della giovinezza. Ma qui accade, secondo Pettinato, un fatto teologicamente significativo. Il re di Uruk non mangia la pianta, ma la riserva innanzitutto ai vecchi della propria città affinché possano conseguire la giovinezza. Ma gli dèì avevano destinato tale pianta solo la re e quindi questi alla fine la perde, rubata da un serpente:
{{q||Ma qui si evidenzia la sua vera vittoria, che è la vittoria del mondo babilonese: egli è il protagonista dell'umanità, ma dell'umanità nuova, l'umanità rappresentata dalla civiltà babilonese dove l'egoismo è bandito e dove ognuno, a cominciare dai sovrani, pensa al benessere di tutti. Gilgameš avrebbe potuto mangiare l'erba, ma non l'ha fatto: nel momento più bello della sua vita, quando crede di aver risolto tutti i problemi, egli non pensa a se stesso, ma a tutto il suo popolo. Lo rivelano le sue stesse parole: "porterò la pianta della vita ad Uruk, nella mia città, perché i vecchi possano mangiarla". | Giovanni Pettinato, ''Mitologia assiro-babilonee'', p. 37}}