Guida maimonidea/Critica del linguaggio: differenze tra le versioni

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==Le Ragioni dei Comandamenti==
[[File:The10Commandments.png|300px|left|I Dieci Comandamenti]]
Per iniziare la sua discussione sul significato dei comandamenti, Maimonide pone il problema nel più vasto contesto della volontà in opposizione alla saggezza. Pertanto collega la porzione finale della ''Guida'', dedicata alle ragioni dei comandamenti, alle sezioni precedenti, che si occupano dei vari aspetti dei fondamenti dell'Ebraismo, e si sposta lungo l'asse volontà-saggezza. Secondo l'impostazione che considera la volontà come chiave per comprendere la perfezione di Dio, non c'èbisogno di ricercare le ragioni dei comandamenti. La loro autorità e significato fluiscono esclusivamente dal fatto che esprimono la volontà di Dio. In verità, assegnare loro delle ragioni potrebbe diminuirne il rispettivo valore, poiché sembrerebbe renderli dipendenti da qualche fonte di autorità esterna a Dio stesso e alla Sua potenza. L'impostazione religiosa e il concetto di umanità associati all'enfasi sulla volontà divina impongono un'obbedianza assoluta. Cercare di scoprire il significato dei comandamenti è un'espressione di mancanza di fede, mettendo in dubbio la loro autorità assoluta. Ma Maimonide rigetta completamente la prospettiva religiosa che evidenzia la volontà divina a svantaggio del significato dei comandamenti, e afferma che i comandamenti possono essere spiegati come manifestazioni di saggezza. Proprio come la saggezza di Dio viene rivelata nell'ordine e nel fine evidenti nella natura, così viene rivelata anche nella Torah mediante le sue implicite intuizioni ed i suoi fini.<ref name="Comanda">Per questa sezione si vedano J. Faur, “The Basis for the Authority of the Divine Commandments According to Maimonides”, ''Tarbiz'' 38, 1968, pp. 43-53 (in ebr.); Charles Manekin, "Divine Will in Maimonides` Later Writings", in Arthur Hyman & Alfred Ivri (curatori), ''Maimonidean Studies'' 5, 2008, pp.189-221; Abraham Nuriel, "Divine will in The Guide of the Perplexed", ''Revealed and Hidden in Medieval Jewish History'', Magnes Press, 1980, pp. 41-63 (in ebr.); Warren Z. Harvey, “Maimonides’ First Commandment, Physics, and Doubt”, ''Hazon Nahum: Studies in Jewish Law, Thought, and History Presented to Dr. Norman Lamm on the Occasion of his Seventieth Birthday'', Yaakov Elman & Jeffrey S. Guroc, pp. 149-162; Josef Stern, ''Problems and Parables of Law: Maimonides and Nahmanides on Reasons for the Commandments (Ta‘amei ha-Mitzvot)'', Albany, 1998.</ref>
Dr. Norman Lamm on the Occasion of his Seventieth Birthday'', Yaakov Elman & Jeffrey S. Guroc, pp. 149-162; Josef Stern, ''Problems and Parables of Law: Maimonides and Nahmanides on Reasons for the Commandments (Ta‘amei ha-Mitzvot)'', Albany, 1998.</ref>
 
Secondo Maimonide, come si è visto, Dio è rivelato non nel miracoloso, eccezionale ed inspiegabile, bensì nel naturale, nell'ordine, e nel causale. La Torah parimenti non dà voce all'arbitrario, alla volontà, o alla meraviglia. Ci sono coloro che trovano un significato religioso solo attribuendo a Dio assurdità e inspiegabilità, ma Maimonide considera tale convinzione come una sorta di malattia:
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Qualsiasi sforzo di assegnare uno scopo razionale ai comandamenti crea il serio problema posto dal gruppo di comandamenti citati nella letteratura rabbinica col termine [[w:Chuqqim|''ẖuqqim'']] (lett. "statuti", ma spesso usati a denotare un tipo di legge discussa in seguito). Questi comandamenti, come la proibizione di intrecciare lino e lana, la proibizione di mangiare carne e latte insieme, o le leggi della purezza ed impurità, appaiono completamente inspiegabili. La loro esistenza parrebbe rinforzare la posizione che si focalizza sulla volontà divina, ponendo l'importanza religiosa dei comandamenti nella sottomissione alla parola di Dio senza fare nessun tentativo di spiegarla. Secondo questa visione delle cose, l'importanza degli ''ẖuqqim'' sta nella loro mancanza di un qualsiasi fondamento logico comprensibile, e non hanno nessuna relazione con l'adempimento di un qualsiasi fine umano. Maimonide, come si è visto, rifiutò tale tipo di interpretazione della Torah e affermò che ogni comandamento aveva una ragione anche se non sappiamo quale. Tentando di assegnare un significato e una spiegazione agli ''ẖuqqim'', egli intraprese una delle iniziative più originali e audaci della storia del pensiero ebraico.<ref name="Comanda"/><ref name="Halbert4">Moshe Halbertal, ''Maimonides, cit.'', 2014, pp. 341-353 & ''passim''.</ref>
 
Maimonide affermava che la chiave per comprendere il significato degli ''ẖuqqim'' sta nel contesto storico in cui la Torah fu data. Spiega il suo principio interpretativo come segue: "Nel caso della maggior parte degli ''statuti'' la cui ragione ci è nascosta, tutto serve per tenere il popolo lontano dall’''idolatria''" (III:49, p. 612). Un comandamento come quello del divieto di mescolare carne e latte è legato ad un culto idolatro che esisteva nei tempi biblici, in cui un capretto veniva mangiato ritualmente nel latte di sua madre. La proibizione di indossare lino e lana insieme riflette l'uso di tale tessuto intrecciato per i paramenti di sacerdoti idolatri. Anche la proibizione di radere parti della testa e della faccia si origina da considerazioni simili, che rispecchiano la pratica tonsoria di sacerdoti pagani. Maimonide non si accontentò di speculare su tali materie;, eglima si immerse nella letteratura disponibile sull'idolatria che gli fornì le chiavi del significato di alcuni adempimenti inspiegabili, come scrisse al circolo di studiosi di Montpellier mentre completava la ''Guida'':
{{q|Ho anche letto in merito a tutte le materie che si occupano di idolatria, cosicché mi sembra che non esista a questo mondo una composizione su questo tema, tradotto in arabo da altre lingue, che io non abbia letto e capito, sondando le profondità del rispettivo contenuto. Da tali libri mi appare chiaro quale sia la ragione di tutti i comandamenti che si crede non abbiano altra ragione se non quella di decreto della Scrittura. Ho già in mano una grande composizione su questo tema in lingua araba (cioè la ''Guida dei perplessi'') con chiare prove di ogni singolo comandamento.|''Lettera sull'Astrologia'', pp. 465-466)}}