Guida maimonidea/Critica del linguaggio: differenze tra le versioni

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Di tutti gli argomenti filosofici esposti nella ''Guida'', questo sembra essere il più debole. Prima di tutto, il male causato dall'assenza del bene può a volte causare grande dolore e sofferenza insopportabile. Il dolore stesso può difficilmente essere descritto come assenza, poiché è reale, esistente e rovente. Oltre a ciò, l'argomento sembra essere un gioco logico casistico che contribuisce ben poco ad una comprensione della questione. Cosa ci si guadagna a chiamare qualcosa l'assenza di un'altra? C'è sicuramente qualcosa d'altro in gioco dietro al fragile argomento dell'assenza, un argomento più profondo e significativo: i danneggiamenti e i mali che risultano dalla nostra natura materiale sono condizioni necessarie. Chiedere perché nel mondo esistano morte, malattia, o vecchiaia difficile è fare domande insensate fintanto che siamo interessati ad essere quello che siamo, cioè creature materiali. Lamentarsi di questi mali necessariamente comporta un'aspettativa di essere qualcosa di diverso da ciò che siamo. Per sua natura stessa, la materia è limitata e finita, e sperare che sia perfetta ed eterna è come sperare di squadrare il cerchio. Distruzione e menomazione sono partte dell'essenza di qualcosa di materiale, e la materia subisce incidenti e non sarà mai perfetta. E così, in quelle relativamente rare occasioni quando dei bambini nascono con difetti, la situazione e legata necessariamente al nostro essere creature in possesso di corpi. Che Dio non crei materiale durevole o perfetto non significa che il Suo potere sia limitato, perché Dio non fa quello che è logicamente impossibile: È incapace di creare un numero "due" che moltiplicandolo per se stesso dia come risultato "cinque".Questo approccio alla prima categoria del male è segnato da un'accettazione profonda di limiti e da un riconoscimento della nostra finitezza. La consapevolezza del male è, tra le altre cose, una conseguenza dell'aspettativa che confronta la limitazione di ciò che è possibile. Se la morte è necessaria, non la viviamo come se fosse un male; è parte dell'essere ciò che siamo. Il riconoscere che qualcosa è inevitabile sminuisce la forza del patimento.<ref name="Male"/>
 
Ma l'affermazione della realtà non può comportare soltanto l'inevitabilità delle sue carenze. La realtà, così com'è, ci deve permettere la possibilità di un'esistenza buona e gratificante. E qui bisogna esaminare le due rimanenti tipologie di male: il male causato da altri e quello volontario, autoimposto. I mali che gli uomini si fanno a vicenda, come le guerre ed i crimini, risultano, secondo Maimonide, dalla lotta per le risorse limitate. Ciò nondimeno, un esame della natura del mondo dimostra che più una risorsa è basilare e necessaria, e più è abbondante. Aria, acqua e cibo di base esistono quasi senza limitazioni. La lotta per le risorse inizia quando le persone interiorizzano fine innaturali, come la ricerca della richchezza, dell'onore, e del piacere. Non ci sono diamanti e lingotti d'oro sufficienti per tutti, né c'è potere e potenza per tutti. La gente interiorizza mete inopportune e poi si lamenta che il mondo non riesca a sodisfare adeguatamente i propri desideri. E ciò incide non solo sui rapporti interpersonali ma anche sulla vita dell'individuo. Se la persona fosse soddisfatta di realizzare i propri bisogni basilari, non verrebbe a passare la sua vita correndo rischi, avendo preoccupazioni, frustrazioni gelosie ed amarezze. Similmente, dato che Maimonide credeva che la maggior parte delle malattie derivasse da una consumpazioneconsumazione impropria di cibo, l'uomo in congtrollocontrollo dei propri desideri avrebbe meno esposizione alle malattie e al declino psicofisico.<ref name="Male"/>
 
Il fine dell'essere umano è di sviluppare gli elementi intellettivi della propria vita e perseguire la conoscenza e la verità. La conoscenza, a differenza di potere, richhezza e onore, è una risorsa inesauribile. Che una persona abbia conoscenza non ne diminuisce la disponibilità ad altri. Altri beni immaginabili comportano un gioco a somma zero, in cui il guadagno di una persona è la perdita di un'altra, ed una società che persegue tali beni si creerà dei conflitti come risultato. Ma una società che interiorizza la conoscenza come suo più alto fine, eviterà tali conflitti. Possiederà tutte le risorse materiali di cui necessita per esistere, perché il mondo ne fornisce in quantità sufficiente, e il suo più alto fine, la conoscenza, non è limitata o soggetta a concorrenza. E ciò che è vero per la società è vero anche per l'individuo. Interiorizzando il giusto fine, egli si libererà dai tormenti fisici e spirituali associati alla vita dedita a soddisfare desideri. Questa impostazione del problema del male è profondamente adatta al mondo come è. Il mondo è un reame ideoneo all'essere umano purché l'essere umano adotti il giusto scopo di vita. Ma se fa del male a se stesso o agli altri, è ridicolo reputare ciò come una tragica imperfezione del mondo o la base di una protesta contro Dio.<ref name="Male"/>
 
L’''affermazione'' del mondo implica un ulteriore aggiustamento attitudinale relativo a come uno comprenda lo scopo dell'esistenza. La visione tragica del mondo è sostenuta dall'idea che lo scopo dell'esistenza sia l'uomo e che tuttavia i suoi bisogni non siano soddisfatti quando l'uomo entra in contatto col mondo. Maimonide attribuisce questa idea agli scritti di [[w:Rhazes|Razi]], il filosofo e medico mussulmano del X secolo:
{{q|Razi ha scritto un libro famoso, che egli ha intitolato "Cose Divine". Lo ha colmato dell'enormità dei suoi vaneggiamenti e nozioni ignoranti. Tra questi c'è una nozione che ha fantasticato, cioè, che ci sia più male che bene in ciò che esiste; se confronti il benessere dell'uomo ed i suoi piaceri nel periodo di tempo del suo benessere con i dolori, le pesanti sofferenze, le infermità, le afflizioni paralitiche, le miserie, i dispiaceri e le calamità che gli succedono, tu scoprirai che la sua esistenza — egli intende l'esistenza dell'uomo — è una punizione ed un grande male inflittogli... La ragione di tutto questo grande errore sta nel fatto che questo ignorante e quelli come lui nella massa considerano ciò che esiste solo in relazione all'individuo umano. Ogni stolto immagina che tutto ciò che esiste, esiste per amor suo personale; è come se nulla esistesse eccetto lui. E se qualcosa gli succede che è diverso da ciò che desidera, egli esprime il suo caustico giudizio che tutto quello che esiste è male.|III:12, pp. 441-442}}
 
Una giusta comprensione dell'esistenza isegna che l'uomo non è il fine dell'esistenza. Le sfere e i corpi celesti non sono stati ceati per servire l'uomo, ed egli non è altro che una parte minuscola dell'universo nel suo complesso. Questo adattamento attitudinale, questo evitare di porre l'uomo al centro dell'universo, gioca una parte importante nel cambiare la propria visione del mondo. Il Libro di Giobbe racconta la storia di questo adattamento, provato dal suo protagonista. All'inizio, Job sostiene che tutto nel mondo accade per lui o contro di lui. Quando la tragedia colpisce la sua famiglia, si lamenta gli sia successo nonostante non abbia fatto nulla di sbagliato. Il processo psicologico che avviene in Giobbe lo porta a riconoscere che molte cose nel mondo succedono indipendetemente da lui; non sono né a suo favore né a suo disfavore e non hanno assolutamente niente a che fare con lui o le sue azioni.<ref name="Male"/>
 
La chiave per confrontarsi col problema del male allora si trova in un cambiamento della consapevolezza umana. Uno deve internalizzare un giusto senso del proprio posto nell'universo e riconoscere l'inevitabilità della transitorietà, dato che il proprio è un corpo materiale. Se la persona si prefigge fini che siano ben adatti alla natura dell'esistenza, allora ne godrà i benefici e le benedizioni. La società contemporanea, segnata da un sempre maggiore consumismo ed una più grande dipendenza dalle fonti energetiche che contaminano l'ambiente, dimostra purtroppo ciò che intende Maimonide. La natura non è fatta per sostenere questa sorta di meta globale, e le persone molto presto pagheranno il prezzo di questo comportamento verso se stessi e verso l'esistenza. L'universo è la dimora dell'uomo fintanto che l'uomo soddisfa il proprio elevato fine spirituale nella capacità di conoscere e giudicare. L'approccio di Maimonide al male fluisce da un motivo cruciale del suo pensiero, che la natura e la realtà causale, come incarnazione della benevolenza e del bene, sono la più alta espressione della rivelazione di Dio.<ref name="Male"/><ref name="Halbert3"/>
 
==La Provvidenza==
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