Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Esiste una letteratura ebraica francese?: differenze tra le versioni

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Esamindandola però tale domanda risulta più complessa di quanto non lo sia la semplice formulazione. Una proposizione teorica non implica necessariamente la sua attuazione. La connessione sillogistica di uguaglianza per gli ebrei come persone non obbliga ad un trattamento uguale ed un'integrazione perfetta, incontaminata. E la reazione ebraica può essere sia, da una parte, difensivamente negativa, cercando un assorbimento e ritirandosi in una fortezza ebraica solo quando necessario, sia, dall'altra, apertamente positiva, abbracciando un'asserzione ebraica. Nel caso della prima reazione, l'assimilazione culturale e quella sociale sembrarono procedere di pari passo dopo la Rivoluzione per circa cento anni, sulla base di un presupposto egalitario. Ciò non significa che gli ebrei francesi ipotizzassero la propria scomparsa o quella dell'Ebraismo mondiale. Ma potevano operare con fiducia nell'ambito del contesto francese e assumere la situazione locale come modello per il resto. Fu in Francia che la prima organizzazione ebraica internazionale fu fondata, la "Alliance Israelite Universelle" del 1860. Questa fu e rimane uno strumento assistenziale, sociale ed educativo di grandi dimensioni, fondato da una ben consolidata comunità francese per soccorrere e sostenere gli ebrei ovunque si trovino. Quindi il concetto dell'Ebraismo mondiale si originò qui in termini organizzativi concreti, e naturalmente prese un carattere francese. L'esecuzione programmatica sembrò implicare anche una riuscita integrazione di francesità ed ebraicità, senza che l'una sminuisse l'altra. Il modello francese divenne l'aspirazione ultima, dove i frutti della cultura europea erano stati distribuiti mediante una dottrina rivoluzionaria progressiva, poi modificata da legislazioni susseguenti. Qui l'ebreo non soffriva di disabilità teoriche. Fu in questo scenario che avvenne l'[[w:Affare Dreyfus|affare Dreyfus]] degli anni 1890, traumatizzando gli ebrei di Francia, come anche quelli di oltreconfine, che avevano condiviso i presupposti impliciti dei legislatori francesi. Se ciò poteva accadere in Francia cento anni dopo la Rivoluzione, sarebbe mai sato possibile agli ebrei di assimilarsi? Fu la domanda che [[w:Theodor Herzl|Theodor Herzl]] e [[w:Max Nordau|Max Nordau]] si posero, indicando una risposta negativa. L'antisemitismo poteva sopravvivere un secolo di profferta cultura, teoria, buona volontà ed integrazione. La condanna totalmente ingiustificata del generale ed il clamore antiebraico di supporto indicò un comportamento più ambivalente verso gli ebrei di quanto venisse manifestato dall'estensione formalmente logica di un'uguaglianza nozionale. Per la comunità ebraica del tempo fu un'esperienza formativa e, anche ai margini, venne introdotta una nota di cautela.<ref name="Francesi"/>
 
Gli ebrei erano già stanziati in Francia prima dei [[w:Franchi|Franchi]], dei [[w:Normanni|Normanni]] e dei [[w:Birgundi|Burgundi]], in realtà sin dal I secolo dell'[[w:era volgare|era volgare]] in poi. E nella Francia cristiana condivisero il fato degli ebrei del mondo cristiano in generale, a volte tollerati, a volte espulsi, come nel 1306, ma sempre marcatamente tenuti separati. Il 1789 cambiò la situazione e tutte le barriere d'allora in poi furono smantellate. Come vide la propria posizione l'ebreo scrittore? C'era forse una letteratura ebraica specifica sia in contesto che in forma, nelle cose scritte o nella maniera presentata? In Francia le alternative potevano essere deprimenti, perché l'affiliazione ebraica era posta come un'opzione. Il liberalismo più liberale permetteva all'ebreo individuale di scegliere le sue adesioni e offriva le condizioni più favorevoli di assimilazione o associazione volontaria alla comunità ebraica.<ref name="Fleg">Edmond Fleg, ''Guide Juif de France'', Parigi, 1971 e succ. rist.; cfr. anche i suoi ''Pourquoi je suis Juif'', Les Belles Lettres, 1927/2004; ''Écoute Israël: Et tu aimeras L'Eternel'', Parigi, 1935/58. Vedi sotto, nota 16.</ref> Scrivere in francese di per se stesso implicava l'adozione della cultura francese e quindi l'assimilazione culturale. Ma c'erano degli obblighi invisibili? La promulgazione del messaggio francese implicava una fedeltà totale ad una qualche nozione esclusiva di francesità, di storia francese, di religione francese, forse riservate alla lealtà ebrea e alla storia ebraica? Lo scrittore ebreo poteva giusto essere ebreo in un senso incidentale puramente sussidiario, mentre scriveva come individuo nell'ambito della tradizione francese, formata da questa lingua, questa fonte di riferimento e pubblico. Oppure poteve essere consapevole di un'altra storia, un altro pubblico, persino di un altro registro linguistico. Poteva oscillare tra le due alternative, e spostarsi dall'una all'altra. O poteva aspirare all'una ed essere adescato dall'altra.<ref name="Fleg"/>
 
La storia ebraica francese in tempi moderni è stata segnata e determinata da trer grandi eventi — la Rivoluzione, il processo Dreyfus e l'occupazione e deportazioni naziste. Questa è la dialettica dell'accettazione/reiezione. La rivalutazione rivoluzionaria della posizione ebraica non fu incondizionata, e governi francesi suisseguenti (particolarmente in tempi napoleonici) vollero garanzie di una lealtà ebraica esclusiva alla Francia. Il processo a Dreyfus indicò il sospetto continuativo degli ebrei da parte dei francesi e l'intrattabilità dell'anomalia. Il collasso del governo francesed durante la Seconda Guerra Mondiale, la collaborazione coi nazisti e la sottomissione di Vichy segnarono il nadir della pratica antiebraica, come altrove in Europa.<ref name="Juifs">Beatrice Philippe, ''La Révolution et l'Empire". Etre juif dans la société française du Moyen Age à nos jours'', Montalba, 1979, ''passim''.</ref> È nella fase del dopoguerra che gli ebrei francesi vengono ad assumere un posto centrale nell'Ebraismo europeo. La ragione principale, naturalmente, è negativa, cioè la distruzione degli ebrei europei perpetrata dal nazismo. Un'altra ragione è il grande influsso di nordafricani nel 1962. Nel 1971, gli ebrei francesi erano stimati a 580.000 persone, nel 1978 a 650.000, con un calo nel nuovo millennio, registrando 600.000 ebrei in Francia nel 2012.<ref name="Demografia">{{cita web |url=https://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Judaism/jewpop.html |titolo=Jewish Population of the World |opera=Jewish Virtual Library |anno=2012 |accesso=14 dicembre 2014}}</ref><ref name="Times500">{{cita web | url=http://www.timesofisrael.com/french-jews-fear-anti-semitism-will-destroy-community/ | titolo="French Jews fear anti-Semitism will destroy community" | editore=''Times of Israel'' | data=14 gennaio 2013 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=Serge Attal}}</ref><ref name="Federations500">{{cita web | url=http://www.jewishfederations.org/page.aspx?id=41975 | titolo="More Than One Quarter of Jews in France Want To Leave, Poll Finds" | editore=Jewish Federations | data=25 marzo 2012 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=Joe Berkofsky}}</ref><ref name="Spiegel500">{{cita web | url=http://www.spiegel.de/international/world/jews-emigrating-from-france-to-israel-a-822928.html | titolo="Fears of Anti-Semitism: More and More French Jews Emigrating to Israel" | editore=''Spiegel'' | data=22 marzo 2012 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=Gil Yaron}}</ref> Questi dati pongono la Francia molto avanti rispetto all'altra comunità ebraica consistente, quella britannica, che risulta seconda tra le comunità ebraiche europee occidentali.<ref name="John Irish and Guillaume Serries">{{cita web | url=http://www.reuters.com/article/2012/03/19/us-france-crime-idUSBRE82I07N20120319 | titolo="Gunman attacks Jewish school in France, four killed" | editore=''Reuters'' | data= marzo 2012 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=John Irish e Guillaume Serries}}</ref><ref name="Jim Maceda">{{cita web | titolo="Four shot dead at Jewish school in France; gun used in earlier attacks" | editore=''NBC News'' | url=http://worldnews.nbcnews.com/_news/2012/03/19/10753032-four-shot-dead-at-jewish-school-in-france-gun-used-in-earlier-attacks?lite | data=19 marzo 2012 | accesso=14 dicembre 2014 | autore=Jim Maceda}}</ref><ref name="Bens">D. Bensimon, "Socio-demographic aspects of French Jewry", ''European Judaism, 1978 e segg., nr. 1 & ''passim''.</ref> Tale aspetto di primato europeo dà agli ebrei sefarditi una voce speciale ed unica nel quadro dell'Ebraismo d'Europa. Esiste una sintesi di elementi: a parte Israele, la Francia è la sola comunità che ha subito una trasformazione demografica radicale. La letteratura ebraica che ne scaturisce rifletterà ciò, come riflette l'ambivalenza di lealtà, l'attaccamento all'Ebrasimo e l'interpretazione dei suoi temi e destini.<ref>A. Neher, "L'esprit de Judaisme française", ''L'Arche'', agosto/settembre 1960.</ref>
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Esiste naturalmente una visione differente, che si esprime all'estremo nella sua percezione della letteratura ebraica come cultura letteraria "semitica" in opposto ad una cultura letteraria "iafetica": "La cultura iafetica rende l'uomo astratto, ed è assorta dalla ''cosa in se stessa'', dal soggetto, dall'assoluto, dal principio. Il suo centro di gravità è qualcosa di molto distante, un elaborato sistema copernicano che si muove verso il sole milioni di chilometri da noi." Così afferma il critico francese Emmanuel Rais<ref name="Rais">Emmanuel Rais, "Poètes Juifs d'expression Française", ''Le Monde Juif'', agosto-settembre 1949; ''id.'', "Les écrivains juifs d'expression Française", ''Le Monde Juif'', febbraio 1950.</ref> Nella concezione iafetica, la persona individuale è ridotta a nient'altro che una minima parte dello schema — mentre la visione ebraica, continua Rais, pone l'uomo al centro, come afferma la [[w:Mishnah|Mishnah ''Avot'']], dove è condannato colui che interrompe il proprio apprendimento per osservare un suggestivo fenomeno naturale. "La Natura non è altro che la creazione di Dio, da ammirare non per se stessa, ma come testimonianza della saggezza di Dio... Ecco perché, per il poeta ebreo, alla Natura viene sempre assegnato un significato al di là dell'intrinseco, ed è solo un termine metaforico, un segno in un sistema alfabetico di riferimento. Non sarà mai di per se stesso il centro, ma il fine. La quintessenza del mondo ebraico è l'antropomorfismo."<ref name="Rais"/> Per l'ebreo, Dio è un essere vivente e non un concetto astratto; il Dio degli antenati, non dei filosofi. "Questo è il nocciolo di tutta la cultura ebraica, niente viene chiuso, niente proibito, solo l'accento è diretto altrove — tutti i fenomini naturali sono considerati non per se stessi, in principio, in astratto, ma come funzione dell'uomo al suo centro. È per gli uomini che Dio ha creato il mondo, ed è sotto questo aspetto che il poeta ebreo Lo vede, anche se si reputa un ateo."<ref name="Rais"/> Rais asserisce che lo scrittore ebreo è basilarmente un animale differente, sebbene la sua situazione sia complicata da vari gradi di assimilazione culturale: "La quercia più bella è quella che somiglia meno al tiglio e che sia più difficile da scambiare per un'altra specie di albero. Sarebbe la quercia più specifica, più tipica di tutte; l'ibrido, ciò che è di categoria incerta sta solo in periferia, ai margini."<ref name="Rais"/> E ciò accade anche in letteratura. La poesia, quanto più se stessa, è totalmente differente, come espressa da Edmond Fleg e André Spire.<ref name="Beate">[https://books.google.co.uk/books?id=GOmLCY8VQYgC&dq=E.+Rais,+%22Po%C3%A8tes+Juifs+d%27expression+Fran%C3%A7aise%22&source=gbs_navlinks_s Beate Wolfsteiner, ''Untersuchungen zum französisch-jüdischen Roman nach dem Zweiten Weltkrieg''], Walter de Gruyter, 2003, pp. 138-144 & ''passim''.</ref> Entrambi "non solo si proclamano ebrei nelle proprie scelte di soggetti (nella misura in cui il soggetto è il risultato di una scelta deliberata per un vero poeta), ma anche riguardo alla struttura interiore delle loro opere. È sufficiente per un ebreo essere poeta in qualsiasi lingua per essere poeta ebreo. La sola condizione necessaria è sincerità e onestà con se stesso. È sufficiente, in pratica, essere quello che uno è senza sacrificare gli elementi necessari della propria personalità nell'illusione fallace di snobbismo assimilazionista."<ref name="Rais"/> Con la Bibbia, il non ebreo tende a trattarla liberamente. Il poeta ebreo, sostiene Rais, è lontano dalla forma alessandrina classica e dalla poetica in prosa (tendenza postsimbolista): "Il mondo occidentale ha un'inclinazione allo statico, nell'affermazione e costrruzione. L'ebreo, invece, è un elemento mobile, dialettico."<ref name="Rais"/>
 
Quesdto carattere separato è stato difficile da descrivere o anche da isolare nella prosa. Altre descrizioni del romanzo ebraico evidenziano, come ha fatto de Boisdeffre, l'omogeneità basilare della cultura francese: "La Francia ha il genio dell'unità, nessun talento per la diversità, nessuna propensione al pluralismo."<ref name="Blot">Jean Blot, "The Jewish novel in France", ''European Judaism'', Vol. 5, nr. 1, 1970, fascicolo ''Europe: 25 Years Later'', Ignaz Maybaum (cur.), publ. Athenaeum-Polak & Van Gennep Ltd, Amsterdam.</ref> Tale opinione non nega il carattere ebraico del romanzo, ma lo colloca primariamente nelle reazioni ad una data circostanza storica, come [[w:Olocausto|l'Olocausto]], che ha compromesso il senso fondamentale dell'ebreo francese di identificarsi con questa nazione, sua patria, o il successo di Israele nella [[w:GuerreGuerra dei Seisei Giornigiorni|Guerra dei Sei Giorni]] che improvvisamente trasformò la condizione di tale nazione (e l'esistenza collettiva ebraica) e quindi, secondariamente, la condizione dell'ebreo non israeliano ai propri occhi e a quelli degli altri.<ref name="Blot"/>
 
Esistono pertanto tre interpretazioni differenti presentate come il carattere della narrativa ebraica in Francia: 1) essenzialmente non esiste tale narrativa eccetto come fenomeno regionale transitorio e locale; 2) la letteratura ebraica francese esiste certamente e risponde in vari gradi di intensità a circostanze storiche, riflettendo un senso ebraico di insicurezza, orgoglio o incertezza; 3) esiste una narrativa ebraica di carattere così specifico che non solo ha un colore determinato dai propri temi e reazioni palesi, ma è intrinseco alla sua natura e linguaggio.<ref name="Beate"/>
 
L'esposizione francese classica della lealtà ebraica è stata fatta da '''Edmond Fleg''' (1872-1964) e nella maniera più chiara e programmatica di tutte le sue opere, nel suo ''Purquoi je suis Juif''.<ref name="Fleg1">Edmond Flegenheimer, detto Edmond Fleg, nato il 26 novembre 1874 a Ginevra e morto il 15 ottobre 1963 a Parigi, è stato uno scrittore, filosofo, romanziere, saggista e drammaturgo francese ebreo del XX secolo. ''Né dans une famille religieuse, mais incapable de transmettre sa pratique du judaïsme à leur fils, c'est l'affaire Dreyfus qui marqua le rapprochement et l'ancrage d'Edmond Fleg à la religion juive. Il a été impressionné par Israël Zangwill, un des premiers partisans du sionisme. Après avoir combattu dans la Légion étrangère pendant la Première Guerre mondiale, il a passé sa vie à approfondir ses connaissances du judaïsme et à les partager à travers ses écrits. Il est l’auteur d'une vaste fresque poétique en quatre volumes'' : "Écoute Israël", "L'Éternel est notre Dieu", "L'Éternel est Un", "Et tu aimeras l'Éternel". Il a également traduit une partie de la Bible en français : "Le Livre du Commencement : Genèse" (1946) et "Le livre de la sortie d’Égypte" (1963). Il a aussi été librettiste d'opéra pour Ernest Bloch (Macbeth) et Georges Enesco (Œdipe). Dès les années 1920, il fut le président d'honneur des Éclaireurs Israélites de France (E.I.F.), l'inspirateur et le conseiller de son fondateur Robert Gamzon. Edmond Fleg fonde l’Amitié Judéo-Chrétienne de France avec Jules Isaac, en 1948. Il devient aussi membre, après guerre, de l'Alliance israélite universelle. Opere:
Anthologie juive (1923);
Anthologie de la Pensée Juive, éd. J'ai Lu, 2006;
L'Enfant prophète (1926);
Pourquoi je suis juif (1927);
Le Juif de pape, pièce de théâtre (1925);
La Maison de bon dieu, pièce de thèâtre (1920);
Le Marchand de Paris, Comédie-Française, 1929;
Le Chant nouveau (1946), Albin Michel, 1972 ;
Moses (1948), rééd. Moïse raconté par les sages, Albin Michel, 1997;
Nous de l'Espérance (1949);
Correspondance d'Edmond Fleg pendant l'affaire Dreyfus, éditée par André E. Elbaz, Paris 1976;
Jésus raconté par le Juif errant, Albin Michel, 2000;
Écoute Israêl, l'Éternel est notre Dieu, l'Éternel, Recueil de poèmes, Éditions Flammarion, 1954. Rachi est un poème extrait de l'œuvre précédente;
Vers le monde qui vient Collection "Presences du Judaisme" Editions Albin Michel, Paris 1960.
-- Cfr. Odile Roussel, Un itinéraire spirituel : Edmond Fleg, Paris, La Pensée universelle, 1978; Olivier Rota, "La pensée d’Edmond Fleg. Coopération judéo-chrétienne, messianisme et sionisme", paru dans Sens, juillet-août 2011, pp. 499–518.</ref>
 
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