Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Un nuovo inizio: la letteratura israeliana: differenze tra le versioni

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Le storie che sono più vicine all'attualità sono tre novelle che appaiono in traduzione col titolo ''Il monte del cattivo consiglio'' (1976),<ref name="Hill">''The Hill of Evil Counsel'', Harvest Books, 1976 (''Il monte del cattivo consiglio'', tr. ital. di Elena Loewenthal, Feltrinelli, (1976).</ref> Per ottenere un effetto naturalistico, l'autore sembra voler evocare i propri ricordi d'infanzia durante gli ultimi anni del [[w:Mandato britannico della Palestina|Mandato britannico della Palestina]]. Qui non solo l'ambientazione è storica (personaggi reali ed avvenimenti d'epoca), ma c'è quel solito miscuglio di elementi surrealistici e fiabeschi, che vengono espressi altrove in maniera fattiva, cosicché gli elementi realistici sono pervasi da tremori sotterranei. I personaggi delle storie portano antenne che ricevono impulsi di minaccia e di pericolo. Non dobbiamo dimenticare che gli eventi si svolgono a Gerusalemme, una città di lealtà divise e presto politicamente divisa. Nella storia del titolo, la casa del padre, e quindi della famiglia, è alla frontiera della terra di nessuno. Come in ''Michael mio'', la donna (la madre) esprime forte malcontento e, come in ''Altrove forse'', abbandona inaspettatamente la famiglia. È la donna che articola il demoniaco e l'ostile o, in termini generali, "l'altro". Grida al marito in un momento di tale rabbia: "Voglio che tu sappia una volta per tutte quanto odio, sì, odio i tuoi Wertheimer e Buber e Shertok. Come mi piacerebbe che i tuoi terroristi li facessero esplodere i mille pezzi!"<ref name="Hill"/> Hanna, in ''Michael mio'' ha visioni fantasiose dei due bambini arabi che conosce dall'infanzia, cresciuti e diventati terroristi, che lanciano un incursione.<ref name="Michael"/>
 
[[File:Jerusalem Dome of the rock BW 14.JPG|thumb|left|250px|Veduta di Gerusalemme]]
Ancora tuttavia ricorre l'ossessività. Nonostante una più calma rappresentazione della realtà, riscontriamo ancora l'ambiguità di Israele/Terra Santa, di Gerusalemme come città reale e come idea/ideale. Il padre vive a Gerusalemme, realizzando un suo antico desiderio. Ma scrive nel suo diario: "Vivo a Gerusalemme da tre anni, e continuo a desiderarla come se fossi ancora uno studente a Leipzig."<ref name="Hill"/> Constatiamo che le storie di Oz non solo sono una miscela di realtà e fantasia, ma che gli stessi personaggi trovano difficile separare questi elementi. Il padre vive a Gerusalemme, ma è veramente Gerusalemme? E se lo è, quale Gerusalemme? Potrà mai essere a Gerusalemme? Ci arriverà mai, finalmente? La maggior parte della storia si svolge al Ballo di Maggio pressso la Missione Diplomatica sul Monte del Cattivo Consiglio. E l'atmosfera del Ballo, come la storia stessa, è piena di presagi.<ref name="Hill"/>
 
Sentiamo, e ne veniamo informati, che le cose stanno andando male e stanno per precipitare: "Gli ultimi giorni di Roma devono esser stati come questi, Papà pensava tra sé." Ed è a questa Ballo che, conversando con Madame Josette, gli viene detto: "Hai lasciato l'Europa quarant'anni fa per venire in Palestina. Non arriverai mai. Allo stesso tempo, ce ne stiamo andando dal deserto verso l'Europa, e anche noi non arriveremo mai." Nessun desiderio è completamente realizzabile. Anche quando sembriamo di voler attuare un dato progetto, possiamo perderne il filo. Forse abbiamo travisato l'ideale sin dall'inizio, cosicché la realtà della realizzazione non è quella che ci aspettavamo. E nel frattempo la minaccia incombe. La storia finisce col padre che vien preso dalla siperazione; la madre che lo lascia per andare con un ammiraglio incontrato al Ballo, recitando distrattamente dei versi in polacco. Ed il grande evento è quello non registrato, che sta per accadere: "Sulle colline intorno a Gerusalemme, il nemico approntava casematte, bunker, appostazioni per batterie di cannoni. E aspettava."<ref name="Hill"/>
 
Questa storia, come le altre due del volume citato, esamina l'equilibrio tra apparenza e realtà, tra case viste e cose nascoste. La prosa di Oz ai suoi inizi cercava di manifestare la forza dell'invisibile, il pericolo in agguato. Tuttavia, le opere successive sono più crude, e questo volume emotivamente è uno dei più scarni e, in termini di narrazione, il più rappresentativo. Gli eventi esposti sono esplicitamente (nel caso di "Mr Levi") o implicitamente (ne "Il monte del cattivo consiglio", con una narrazione in terza persona in cui il bambino Hillel è la fonte principale delle impressioni) la memoria dell'infanzia da parte dell'adulto. Quel periodo, la Palestina nel 1946-47, lascia un'impronta indelebile, definita non tanto da ciò che era di per se stessa, ma da ciò che implicava per il futuro. La prima storia finisce col nemico in attesa. Anche la seconda storia, "Mr Levi", si pone al limite tra fantasia e attualità, che preoccupa l'autore così tanto. Il Mr Levi della novella è uno che, secondo i genitori che rassicurano il figlioletto (che è il narrante), non esiste. È forse il leader del movimento clandestino le cui tracce devono essere nascoste, o è il prodotto di un'eccitata immaginazione infantile? Il bambino è eccessivamente affascinato dalle proprie proiezione di grandezza, di resistenza alla tortura e di eroismo nella lotta nazionale. C'è un riferimento costante a grandi cose a venire. Un poeta chiamato Nahamkin è ospite frequente della famiglia: "Tutto gli sembrava che alludesse ad un evento importante che doveva accadere." Nelle storie di Oz, poeti, profeti e predicatori danno voce alle paure inespresse e alle speranze degli altri personaggi, cristallizzandole con più grande certezza in modo da farne risaltare vividamente i contorni. L'autore pare che scriva del passato, come fa in senso letterale — ma queste impressioni fluiscono nel presente. In verità, presente e futuro si fondono confusamente.<ref name="Hill"/><ref name="Oz"/>
 
La terza storia si intitola "Longing (Anelando)", ma il narratore (il vecchio Dr Nussbaum che scrive lettere alla Dr.ssa Hermione Oswald in viaggio per l'America) indica che il suo "anelare" non è per il futuro ma per il passato. Infatti, nel suo caso, non c'è futuro perchè è ammalato in via terminale. Ma potrebbe aver dato una visione impersonale del futuro di Gerusalemme. Oppure, del futuro del giovane Uri, o anche della stessa Dr.ssa Oswald — se ricevesse le sue lettere, che probabilmente non riceverà. Perché non sa esattemente dove ella si trovi o dove indirizzarle. Forse queste lettere in realtà sono per lui stesso? Una sorta di confessione. Un diario? In conclusione, la trama della storia è incerta e la meno soddisfacente delle tre.<ref name="Hill"/>
 
La narrativa di Oz non solo è sostanziosa ed importante, ma è anche uno dei rari tentativi fatti da un romanziere israeliano di dare una certa forma di visione onnicomprensiva della situazione di Israele. Ma è una situazione vista sia nel suo contesto storico sia nella sua prospettiva ebraica e, anche personalmente, attraverso le vite e le esperienze dei personaggi e dei narratori. L'autore cerca un collegamento tematico e psicologico tra la sfera personale e quella nazionale, dove un'emozione spaccata non solo riflette un quadro più vasto, ma fa anche parte di tale scena. Esiste una sintesi tra il dramma personale ed il dramma del soggetto, la terra e la sua gente. E riscontriamo quindi non solo una vitalità di protagonisti, ma anche la loro illuminazione.<ref name="Oz"/>
 
==Galleria di autori israeliani==