Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Dalla periferia al centro in America: differenze tra le versioni

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{{q|''Signore dammi castità e continenza, ma non ora.''|[[w:Agostino d'Ippona|Agostino d'Ippona]]}}
 
La prima epigrafe indica la nozione che Dubin a scritto una biografia di Henry Thoreau e inotre avvisa il lettore delle complessità morali che l'opera affronta. La seconda connette il romanzo ai temi di promiscuità e conflitto spirituale per cui Agostino è famoso. Dubin è quindi un biografo, anche famoso e di successo, avendo vinto un premio proprio dalle mani del [[w:Lyndon B. Johnson|Presidente Johnson]] e proprio per la "vita" di Thoreau. Incontriamo Dubin per la prima volta quando, all'età di 56 anni, è impegnato a scrivere la biografia di [[w:D.H. Lawrence|D. H. Lawrence]]. Ma ora sente di star entrando la vecchiaia, ha perso la gioia di vivere, il senso della novità, l'amore per sua moglie. È residualmente ebreo ma sposato con Kitty, una non ebrea, e ha perso qualsiasi percezione di legami ebrei, sebbene venga accennato che tali legami possano essere ristabiliti tramite le lealtà eccentriche e paradossali della figlia. L'impeto principale del romanzo sta nella crescente ossessione di Dubin per una giovane ragazza, Fanny, che viene inizialmente a pulire la casa. Gli fa rinvigorire lussuria e vitalità. Ma non vuole il divorzio. Inizia comunque una relazione con lei e, com'era prevedibile, le conseguenze di questo atto scombussolano la vita di Dubin e invitano il lettore a fare dei paralleli con eventi simili nelle vite degli scrittori di cui Dubin si sta occupando.<ref name="Dubin"/>
 
Come succede in altri romanzi importanti, il lettore possiede più informazioni su cui basare i propri giudizi sul personaggio principale di quanto non abbia il personaggio stesso, nonostante la notevole sofisticatezza intellettuale di quest'ultimo e la rispettiva introspezione. Dubin, uomo infelice, non riesce infine ad afferrare i meccanismi del suo inconscio. Sebbene Dubin abbia sempre a che fare con le vite di molti, e con gran successo e destrezza, non riesce a comprendere facilmente la propria vita. Come dice di se stesso: "Ho dedicato la vita a scrivere vite." La sua impotenza rappresenta la sua mancanza di vitalità. Si sente in balia della depressione: "Aveva paura della malattia, dell'immobilità; la disgrazia della morte."<ref name="Dubin"/> Malamud descrive con grande virtuosità la malinconia dell'invecchiare consapevolmente. Forse la descrive meglio dello stesso discorso di Dubin, che è letterario, involuto e falsato. Tuttavia la frase seguente gli fa rimpiangere le opportunità perdute senza offrire una compensazione alternativa nel futuro: "La mezza età, pensava, è quando paghi per ciò che non hai avuto o non hai potuto fare quando eri giovane."<ref name="Dubin"/><ref name="Davis"/>