Guida maimonidea/Critica del linguaggio: differenze tra le versioni

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La lotta contro l'idolatria impiega due strategie. La prima è quella di richiedere azioni che siano l'opposto di quelle praticate durante un rituale idolatro. Gli idolatri sacrificavano miele e lievito — la Torah quindi proibisce di portare miele all'altare. Gli idolatri evitavano di sacrificare capre, considerandole sacre — la Torah pertanto richiede sacrifici specificamentedi capre. La seconda strategia è quella di adottare pratiche pagane in un modo che le trasformi in adorazione di Dio. Un esempio di tale strategia è lo stesso culto sacrificale della Bibbia. Sottostante alla pratica di adorazione mediante il sacrificio di animali è la credenza in una divinità corp[orea antropomorfizzata, che ha bisogno di nutrirsi dei doni offerti dagli uomini. Questo culto pertanto è estraneo al monoteismo biblico, che punta ad eliminare dall'immagine di Dio qualsiasi traccia di antropomorfismo. Ma la Torah non avrebbe mai potuto annullare questa forma di adorazione tutta d'un colpo, poiché gli Israeliti ne erano totalmente permeati e abituati. Maimonide qui fa un paragone tra natura e Torah. La natura rende possibile ad un neonato di sopravvivere senza cibi solidi, che non è ancora capace di consumare, e la Torah similmente impiega un approccio pedagogico che prende in considerazione le condizioni storiche e spirituali del tempo. Non si impegna ad esprimere verità incondizionate ed eterne; tenta piuttosto di proporre un sistema di regole intese a far progredire gli esseri umani nelle circostanze reali in cui si trovano. Tentare di eliminare i sacrifici nel periodo in cui fu data la Torah sarebbe stato un tentativo tanto irrealistico quanto lo sarebbe stato per un legislatore eliminare la preghiera durante l'epoca di Maimonide: "A quel tempo, ciò sarebbe stato simile alla comparsa di un profeta di questi tempi che, esortando la gente ad adorare Dio, dicesse: 'Dio ti ha dato una Legge che ti proibisce di pregarGli, di digiunare, di invocarLo chiedendo aiuto nelle sventure. La tua adorazione deve solo consistere di meditazione, senza nessuna opera'" (III:32, p. 526). Come forme di adorazione, la preghiera ed il digiuno sono preferibili ai sacrifici, sebbene anche loro non siano ideali. Certamente, non sono premesse al bisogno di nutrirsi da parte di Dio, ma presumono comunque che Dio sia spinto ad agire in qualche modo emotivo grazie a pratiche a Lui dirette. Ciò nondimeno, negare quelle pratiche e limitare i riti esclusivamente al pensiero — cioè, la contemplazione interiore di Dio — lascerebbe la comunità senza nessun modo di adorare Dio. La Torah quindi conserva il culto sacrificale ma lo limita ad un solo luogo, proibendo l'uso di altari locali e richiedendo che tutti i sacrifici vengano fatti presso il santuario centrale. Inoltre, il culto sacrificale stesso viene eseguito in una forma che combatte l'idolatria, poiché non ci sono immagini o forme di Dio nel santuario, e molti elementi del culto praticato nel santuario sono diretti contro i riti idolatri.<ref name="Comanda"/>
 
Le spiegazioni degli ''ẖuqqim'' e dei sacrifici da parte di Maimonide rappresenta una storicizzazione alquanto audace della Torah. Egli asserisce che le ragioni degli ''ẖuqqim'' possano essere scoperte solo con una studio storico particolareggiato del contesto pagano in cui la Torah fu data. Si potrebbe dire che Maimonide qui facesse il primo passo verso lo studio comparativo delle religioni, facendolo nell'impegno di fornire un contesto razionale di tutti i comandamenti. Ma ancor di più, questo approccio determina che la Torah, sensibile alle necessità di tempo e luogo, e adattabile ai bisogni rituali umani, comanda l'uso di forme di adorazione fondamentalmente imperfette che rifiuta per principio. Lo fa come compromesso necessario affinché un qualche tipo di rituale possa essere usato nell'adorare Dio, ma l'utilità della strategia rimane basata sul contesto storico e geografico. Razionalizzare i comandamenti in questa maniera rischia di compromettere la loro autorità, trasformandoli in regole condizionate temporalmente: se non esistono più pagani il cui culto comprende il mangiare capretti nel latte materno, perché conservare la proibizione? Inoltre, se il bisogno radicato di culto sacrificale non esiste più — e Maimonide sentiva che non esisteva più al suo tempo — perché continuare a ritenere favorevolmente una forma rituale imperfetta? Non c'è da meravigliarsi che nella ''Mishneh Torah'' Maimonide evitasse di fornire una spiegazione storica dei sacrifici e delle leggi di purezza ed impurità. Li spiega su altre basi, evitando quelle che potevano compromettere potenzialmente l'autorità della legge.<ref name="Comanda"/>
 
===Esercizi spirituali===
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[[Categoria:Guida maimonidea|Critica del linguaggio]]