Le religioni della Mesopotamia/Premessa: differenze tra le versioni

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{{q|Gudea vide, in quel giorno, in sogno<br />il suo Re, (cioè) il signore Ningirsu, (il quale)<br />gli comandò di costruirgli la casa:<br />gli fece contemplare<br />l'Eninnu dai destini grandiosi.|''Cilindro A'' I 17-21. Traduzione dal sumerico di Giorgio R. Castellino in ''Testi sumerici e accadici'', Torino, UTET, 1977, p.218}}]]
[[File:Karte Mesopotamien.png|600px|thumb|La Mesopotamia.]]
[[File:Ishtar goddess.jpg|200px|thumb|right|Il Rilievo Burney conservato al British Museum di Londra. Altorilievo in terracotta del XIX secolo a.C. Questa opera templare rappresenta probabilmente<ref>Enrico Ascalone, ''Mesopotamia'', Milano, Electa, 2005, p. 268.</ref> la dea guardiana degli inferi Ereškigal, sorella di Inanna/Ištar. La dea impugna il listello e la corda strumenti della giustizia.
{{q|"Ecco che questa tua sorella Ištar sta nella porta,<br />colei che celebra grandi feste gioiose e sommuove l'oceano davanti ad Ea".<br />Ereškigal quando udì questo,<br />come un tamarisco reciso divenne pallida la sua faccia,<br />come canna ''kuninu'' tagliata divennero nere le sue labbra.<br />Che cosa ha indotto il suo cuore (a venire da me)? Che cosa ha diretto il suo animo contro di me?<br />Questa, (che cosa vuole)?<br />Io voglio (continuare a) bere acqua cogli Anunnaki,<br />quale cibo mangiare fango, quale bevanda inebbriante bere acqua sporca,<br />piangere sopra gli uomini che hanno abbandonato le loro mogli,<br />piangere sopra le donne che dal seno dei loro mariti sono state strappate,<br />sopra il bambino debole piangere che è stato falciato prima dei suoi giorni.|''Discesa di Ištar agli inferi'' versione neoassira di Ninive, tradotta integralmente da Giuseppe Furlani; in ''Miti babilonesi e assiri'', Firenze, Sansoni, 1958, p. 300}}]]
[[File:Statue Ginak Edin-e Louvre AO21406.jpg|200px|thumb|right|Statua di "fedele"orante, proveniente dalla valle del Diyala e risalente al 2700 a.C., oggi conservata al Museo del Louvre (Parigi). Le mani unite e la grandezza sproporzionata degli occhi hanno lo scopo di cercare, e quindi di ottenere, un legame intimo con la divinità con cui questa rappresentazione del "fedele" cerca di comunicare.]]
[[File:Enki(Ea).jpg||200px|thumb|Il dio Enki (sumerico; accadico Ea) tradizionalmente raffigurato con un copricapo a plurime corna, una lunga barba e una veste di lana; dio dell'oceano primordiale e delle acque dolci sotterranee (''abzu''), dalle sue spalle sgorgano flutti di acqua ricchi di pesci, mentre risale una montagna (particolare di un'impronta di sigillo cilindrico in pietra risalente al XXIII secolo a.C., conservato presso il British Museum di Londra).]]
[[File:Šamaš (Utu).jpg|200px|thumb|Rappresentazione di libagione al dio Šamaš (sumerico Utu; dio del Sole). La stele, proveniente da Susa e risalente al XXI secolo a.C. è oggi conservata al Museo del Louvre a Parigi. Šamaš è raffigurato con una tiara ricca di corna e con un vestito a balze di lana; impugna gli strumenti della giustizia: il listello e la corda. La figura a sinistra, probabilmente reale per il lungo abito cerimoniale, versa libagioni al dio in un vaso da dove spunta un palma. In alto il Sole, simbolo astrale del dio. La stele probabilmente deve essere un monumento eretto in occasione della promanazione di raccolte di leggi.]]
[[File:VAM Nisaba Lagasch.jpg|200px|thumb|Un frammento che rappresenta la dea Nisaba/Nidaba con un'iscrizione di Entemena re di Lagaš (2450 a.C.) conservato presso il Vorderasiatisches Museum di Berlino. Il suo nome è riportato in cuneiforme con [[File:Naga (cuneiforme).gif|20px]], segno determinativo dei vari tipi di grano. Nidaba è la dea della scrittura, patrona degli scribi, e del raccolto del grano. {{q|Signora iridescente come stella, che stringi la cannuccia [(scrittoria)]<br />Nidaba, generata dalla Terra nel grande ovile,<br />capretta selvatica, pura erba alcali, nutrita di latte genuino.<br />Nella sua bocca tiene le sette canne,<br />resa perfetta dai 50 grandi archetipi (''me'').|Traduzione dal sumerico di Giorgio R. Castellino in ''Testi sumerici e accadici'', Torino, UTET, 1977, p. 84}}]]
 
Le '''religioni della Mesopotamia''' sono quell'insieme di differenti credenze, miti, rituali, teologie e pratiche divinatorie professate nell'antica Mesopotamia ovvero in quella regione del mondo che corrisponde approssimativamente all'attuale Iraq, dal IV al I millennio a.C.