Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Esiste una letteratura ebraica francese?: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 26:
E nel 1894 accadde l'Affare Dreyfus. Si divisero i campi, e si avvertì una lealtà subliminale. Perché altrimenti questo "affare" dovette incidere così tanto? L'Ebraismo sembrò essere arrivato al capezzale, percettibile persino nella crescente tendenza assimilazionista della sua famiglia: "Nella sua conformazione patriarcale, Israele era già così tanto agonizzante, che se doveva morire ovunque come era morte in me, non c'era n ient'altro da fare che lasciarlo morire." Ma l'Affare Dreyfus mise alla prova la tesi, e sollevò non soltanto una solidarietà umana generale, ma un sentimento specificamente ebraico. Rese la "questione ebraica" vivide in lui, sebbene in tal modo anche tragica. Allora era forse un sionista, uno dei seguaci di [[w:Theodor Herzl|Herzl]], spinto ad adottare questa soluzione radicale dall'osservare e scrivere di questo affare. Sì, in verità, era diventato un sionista. Ma rimase anche molto ''francese'' — un nuovo punto nel suo sviluppo: "Abbandonando quindi l'egoismo del dilettante, cominciai a scavare nelle profondità del mio essere cercando una tradizione, e la trovai... una tradizione francese mescolata a quella ebraica." Il sionismo sarebbe stato eccitante, specialmente per i tre milioni [stima ottimista!] che avrebbero vissuto in Israele: "Ma per i dodici milioni che sarebbero rimasti dispersi per il mondo, per costoro, e per me stesso, rimane la tragica domanda — Cos'è l'Ebraismo? Cosa deve fare l'ebreo? Come si è ebrei? Perché essere ebrei?" Così decise di prendersi alcuni anni per studiare l'Ebraismo. Cercò prova di Dio, e la trovò nell'esistenza persistente del popolo ebraico. In sintesi, dice: "Sono ebreo, perché generato da Israele e avendolo perso, ho sentito in me la sua rinascita, più vitale di me stesso."<ref name="Fleg"/> Avrebbe trasmesso questo sentimento a suo figlio come "tutti i padri" lo hanno trasmesso a lui e, soprattutto, attraverso lui, attraverso il sangue. E tale sangue continuerà a scorrere, nonostante le defezioni, "fino alla fine dei giorni". Questa è la passione che ora Fleg trasmette, nelle sue opere e nella sua lunga vita (89 anni) in generale, nelle sue poesie di tema ebraico, raccolte nel volume ''Écoute Israêl, l'Éternel est notre Dieu, l'Éternel'', il cui titolo è l'inizio delle preghiera centrale della fede ebraica, lo [[w:Shemà|Shema]]. Queste poesie sono spesso ambientate nel passato, ma riguardano anche il futuro, il futuro ebraico nelle forme di aspettativa messianica.<ref name="Fleg1"/>
 
Ideologicamente, il poeta '''André Spire''' (1868-1966, morto a 98 anni) fece una svolta simile a quella di Fleg. Come Fleg, "scoprì" l'Ebraismo, e quindi rinacque.<ref name="Spire">André Spire, nato a Nancy nel 1868 da famiglia ebrea della media borghesia, fu scrittore e poeta, pioniere del [[w:Verso libero|verso libero]] e teorica della teoria poetica. Giurista, revisore dei conti al Consiglio di Stato francese, e alto funzionario, fu impressionato dall'Affare Dreyfus e divenne attivista sionista. Partecipò al movimento delle università popolari e contribuì alle ''Cahiers de la Quinzaine de Charles Péguy'', pubblicò numerosi saggi e raccolte di poesie, tra cui ''Poèmes juifs'' (Premi ''Mercure de France'' e ''Kundig''). Dopo la sconfitta della Francia e l'occupazione nazista con le misure antisemite, fuggì in esilio nel 1941 negli Stati Uniti, dove insegnò storia della poesia francese presso la New School for Social Research (New York). Dopo la guerra, tornò in Francia dove pubblicò ancora diversi libri, tra poesie e saggi sull'evoluzione delle tecniche poetiche. Morì a Parigi nel 1966, a 98 anni. Opere di poesia: ''La Cité présente'', Ollendorf, 1903;;''Et vous riez!'', Cahiers de la quinzaine, 1905; ''Versets (Et vous riez - Poèmes juifs)'', Mercure de France, 1909; ''J'ai trois robes distinguées'', Moulins, Cahiers du Centre, 1910; ''Vers les routes absurdes'', Mercure de France, 1911; ''Et j'ai voulu la paix!'', The Egoist, 1916; ''Poèmes juifs'', Ginebra, Kundig, 1919; ''Samaël, poème dramatique'', Crès, 1921; ''Poèmes de Loire'', Grasset, 1929; ''Instants'', Cahiers du Journal des Poètes, 1936; ''Poèmes d'ici et de là-bas'', The Dryden Press, 1944; ''Poèmes d'hier et d'aujourd'hui'', José Corti, 1953; ''Poèmes juifs'', Albin Michel, 1959. Opere di prosa: ''Israel Zangwill'', Cahiers de la Quinzaine, 1909; ''Quelques Juifs'', Mercure de France, 1913; ''Les Juifs et la guerre'', Payot, 1917; ''Le Sionisme'', 1918; ''Le Secret'', Nouvelle Revue Française, 1919; ''Fournisseurs'', Éditions du Monde Nouveau, 1923; ''Henri Franck, lettres à quelques amis'', Grasset, 1925; ''Refuges, avec neuf bois gravés de Maurice Savin'', Éditions de la Belle Page, 1926; ''Quelques Juifs et demi-Juifs'', Grasset, 1928; ''Plaisir poétique et plaisir musculaire'', Vanni-José Corti, 1949; ''Souvenirs à bâtons rompus'', Albin Michel, 1962. Cfr. per la valutazione critica Paul Jamati, ''André Spire'', Seghers, 1962; André Duclos, "Un homme différent", in ''Europe'', n° 467, marzo 1968.</ref> Nei suoi ''Poèmes Juifs'', restringe questa scoperta ulteriormente: "Avevo riscoperto la fede? Nient'affatto. Ma (avevo ritrovato) i miei antenati, la mia razza, l'Ebraismo della mia prima giovinezza. Ero diventato nuovamenmte Ebreo con le E maiuscola." Come Fleg, accostò in giustapposizione la francesità e l'ebraicità combinandole insieme, poiché aggiunge: "Poeta francese e finanche poeta ebreo."<ref name="Spire"/> Si dibatte nella definizione di poeta ebreo, titolo che gli era stato inequivocabilmente assegnato, non solo da se stesso, ma anche dall'importante sociologo e filosofo [[w:Georges Sorel|Georges Sorel]] nel 1908, che scrisse: "Ecco l'anima ebraica attraverso il tempo. Sprire da quasto momento in poi ha segnato il suo posto tra coloro che vivono, combattono, muoiono per elevare la dignità ebraica." Spire scrive nella sua introduzione del 1919: "Le nostre poesie non sono ebraiche per soggetto, ma per sentimento."<ref name="Spire"/> Naturalmente, se la scelta del soggetto doveva determinare la natura ebraica di un'opera, allora chiunque poteva optare per tale categoria. Ma Spire dichiara con empatia:
:''Mi chiedi perché amo questi paria<br/>
:''L'unico proletariato in cui spero.''<br/>
Riga 38:
:''Contro l'arsa ragione di questa terra felice.''<br/>
 
Egli deve scegliere tra i due elementi in conflitto nella sua formazione necessaria. Ma trova stucchevole la morbida francesità quintessenziale.<ref name="Spire"/> Cosa vuole Israele? Nella sua poesia ''"Assimilation"'', cita [[w:Ernest Renan|Renan]]:
:''Israele aspira a due cose contraddittorie,<br/>
:''di essere come tutto il mondo e di essere a parte.''<br/>
 
Questa poesia commenta l'ironia dell'ebreo ''quasi'' cristiano, il cui naso è ''quasi'' dritto (e dopotutto alcuni cristiani hanno il naso adunco). Ma c'è tuttavia una distinzione qualitativa.<ref name="Spire"/> Loro sono felici,
:''ma tu, cosa fai nel tuo angolo, goffo e triste,<br/>
:''Pieno di commiserazione, pieno di disprezzo?''<br/>
 
Ciò che l'ebreo dovrebbe fare è essere fedele a se stesso e "rincorrere" la sua anima antica che è giunta sin qui (cioè, in Francia) per cercare "te". È qui che il conflitto francese/ebraico avviene nell'individuo. L'ebreo non può, o almeno non è, a suo agio nell'ambito dell'ambiento cristiano, in una dimora cristiana. Gli interessi dei due sono così differenti. Il cristiano in Francia si preoccupa del suo tè, del suo gioco di bridge, dei suoi teatri. In breve, si preoccupa "della sua amata tranquillità".<ref name="Spire"/> Questa è la civiltà francese, e in tale rispetto il cristiano ha ragione di diffidare dell'ebreo che è così differente:
:''Hai ragione, tra noi due,<br/>
:''Di temere un po', compagno!<br/>
:''Poiché vivono solo in una febbre<br/>
:''I miei due antichi protettori:<br/>
:''Il mio disagio, la mia tristezza.''<br/>
 
Il contrasto è colto come tra il "presente" e l'"eterno" nella sua poesia ''"Le Messie"'':
:''Arte, se ti dovessi accettare, la mia vita sarebbe affascinante<br/>
:''I miei giorni passerebbero leggiadramente, piacevolmente, graziosamente.<br/>
:''Tratterrei e possiederei il transiente Presente.<br/>
:''— Ma il mio cuore, vivrebbe ancora contento<br/>
:''Se tu gli strappassi il suo splendido sogno:<br/>
:''Il domani eterno che avanza?''<br/>
 
Ma non è solo il domani che avanza nella poetica di Spire. Fa inoltre appello all`''oggi sublime'' tramite la personificazione della Musica. Israele risorgerà fiera, come nella poesia ''"Exode"'' che termina:
:''E nel miele delle tue api,<br/>
:''Il latte delle tue pecore, l'uva dei tuoi vigneti,<br/>
:''Vedrai stare eretta, risorta e giovane<br/>
:''Il tuo orgoglio, Israele.''<br/>
 
Le poesie di Spire dopo il 1918 diventano sempre più sioniste. Vedono la condizione ebraica del tempo suscettibile di miglioramento grazie ad un rinnovato senso di nazionalità. Ora è il momento da sfruttare — nella sua poesia ''"A la Nation Juive"'', scrive:
:''Sei ancora degno di vivere.<br/>
:''La terra dei tuoi padri ti sarà data<br/>
:''...Ma tu esiti.<br/>
:''Devi spezzare così tante catene:<br/>
:''Ansiosamente, ti chiedi:<br/>
:''È questa la fine dell'esilio? È il principio?''<br/>
 
In queste poesie di Spire, gli ebrei sono a volte il tema, ma sempre l'ispirazione. Come gli altri autori ebrei francesi, quelli impegnati in entrambe queste categorie, Spire si sente attratto dai due centri, ed è costretto a confrontare e contrapporre. Il mondo dell'immediato, del piacevole, è attraente ma essenzialmente frivolo. L'altro mondo è esigente, ma reale ed eterno. In un senso politico, le due scale temporali possono essere unificate. Emergenza richiede urgenza, e gli ebrei possono tramutare il loro destino permanente in una politica presente.<ref name="Spire"/>
 
<!--- da inserire nel testo