Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Dalla periferia al centro in America: differenze tra le versioni

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[[File:SaulBellowAndKeithBotsford.jpg|thumb|left|Saul Bellow con lo scrittore e accademico Keith Botsford nel 1992]]
'''[[w:Saul Bellow|Saul Bellow]]''' (1915-2005) è uno scrittore virtuoso, premio Nobel nel 1976, rinomato innovatore stilistico e linguistico nella pletora di romanzieri ebrei.<ref>Saul Bellow fu insignito del [[w:Premio Nobel per la letteratura|Premio Nobel per la letteratura]] nel 1976 con la motivazione "Per la comprensione umana e la sottile analisi della cultura contemporanea che sono combinate nel suo lavoro".</ref> Il suo ''[[w:L'uomo in bilico|Dangling Man (L'uomo in bilico)]]'' (1944) dà il tono a tutta la sua produzione successiva e presenta l'eroe che apparirà regolarmente nelle sue opere. In una carriera letteraria che si estende per oltre sessanta anni, tale eroe invecchia ma manifesta sempre le stesse caratteristiche. Ogni romanzo viene costruito in gran parte intorno ad un particolare individuo, che cerca di ritrovarsi interiormente e definire il proprio carattere per il mondo esterno. Il primo romanzo di Bellow è scritto in forma di diario, in modo da permettersi il lusso dell'introspezione. E tale introspezione è una componente maggiore delle storie di Bellow, che dà voce alla sua opposizione alla tradizione della moderazione raffinata. Infatti l'autore dà pieno sfogo ai propri sentimenti, sebbene ciò venga mitigato da flashback. Anche un'indulgenza eccessiva è modificata dall'intervento di altre voci.<ref name="Bellow">Per una lettura critica di Saul Bellow, si vedano ''int. al.'', Gianni Garofoli, ''Invito alla lettura di Saul Bellow'', Collana Invito alla lettura. Sezione straniera, Mursia, Milano, 1990; Gerhard Bach (cur.), ''The Critical Response to Saul Bellow'', Greenwood Press, 1995; Ruth Miller, ''Saul Bellow: a Biography of Imagination'', St Martins Press, 1991.</ref> Una prosa agile e confessionale evidenzia gli umori del diarista, Joseph, in bilico tra aspettativa (sta aspettando la sua chiamata alle armi, e nel frattempo ha rinunciato al proprio impiego) e disperazione per la sua condizione di parassitismo. L'uomo in bilico è appunto marginale, non soddisfando nessuna funzione utile alla società. Sebbene vediamo Joseph lunatico, amareggiato, astioso, lo scorgiamo anche come viene visto dagli altri e in contrapposizione ad un Joseph più vivace e più sano dell'anno prima.<ref name="Bilico">{{Cita libro|autore= [[w:Saul Bellow|Saul Bellow]]|titolo= L'uomo in bilico|altri= trad. di [[w:Giorgio Monicelli|Giorgio Monicelli]]|anno= 1953|editore= Mondadori ("Medusa" n. 311; "[[w:Oscar Mondadori|Oscar narrativa]]" n. 50 e n. 1736)|città = Milano|id= ISBN 88-04-48254-0 ISBN 978-88-04-57634-1}}; {{Cita libro|autore= Saul Bellow|titolo= L'uomo in bilico|altri= in ''Romanzi'', vol. I, trad. di Barbara Placido, a cura di Guido Fink|anno= 2007|editore= Mondadori (collana "I Meridiani")|città = Milano|id= ISBN 978-88-04-56242-9}}</ref> Mala sua situazione angosciosa gli permette di esaminarsi entrando in un situazione estrema. E si sposta in un'altra estremità, preparandosi ad entrare in guerra come arruolato: "Essere spinti interamente su se stessi, mette in dubbio i fatti di un'esistenza semplice. Forse la guerra mi potrà insegnare con la violenza ciò che non sono stato capace di imparare durante quei mesi nella stanza." Ecco quindi l'individuo prima sbattuto contro le proprie risorse, e poi gettato nella cella della restrizione. La libertà ed il suo opposto possono identificare l'individuo: "Viva la regimentazione", conclude.<ref name="Bilico"/>
 
Molti aspetti biografici esterni degli eroi di Bellow ricorrono in storie successive. Le relazioni famigliari riecheggiano una sull'altra. L'eroe corpulento, emotivo ed instabile, con una successione di mogli, il suo fratello ricco, suo padre, dominante e di successo. ''[[w:Herzog (romanzo)|Herzog]]'' (1964) parla di un uomo in crisi, che esordia dicendo: "Se sono fuori di testa, non mi preoccupo".<ref name="Herzog">Saul Bellow, ''Herzog'', Viking Press, 1964 (trad. ital. di Letizia Ciotti Miller, Milano, Feltrinelli ("I narratori" n. 70), 1965).</ref> Qui Herzog è al centro del romanzo, che manipola le emozioni di tutti mediante un flusso interminabile di lettere, per lo più non spedite. Scrive a mezzo mondo, ad amici, conoscenze, altri studiosi, grandi personaggi storici, e a Dio. Al momento sta per divorziarsi ancora una volta e si ricorda degli altri rapporti, mentre comincia a pensare ad una nuova relazione permanente, cioè ad un altro matrimonio. Finora è stato incapace di trovare stabilità e concentrazione nella propria vita personale e nella sua carriera accademica. Il lettore tuttavia può rendersi conto del dinamismo delle sue relazioni e dei brillanti risultati della sua ricerca accademica e del successo della sua produzione letteraria. Ma a questo punto della sua vita, Herzog cerca qualcosa di più, incapsulata nella nozione di tranquillità. L'individuo turbolento deve veniere a patti con se stesso e con il mondo. Per Herzog questo plateau supremo è raggiunto nella condizione di non scrivere più lettere: "Niente. Non una sola parola", si conclude il romanzo.<ref name="Herzog"/>
 
==Note==
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Bill Styron in his West Chop writing room on Martha's Vineyard - August 1989.jpg|William Styron, 1989
Norman Mailer 1948.jpg|Norman Mailer nel 1948
Norman Mailer, 1988.jpg|Norman Mailer nel 1988
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Isaac Bashevis Singer crop.jpg|Isaac Bashevis Singer nel 1988
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