Biografie cristologiche/Gesù ed Ebraismo: differenze tra le versioni

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Da una parte, i credi non parlano degli "ebrei" quali responsabili della morte di Gesù; egli "patì sotto" e "fu crocifisso... sotto" Ponzio Pilato. Dall'altra, i credi non citano per niente l'ebraismo di Gesù. Con l'enfasi di alcune chiese su Gesù figlio divino, la croce, la risurrezione, e il ruolo redentivo di salvare l'umanità dal peccato e dalla morte, la sua connessione storica con l'Ebraismo si perde insieme al suo messaggio molto ebraico del regno dei cieli.<ref>[[w:Geza Vermes|Géza Vermès]], ''Jesus the Jew, cit.'', 1973, pp. 19-41; ''id.'', ''The Gospel of Jesus the Jew, cit.'', 1983, ''ss.vv.'' e pp. 398-400 e segg.</ref> Il problema è più complesso della semplice omissione. Nell'immaginazione popolare cristiana, Gesù ancora rimane definito, incorrettamente e sfortunatamente, come se fosse "contro" la Legge, o almeno contro a come era interpretata a quel tempo; "contro" il [[w:Tempio di Gerusalemme|Tempio]] quale istituzione e non semplicemente contro i sacerdoti del primo secolo; "contro" il popolo di Israele ma a favore dei Gentili (nonostante spesso affermi che sia "venuto per gli ebrei e non per i gentili").<ref>Non solo affermava di essere stato mandato solo per gli ebrei, ma chiamava i non-ebrei, certamente con un'esagerazione oratoria, "cani" e "porci" — si vedano per es. Matteo 7:6; 15:24; 15:26; Marco 7:27, ecc.</ref> Gesù diventa un ribelle che, a differenza di tutti gli altri ebrei, pratica la giustizia sociale. È il solo che parla alle donne; è il solo che si preoccupa dei "poveri e degli emarginati" (frase che diventa una litania in alcuni circoli cristiani). In tali interpretazioni l'Ebraismo diventa un fattore negativo: Gesù sta all'angolo opposto dell'Ebraismo; se Gesù sta contro qualcosa, quella cosa è l'Ebraismo. Non c'è quindi da meravigliarsi se ancor oggi Gesù sembri alquanto "differente" dagli "ebrei": nei film e nelle rappresentazioni artistiche, è biondo con gli occhi azzurri, mentre "gli ebrei" sono scuri e olivastri; è gagliardo e prestante, mentre "gli ebrei" hanno bisogno di plastica nasale e di [[w:Pilates|Pilates]]. Gesù ed i suoi seguaci, tipo Pietro e Maria Maddalena, vengono identificati come (proto-)cristiani; solo quelli che scelgono di non seguirlo rimangono "ebrei".<ref name="Yeshua"/>
 
Questo voler separare Gesù dall'Ebraismo crea un danno a ciascuno testualmente, teologicamente, storicamente ed eticamente. Per prima cosa, la separazione taglia i collegamenti della chiesa con le Scritture di Israele — con quello che viene chiamato Antico Testamento (cfr. Cap. XII, "[[Canoni e pratiche]]"). Poiché Gesù ed i suoi primi seguaci erano tutti ebrei, essi ritenevano sacri la Torah ed i [[w:Profeta (ebraismo)|Profeti]], pregavano coi [[w:Salmi|Salmi]], e celebravano il coraggio di [[w:Ester (Bibbia)|Ester]] e la fedeltà di [[w:Rut (Bibbia)|Rut]]. Per capire Gesù, uno deve avere familiarità con le Scritture che lo formarono (o, come insistono alcuni cristiani, che egli stesso scrisse/ispirò). Per seconda cosa, l'insistenza sull'identità ebraica di Gesù rinforza la credenza che egli fosse pienamente umano, ancorato in un tempo e luogo storici. Questa connessione viene chiamata "scandalo della particolarità":<ref>Michael Amaladoss, ''Rinnovare tutte le cose'', Edizioni Arkeios, 1993, pp. 91-92; Emil L. Fackenheim, ''Un epitaffio per l'ebraismo tedesco. Da Halle a Gerusalemme'', Giuntina, 2010, pp. 174 e segg.</ref> la chiesa non solo proclama che il divino prese forma umana, ma anche che prese tale forma in un particolare scenario tra un particolare popolo. La chiesa afferma che la divinità prese corpo umano — si "incarnò" — in Gesù di Nazaret. Pertanto tempo e luogo hanno importanza. Il Cristianesimo segue Gesù di ''Nazaret'', non Gesù di Torino, o Gesù di Parigi; l'incarnazione risale al primo secolo dell'[[w:era volgare|era volgare]], e non al XXI secolo. Inoltre, la tradizione ebraica in cui nacque Gesù e la tradizione cristiana che si sviluppò a nome suo, erano "religioni storiche", cioè i rispettivi eventi fondamentali accaddero nella storia e sulla Terra, piuttosto che in un qualche tempo mitico o luogo mitico; hanno un punto di partenza ed una visione del futuro. Ignorare la storia, ignorare tempo e luogo, è come tradire sia l'Ebraismo che il Cristianesimo.<ref>[[w:John Meier|John Meier]], ''A Marginal Jew, cit.'', I vol., Parte I, Cap. 8, pp. 205-219 & ''passim''.</ref>
 
Storicamente, Gesù dovrebbe essere visto come una continuazione della linea degli ''insegnanti e profeti ebraici'', dato che con loro condivide una visione particolare del mondo ed una particolare maniera di esprimere tale visione. Come Amos ed Isaia, Osea e Geremia, egli faceva discorsi suggestivi, rischiando una persecuzione politica, e capovolgeva i valori famigliari tradizionali onde poter proclamare quello che egli credeva Dio volesse, che la Torah insegnasse, e che Israele dovesse eseguire. Questo collegamento storico non deve precludere o offuscare, negli insegnamenti cristiani, il ruolo di Gesù nel piano divino. Deve, secondo la tradizione cristiana, essere ben più di un eccellente maestro ebreo. Ma ciò nondimeno, deve pur essere anche tale maestro ebreo.<ref name="Yeshua"/>
 
Inoltre, Gesù doveva aver senso nel proprio contesto, ed il suo contesto sono la Galilea e la Giudea. Gesù non può essere compreso completamente a meno che non venga compreso attraverso gli occhi e le orecchie degli ebrei del primo secolo. Le parabole sono prodotti della cultura ebraica del primo secolo, e non della nostra attuale; le guarigioni furono valutate secondo quella concezione del mondo, e non secondo la nostra; i dibattiti su come seguire la Torah avvennero nell'ambito di quella serie di parametri giuridici e forme discorsive, non della nostra. Per capire l'impatto di Gesù nel suo ambiente — perché alcuni scelsero di seguirlo e altri lo rifiutarono, e altri ancora cercarono la sua morte — richiede una comprensione di tale ambiente. Se oggigiorno abbiamo difficoltà a capire come i nostri nonni potessero funzionare senza Internet e cellulari, per non parlare della televisione, come possiamo supporre di capire la visione del mondo di Gesù e dei suoi contemporanei senza chiedere alcune domande storiche? Quando Gesù è collocato nel mondo dell'Ebraismo, le implicazioni etiche dei suoi insegnamenti assumono un rinnovato e accresciuto significato; la loro forza è ripristinata e il loro incitamento intensificato. Sia ebrei che cristiani dovrebbero essere in grado di accettare oggi una quantità di questi insegnamenti, proprio come nel primo secolo i seguaci di Gesù e anche quegli ebrei che scelsero di non seguirlo avrebbero accettato certe asserzioni basilari come quella che Dio è nostro padre, o che il suo nome deve essere santificato, e che il regno divino è qualcosa che si deve ambire ardentemente. Al contrario, l'incapacità di capire il Gesù ebreo nel suo contesto ebraico ha prodotto e perpetuato duemila anni di diffidenza, e peggio ancora, tra chiesa e sinagoga.<ref>James Carroll, ''Constantine's Sword: The Church and the Jews: A History'', Houghton Mifflin, 2001, pp. 66-81.</ref>
 
==Comprendere la Torah==