Le religioni della Mesopotamia/I Babilonesi: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica |
Nessun oggetto della modifica |
||
Riga 1:
<small>{{quote|Ṣarpānītu la cui stazione (nel cielo) è elevata!<br> Beltia (Mia Signora) è splendente nobile e sublime<br> Tra le dee nessuna le è pari:<br> essa accusa e difende,<br> umilia il ricco, raddrizza il povero,<br>abbatte il nemico che non venerà la sua divinità,<br> salva il prigioniero, dà la mano a chi è caduto.|''Dalla preghiera pronunciata dal ''šešgallu'' a Beltia (lett. "Mia Signora" ovvero Ṣarpānītu, la paredra di Marduk), il 4º giorno di Nisannu, prima dell'alba''. In ''Rituale dell'Anno Nuovo a Babel'', 255-270 (262-277 sono qui ''omissis''); traduzione di Giorgio R. Castellino pp. 735 e sgg.}}
</small>
[[File:Louvre code Hammurabi face rwk 2.JPG|600px|right|thumb|<small>Il "Codice di Hammurapi" risalente al XVIII secolo a.C., rinvenuta a Susa è oggi conservato al Museo del Louvre di Parigi. Il Codice è alto 225 cm e il suo materiale è diorite. Originariamente posto nel santuario del dio Ŝamaŝ (dio Sole) a Sippar (l'E-babbar), fu trasferito a Susa dal re elamita Šutruk-Naḫḫunte II (1185–1155 a.C.) dopo le sue conquiste nel territorio di Babilonia. Vi erano copie del "Codice" anche nel tempio di Marduk a Babilonia (l'E-sagila) e in quello di Enlil a Nippur (l'E-kur).</small>[[File:P1050771 Louvre code Hammurabi bas relief rwk.JPG|200px|center]]<small>A sinistra, in piedi, è il re babilonese Hammurapi, il copricapo è di tipo neosumerico (a calotta), il braccio alzato indica la postura devozionale di fronte al dio Ŝamaŝ, potenza del Sole e della giustizia divina. Ŝamaŝ siede su un trono che altro non è che un tempio posto a Oriente, dove sorge il sole, dalle sue spalle sprigionano i raggi dell'astro, in mano tiene il listello e la corda simboli del giudizio, la sua tiara e adornata di corna che ne indicano la divinità.</small> [[File:Hammurabi code detail.JPG|200px|center]] <small>La stele presenta un'introduzione seguita da 252 norme, in questo modo questo "codice" intende diffondere l'immagine del sovrano che
Con il nome di Babilonia (dal greco antico ''Babylōnía''; in lingua accadica ''Bābilāni'', da ''Bāb-ili''; che rende il sumerico KA.DIN.GIR.RA, col significato di "Porta del Dio"<ref>Perché da lì gli dèi scendevano sulla terra (cfr. Mircea Eliade, ''Il mito dell'eterno ritorno'', Roma, Borla, 1999, p. 23.</ref>, si indica quella città-stato amorrea fondata nel XIX secolo a.C. sulle rive dell'Eufrate.
|