Biografie cristologiche/Gesù ed Ebraismo: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 70:
 
Atti 15 — la descrizione del concilio degli anziani del gruppo riunitosi a nome di Gesù per determinare se i Gentili della chiesa dovessero essere [[w:Brit milà|circoncisi]] e "osservare la legge di Mosè" (15:5) — similmente presume che almeno i membri ebrei seguissero le regole alimentari. Non ci sarebbe stato alcun motivo per dibattere se i Gentili della chiesa dovevano osservare il kasherut, qualora i membri ebrei avessero fatto cena con gamberi (proibiti, come tutti i crostacei) e pancetta! Uno dei dibattiti più intensi della prima chiesa non fu se gli ebrei che seguivano Gesù dovessero osservare il kasherut, ma se i Gentili che lo seguivano dovessero fare lo stesso. La conclusione fu che non dovevano, poiché i comandamenti dati a Mosé sul Sinai erano diretti al popolo ebraico, non ai Gentili.<ref name="Yeshua"/><ref name="Geza"/>
 
Infine, se Gesù avesse dichiarato che tutto il cibo era puro, il disaccordo tra Pietro e Paolo alla tavola del convivio in Galati 2 non avrebbe avuto senso. Nel modo in cui Paolo ricorda la scena, Pietro "mangiava con i gentili." Ma dopo che alcuni emissari erano venuti da parte di Giacomo, capo della branca di Gerusalemme, "egli cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia" (2:12-13). Paolo ricorda di aver contestato Pietro, ma chi vinse la partita non è registrato (il silenzio di Paolo sul risultato implica che questo non fosse di suo gusto). Per i cristiani, il punto pratico espresso da questi particolari delle osservanze alimentari di Gesù è che egli, come anche i suoi compatrioti ebrei che seguivano le regole alimentari, era vincolato all'idea della santificazione del corpo; prestava attenzione a quello che ingeriva e a quello che espelleva. Sebbene amasse mangiare e bere (da cui l'accusa che egli fosse "un un mangione e un beone" di Mt 11:19), lo faceva con il rispetto delle tradizioni alimentari del suo popolo.<ref name="Geza"/>
 
Gesù osservava i comandamenti (''[[w:mitzvot|mitzvot]]'') dati a Mosè sul Monte Sinai, nel modo in cui li interpretava. Di conseguenza, rifiutava l'interpretazione di quei comandamenti data da maestri rivali. Per esempio, non sarebbe stato d'accordo con gli Esseni di Qumran che il miglior modo di praticare gli insegnamenti della Torah fosse quello di ritirarsi dalla società e vivere nel deserto.<ref>Florentino García Martínez, ''The Dead Sea Scrolls Translated'', Brill-Eerdmans, 1996, ''s.v.''</ref> Quanto Gesù fosse d'accordo con i "[[w:maestri ebrei|rabbini]]" — cioè con gli insegnamenti riportati dalla [[w:Mishnah|Mishnah]] (codificata verso il 200 ca., ma con materiale anche molto precedente) e dal [[w:Talmud|Talmud]] (commentario della Mishnah che include aneddoti, parabole, lunghe discussioni e altro materiale giuridico molto antico; il [[w:Bavli|Talmud babilonese]] su cui la tradizione ebraica infine si basò, venne completato nel 600 ca. — è una materia molto più complessa. Sebbene numerosi commentari del Nuovo Testamento paragonino le parole di Gesù a qualche testo della tradizione rabbinica, il paragone crea sempre dei problemi relativi all'accuratezza e alla datazione. Non sappiamo quanto materiale dei Vangeli fosse veramente enunciato da Gesù stesso, in contrasto con l'essere una produzione della tradizione orale della chiesa o proveniente dagli evangelisti stessi. Similmente, non possiamo essere certi che il materiale rabbinico attribuito ad un particolare maestro non venne veramente enunciato da quel maestro.<ref name="Yeshua"/>
 
Né possiamo essere sicuri della date del materiale rabbinico — il Talmud facilmente fa discorrere insieme maestri che erano vissuti in diversi secoli o a centinaia di chilometri di distanza tra loro. Pertanto, paragonare le parole di Gesù a dichiarazioni del Talmud sarebbe come paragonare una dichiarazione del primo secolo fatta in Galilea ad una dichiarazione del quinto secolo fatta nella capitale di Babilonia. Ipotizzare che tutti i giudizi rabbinici risalgano al primo secolo e, per di più, che predatino la [[w:Prima guerra giudaica|distruzione del Tempio nel 70]], è un atto di fede e non storia. Paragone migliore dei documenti rabbinici non sono i Vangeli, ma piuttosto gli scritti dei [[w:Padri della Chiesa|Padri della Chiesa]], da [[w:Ignazio di Antiochia|Ignazio]] a [[w:Ireneo di Lione|Ireneo]] a [[w:Tascio Cecilio Cipriano|Cipriano]] ad [[w:Agostino d'Ippona|Agostino]] a [[w:San Girolamo|Girolamo]] e a tutti gli altri nel frammezzo.<ref>[http://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=9675 "Padri della Chiesa"] in ''[http://thes.bncf.firenze.sbn.it/ Tesauro del Nuovo soggettario]'', BNCF, marzo 2013.</ref> Né tra l'altro tutte le dichiarazioni rabbiniche sono consistenti, poiché i testi legali registrano sia le opinioni maggioritarie sia quelle minoritarie. Infine, la [[w:letteratura rabbinica|letteratura rabbinica]] giuridica forma il mondo ideale dei rabbini: è la loro visione di quello che dovrebbe essere, non di quello che è.<ref>[[w:Jacob Neusner|Jacob Neusner]], [http://books.google.co.uk/books/about/Introduction_to_Rabbinic_Literature.html?id=qwkvIgAACAAJ&redir_esc=y ''Introduction to Rabbinic Literature''], Yale University Press, 1999, ''passim''.</ref>
 
==Parabole==