Biografie cristologiche/Premessa: differenze tra le versioni

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Ebrei e cristiani possono, e devono, dialogare. Sebbene tutto il dialogo interconfessionale sia sempre educativo e salutare, ebrei e cristiani hanno una quantità di ragioni speciali per farlo. Si dice a volte che l'Ebraismo sia la religione madre e il Cristianesimo la figlia, ma chiesa e sinagoga sono meglio visti come prole che litiga per l'eredità dei genitori. Chi sono i veri figli di Abramo e gli eredi dei libri della Bibbia, della Legge e dei Profeti? Chi ha seguito il percorso giusto, e chi se n'è allontanato? I cristiani devono impegnarsi con gli ebrei, poiché gli ebrei sono esplicitamente citati nelle Scritture della chiesa, e quei riferimenti hanno ripercussioni rimarchevoli in tutta la storia, in gran parte cattive ripercussioni. Gli ebrei devono impegnarsi coi cristiani, non solo perché la prima storia della chiesa è anche la storia degli ebrei, ma anche perché la sinagoga e la chiesa si sono sviluppate in dialogo, e dibattito, tra di loro. La rottura tra le due tradizioni non è avvenuta alla croce o alla tomba, ma secoli dopo.<ref name="Carroll"/>
 
Guardando al passato, dietro le guerre culturali d'oggi, dietro i campi di sterminio e le Crociate, dietro Costantino e Giuda il Principe, fino al primo secolo, ci permette di ritrovare radici comuni in Yeshua di Nazareth ed i suoi primi seguaci. Tale sforzo non rimuove i duemila anni trascorsi, ma neanche deve permettere a questi duemila anni di far abortire il dialogo. Per troppo tempo Gesù è stato il cuneo che ha tenuto separati cristiani ed ebrei — ma possiamo invece vederlo come ponte tra le due fedi. L'immagine però non intende indicare che una delle parti debba cedere la propria visione di Gesù — il ponte si estende su due terreni separati — e non significa neanche che entrambe le parti debbano sempre trovare un terreno comune su tutto. Il dialogo tra religioni non ha bisogno, né deve, finire con tutti i partecipanti che proclamano un'unità ultima di fede. Tale esercizio annacqua soltanto entrambe le tradizioni in un blando universalismo che, nel tentativo di essere inoffensivo, finisce per offendere tutti.<ref name="Carroll"/>
 
Comprendere ed apprezzare la tradizione del nostro vicino non è la stessa cosa che accettarla. Ebrei e cristiani dissentiranno. Gli ebrei stessi dissentiranno da altri ebrei, e cristiani da altri cristiani. Il giorno in cui ebre e cristiani saranno d'accordo su tutto, sarà il giorno in cui arriva il Messia, o ritorna. Lo scopo del dialogo interconfessionale non è quello di convertire la persona che ti sta davanti, ma non è nemmeno quello di abdicare la propria teologia per amore di accordo. In altre parole: non c'è motivo per gli ebrei e per i cristiani di sacrificare i rispettivi credi particolari sull'altare della sensibilità interconfessionale. Il passato vescovo della Svezia e decano della Harvard Divinity School Krister Stendahl parla giustamente di "invidia santa", cioè apprezzamento delle credenze e pratiche dell'altro.<ref name="AntiJu"/>
 
Vedendo Gesù come ebreo rispetto a fede e pratica, i cristiani possono sviluppare una più profonda valutazione degli insegnamenti della chiesa. Un'indagine storica farà sicuramente recuperare l'urgenza e l'ansia delle parole di Gesù, oggigiorno troppo familiari e addomesticate. Solo quando uno sente tali parole con le orecchie ebraiche del primo secolo, può comprenderne il significato originale di premura e sollecitazione. Di conseguenza, per capire l'uomo di Nazaret è necessario capire l'Ebraismo. È inoltre necessario vedere Gesù fermamente piantato nell'Ebraismo piuttosto che da esso separato, ed è essenziale che l'immagine dell'Ebraismo non venga distorta attraverso il filtro di secoli di stereotipi cristiani; un'immagine distorta dell'Ebraismo del primo secolo porta inevitabilmente ad un'immagine distorta di Gesù. Altrettanto negativo: se sbagliamo ad interpretare l'Ebraismo, finiremo per perpetuare gli insegnamenti antiebraici o antisemitici, e quindi la missione della chiesa — diffondere un vangelo d'amore piuttosto che uno di odio — verrà compromessa. Per i cristiani, questa ricerca dello sfondo storico dovrebbe avere anche conseguenze teologiche. Se uno considera l'incarnazione — cioè l'asserzione che "il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (Gv. 1:14) — seriamente, allora uno dovrebbe considerare seriamente il tempo, il luogo e le persone tra cui questo evento avvenne.<ref name="Carroll"/>
 
==Contesto==
 
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==Cultura==
 
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==Tradizione==
 
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==Note==
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{{Avanzamento|25%|1112 gennaio 2015}}
[[Categoria:Biografie cristologiche|Premessa]]