Biografie cristologiche/Gesù ed Ebraismo: differenze tra le versioni

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==Preghiera==
Il contenuto della preghiera farisaica fornisce un contrasto negativo con la preghiera più nota di Gesù, il cosiddetto ''[[w:Padre nostro|Padre nostro]]''. La versione più conosciuta si trova nel [[w:Discorso della Montagna|Discorso della Montagna]] (Mt 6:9-13):
{{q|Padre nostro che sei nei cieli,<br/>
sia santificato il tuo nome; <br/>
venga il tuo regno;<br/>
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Alcune chiese aggiungono alla preghiera una [[w:dossologia|dossologia]] (letteralmente, una "parola di lode", una formula) che non si trova nel Nuovo Testamento ma in uno dei primi testi cristiani, chiamato ''[[w:Didaché|Didaché]]'', o ''Dottrina dei Dodici Apostoli'': "Perché tuo è il Regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli. Amen." Il Vangelo di Luca presenta una versione della preghiera che manca di alcune righe matteane: "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore, e non ci indurre in tentazione" (11:2-4).
 
Sebbene gli studiosi abbiano discusso e continueranno a discutere su quale sia l'originale di Gesù, quale traduzione sia più vicina all'ipotetica costruzione della tradizione aramaica, quali versetti furono adattati alle necessità della chiesa, e così via, tutte le versioni della preghiera ben si inseriscono all'interno di un contesto ebraico. Né esiste una qualche ragione impellente per pensare che Gesù abbia insegnato solo una versione della preghiera.<ref name="Barr">James Barr, "Abba Isn't Daddy", ''Journal of Theological Studies'' 39, 1988, pp. 28-47.</ref> Il problema del ''Padre nostro'' non è il suo contenuto né la sua storicità, ma la sua familiarità. Molti credenti infatti non pensano al significato della parole o, se le fanno, ci trovano solo conforto piuttosto che una polemica. Ma quando viene rimesso nel suo contesto ebraico del primo secolo, la preghiera recupera numerosse connotazioni che la rendono sia più profonda e sia più politica. Incoraggia la fede, promuove la giustizia, consola con una speranza futura, e riconosce che il mondo non è sempre come lo vogliamo.<ref name="Barr"/>
 
La famosa riga d'apertura dalla versione matteana, "Padre nostro [che sei] nei cieli" è stata, come la parabola del Fariseo e del pubblicano, interpretata come distinguesse il buon Gesù, e quindi il buon cristiano, dai cattivi ebrei. Ancora popolare è l'idea che solo Gesù abbia osato chiamare Dio "Padre" e che solo Gesù l'abbia fatto osando utilizzare il termine aramaico ''Abba'', che significa "Papà". Ma tali asserzioni sono difettose. Nel pensiero ebraico, la designazione della divinità come "Padre" si sviluppa sostanzialmente durante il periodo del [[w:Secondo Tempio|Secondo Tempio]], cioè dopo il ritono dall'esilio babilonese nel 538 [[w:e.v.|p.e.v.]] Per esempio, [https://www.biblegateway.com/passage/?search=malachia%202%3A10&version=CEI;LND;NR1994 Malachia 2:10], afferma "Non abbiamo forse tutti noi un solo Padre?" La Mishnah (''Berakhot'' 5:1) riporta che gli antichi santi (chiamati [[w:Chassidim|Chassidim]]) passavano un'ora di preparazione prima della preghiera "onde poter dirigere i loro cuori verso il loro Padre che è nei cieli." Tale interpretazione di Dio come Padre continua tutt'oggi nelle sinagoghe, dove gli ebrei implorano ''Av ha-rachamim'' ("Padre misericordioso") come anche ''Avinu malkenu'' ("nostro Padre, nostro Re") e proclamano ''Hu avinu'' ("Egli è nostro Padre").<ref name="Barr"/>
 
Anche passi dei Vangeli attestano un'immagine di Dio come "padre" nella nuova famiglia di Gesù. Per esempio, [https://www.biblegateway.com/passage/?search=matteo+23%3A9&version=CEI;LND;NR1994 Matteo 23:9] ammonisce "Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli." La nozione di un unico Padre, nei cieli, è consistente con le credenze ebraiche.<ref name="Barr"/>
 
Sebbene sia preferibile considerare ''Abba'' quale termine aramaico del primo secolo piuttosto che un gruppo vocale svedese del ventesimo, la traduzione "Papà" non è giusta.<ref name="Barr"/> Il termine significa "padre" e non è un'espressione associata primariamente coi bambini. Anche gli stessi scrittori del Nuovo Testamento non considerano che significhi "Papà", poiché in ciascuno dei tre usi l'aramaico ''Abba' viene subito reso col vocativo greco ''o pater'', "Padre". L'unico posto nei Vangeli in cui Gesù stesso sembra usare l'appellativo ''Abba'' è [https://www.biblegateway.com/passage/?search=marco+14%3A36&version=CEI;LND;NR1994 Marco 14:36], nel Getsemani: "Abba, Padre, ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che tu vuoi." Paolo due volte cita l'invocazione ad ''Abba'': [https://www.biblegateway.com/passage/?search=romani+8%3A15&version=CEI;LND;NR1994 Romani 8:15] dice "per il quale gridiamo: «Abba, Padre»" e [https://www.biblegateway.com/passage/?search=Galati+4%3A6&version=CEI;LND;NR1994 Galati 4:6] parimenti dice "Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre!»" Anche Joachim Jeremias, l'accademico che per primo propose la traduzione "Papà", ritrasse la sua tesi e la chiamò "un pezzo di ingenuità inammissibile."<ref>John Ashton, "Abba", in D.N. Freedman (cur.), ''The Anchor Bible Dictionary'', vol. I, Doubleday, 1992, p. 7, che cita Joachim Jeremias, "Abba", in J. Jeremias, ''The Prayers of Jesus'', trad. John Bowden, SCM, 1967, pp. 11-65.</ref>
 
==Recuperare il Gesù ebreo==