Biografie cristologiche/Gesù ed Ebraismo: differenze tra le versioni

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Stern non solo evidenzia le connessioni numerose della parabola con altre affermazioni rabbiniche, le associazioni intricate di parole che stralcia dalla Torah, e le frequenti arguzie dell'interpretazione (con giochi di parole purtroppo perse nella traduzione italiana), ma rivela anche gli aspetti più audaci della parabola. Non rifugge dal descrivere Dio come uno sposo assenteista; mette in discussione se la Torah sia veramente una consolazione per l'assenza di redenzione; e mentre sembra consolare Israele per la sua umiliazione tra le nazioni, finisce per lamentarsi con Dio. La parabola raffigura Israele persino come una donna di cultura che avrebbe potuto accettare l'invito delle nazioni a sposarsi nuovamente. La parabola quindi lascia i lettori con un senso di disagio e risoluzione: le idee difficili non vengono represse ma incanalate in una storia. La sorpresa del marito/re/Dio per la fedeltà di Israele è sia spiritosa nella narrazione che profonda nel mondo reale, come lo è la fedeltà di Israele, la sposa.<ref name="Midra"/>
 
Le parabole rabbiniche sono spesso collegate a versetti biblici; la parabole di Gesù si avvicinano a quelle di Natan e Iotan in quanto si riferiscono non alla Scrittura, ma al "regno di Dio" o "regno dei cieli". Sollevano inoltre questioni difficili ed incitano a reazioni che vanno dalla sorpresa all'indignazione, ma sono spesso troppo addomesticate. Secoli di letture cristiane hanno eliminato il pungolo dalle parabole, cosicché diventano storie piacevoli, se non banali, di buoni Samaritani che aiutano le persone lungo la strada, figli prodigi che sono ben accolti a casa, seminatori che seminano, donno che cucinano. Il re occasionale che rade al suolo città o lo sposo che sbatte la porta in faccia a cinque vergini a cui manca l'olio — cioè, quelle parabole che hanno una difficile interpretazione — non sono molto popolari nelle omelie o nei sermoni, specialmente tra cristiani liberali.
 
Per ritrovare il pungolo delle parabole di Gesù, uno deve sentirle con le orecchie ebraiche del primo secolo. Sebbene questo esercizio non possa essere compiuto completamente senza un particolareggiato studio storico, anche una conoscenza sommaria delle influenze culturali esistenti tra tutti gli ebrei del primo secolo, come le narrazioni della Scrittura, possono bastare ad iniziare il processo interpretativo. Qualsiasi ebreo che avesse sentito una storia che comincia "Un uomo aveva due figli" — riga di apertura della famosa parabola del figlio prodigo ([https://www.biblegateway.com/passage/?search=luca+15%3A11-32&version=CEI;LND Luca 15:11-32]) — capirebbe subito che i fratelli non andavano d'accordo e che il padre sarebbe stato incapace di portare armonia in casa. Le storie di Caino ed Abele, Ismaele e Isacco, ed Esaú e Giacobbe, per esempio, non creano un modello propizio per il figlio prodigo e per il fratello maggiore obbediente.<ref name="Jill"/><ref name="Yeshua"/>
 
L'insegnamento di Gesù che il regno dei cieli può essere paragonato al "lievito" (Mt 13:33), avrebbe certamente fermentato il suo pubblico, poiché il "lievito" spesso aveva allusioni negative, come nel commento di Paolo che "il vostro vanto non è buono. Non sapete che un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta?" (I Corinzi 5:6). Paolo usa lo stesso linguaggio in Galati 5:8-9, dove argomenta contro coloro che vogliono far circoncidere gli uomini della chiesa locale: "Questa persuasione non viene da colui che vi chiama! Un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta." Confermano il punto le allusioni a rimuovere il lievito dalla casa al tempo della [[w:Pesach|Pasqua]] (Es 12:15; I Cor 5:7-8) e al "lievito" malvagio dei "Farisei e Sadducei" (per esempio, Mt 16:6, 12). Oggigiorno, quando le congregazioni sentono parlare di "lievito" non pensano all'opera di un [[w:Lievito|fungo]] che si nutre di pasta in un luogo umido e buio, ma pensano ad un pacchetto che sta in frigo e serve per fare la pizza. La parabola di Gesù che narra del fariseo e del pubblicano, esposta in [https://www.biblegateway.com/passage/?search=luca+18%3A9-14&version=CEI;LND Luca 18:9-14], dimostra sia la potenza della storia e sia la debolezza delle interpretazioni standard che mancano di considerare il contesto ebraico degli eventi descritti. La parabola narra:
{{q|Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi pietà di me peccatore.|Luca 18:9-14}}
 
La riga successiva, commento redazionale (di Gesù, fonte di Luca, o dell'immaginazione di Luca stesso) nella maggioranza delle versioni continua, "Io vi dico che questi, e non l'altro, ritornò a casa sua giustificato."<ref>Robert Doran, "The Pharisee and the Tax Collector: An Agonistic Story", citato da Amy-Jill Levine, ''The Misunderstood Jew, cit.'', p. 37.</ref> Luca poi aggiunge la battuta finale "Perché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato." La stessa battuta appare in Luca 14:11, alla fine dell'insegnamento di Gesù in merito all'umiltà e all'ospitalità, e potrebbe benissimo essere il caso di un detto che girava in quell'epoca, affisso ovunque gli evangelisti ritenessero opportuno. Oppure Gesù potrebbe aver voluto ripetere il punto; la fonte del detto non è importante per l'interpretazione della parabola.<ref name="Geza"/>
 
==Preghiera==