Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Dalla periferia al centro in America: differenze tra le versioni

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[[File:Bernard Malamud.jpg|thumb|150px|left|Bernard Malamud negli anni '70]]
È difficile se non impossibile per un autore mantenersi fuori della propria narrativa. Ma mentre Mailer si spinge in avanti, abbandone travestimenti e sceglie un tipo peculiare di eroismo, '''[[w:Bernard Malamud|Bernard Malamud]]''' (1914-1986) tende a preferire l'eroe come vittima, maltrattatomalmenato (''The Assistant''), condannato (''The Fixer''), sfruttato (''The Tenants''), parzialmente impotente (''Dubin's Lives''), di certo sempre infelice, mai totalmente soddisfatto, consapevole che le cose sarebbero potute andare meglio. Questo nella tradizione yiddish, è il tipo chiamato ''nebish[[:en:wikt:nebbish|nebbish]]''. Per Malamud, è precisamente questa qualità che rende l'ebreo ebreo, e non deve essere etnicamente ebreo per interpretare un ruolo ebraico. In ''[[w:Il commesso|The Assistant (Il commesso)]]'' (1957),<ref name="Assist">''[[w:Il commesso|The Assistant]]'', Farrar, Straus and Giroux, 1957 (''Il commesso'', trad. ital. di Giancarlo Buzzi, "I coralli" n. 162, Einaudi, 1962).</ref> per esempio, è proprio il "commesso" non ebreo Frank Alpine, giovane sbandato di origini italiane, che diventa simbolicamente e poi effettivamente il vero ebreo del romanzo. Agli inizi, incontriamo Morris Bober, immigrato ebreo dalla [[w:Russia zarista|Russia zarista]], in notevoli difficoltà — la sua salute è cagionevole e i suoi affari in declino. Il narratore riflette: "Il mondo soffre. Sentiva molto schmerz."<ref>''[[:en:wikt:schmerz|Schmerz]]:'' dall'[[w:Lingua alto-tedesca antica|alto tedesco antico]], dolore, sofferenza, male.</ref> Il suo destino è predeterminato, come gli dice sua figlia Helen: "Con quel nome non potevi avere nessun senso di proprietà sicura, come se fosse stato nel tuo sangue e nella tua storia di non possedere o, se per un qualche miracolo possedevi qualcosa, la possedevi precariamente quasi per perderla. Alla fine avevi sassant'anni e possedevi meno di quando avevi trent'anni." E per aumentare la sua sofferenza, viene picchiato in testa e derubato nel suo negozio. Il complice del rapinatore, Frank Alpine, tormentato dal senso di colpa si offre a Bober come commesso senza paga e prende il suo posto quando bober si ammala. Il comportamento di Alpine verso gli ebrei è ambivalente, ma spesso afferma la visione implicita dell'autore: sono nati prigionieri. Vivono per questo, pensa Frank, per soffrire. "E colui che ha più mal di pancia e riesce a resistere di più, senza correre al cesso, è l'ebreo migliore." E aggiunge, "non c'è da meravigliarsi che mi diano sui nervi." Si presume quindi un certo antisemitismo, ma è un antisemitismo che non preclude l'identificazione con la situazione ebraica. Frank si preoccupa degli ebrei, anche perché è molto attratto da Helen. Chiede a Morris perché si consideri ebreo, dato che no osserva il [[w:kasherut|kasherut]] né vada in sinagoga, o porti il cappello o non lavori durante le [[w:festività ebraiche|festività ebraiche]]. Morris risponde che essere ebrei significa essere onesti e buoni. Significa anche soffrire per gli altri. Alla fine, Morris muore, e l'eulogia del [[w:rabbino|rabbino]] asserisce nuovamente valori simili: "Ha sofferto, e ha sopportato, ma con speranza." Soffrire e resistere per soffrire ancora, sembra essere il marchio dell'ebraicità. Frank, dopo la morte di Morris, prende in mano la gestione del negozio e si [[w:Ghiur|converte all'Ebraismo]], [[w:Brit milà|circoncidendosi]]. Questa esperienza esplica cosa significhi essere ebrei: dolore.<ref name="Assist"/>
 
==Note==