Guida maimonidea/Imitatio Dei: differenze tra le versioni

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L'alta posizione politica che aveva raggiunto come ''nagid'' ed il prestigio ottenuto grazie alla sua personalità gli permise di agire a nome dei suoi correligionari nelle terre dell'impero arabo. In tal modo liberò gli ebrei yemeniti "da dure condizioni e tasse pesanti ordinate contro di loro", e gli ebrei poterono così riprendersi "dagli oneri imposti loro dai governanti".<ref>Kobez II, 9a, ediz. Lichtenberg - in [http://books.google.co.uk/books?id=8ht2SvHI9zUC&pg=PA262&lpg=PA262&dq=maamar+hajichud&source=bl&ots=nsGmTx1z-_&sig=MpqVkyAGKbp8xcwQR49654lfRyk&hl=en&sa=X&ei=lsVHVMXRMpCV7Aa5uIDoCw&ved=0CCYQ6AEwAA#v=onepage&q=maamar%20hajichud&f=false Heschel, ''op. cit.'', p. 262].</ref> "In tutta la sua vita, Maimonide fu d'aiuto a molti, in tutta la diaspora ebraica; con le sue lettere e note di consolazione, consolidò nella fede molte comunità di Israele. La sua saggezza fu accompagnata da grande compassione e generosità; la sua casa rimase aperta a tutti." (''Ibid.'')
 
Come capo supremo degli ebrei, Maimonide ebbe un'alta posizione politica; fu considerato il principale medico della sua epoca, il più importante talmudista del millennio, un filosofo epocale, un matematico eccezionale, scienziato e giurista di fama; fu ammirato dalle masse, onorato da principi, c elebratocelebrato dagli studiosi; corrispose epistolarmente con rettori rinomati e giudici insignificanti; gran parte del suo tempo fu preso da problemi di gente comune, da malattie e capricci di governanti, dalle sofferenze spirituali e fisiche dell'harem reale; osservò le forme più sofisticate di cerimoniale a corte come anche semplici gentilezze e cordialità con le persone comuni; In tutto ciò egli affermò la sua personalità riservata e determinata. Sebbene ammalato e sofferente, il Grande Maestro non si fermò: gli impulsi che l'avevano spinto a svolgere ricerche erudite per tutta la vita, ora lo spinsero verso i pazienti da curare. Nella sua etcica, lottò contro la negazione della vita, l'ascetismo, e insegnò il giusto mezzo, l'equilibrio; tuttavia, la sua abnegazione andò ben oltre l'equilibrio. Fu uomo di volontà potente, di risolutezza e libertà.<ref name="Kreisel">Theodore Howard Kreisel, ''Maimonides` Political Thought: Studies in Ethics, Law and the Human Ideal'', State University of New York Press, 1999, cap. 3, pp. 125-158 & ''passim''.</ref> Dedicò gli ultimi quindici anni di vita solo alla medicina con più energia di quanta non ne avesse impiegata nei dieci anni in cui scriise la codificazione. La passione per il lavoro accademico, che lo dominò sin dalla giovinezza, fu rimpiazzato da un motivo differente. Dopo il capitolo finale della ''Guida dei perplessi'', non scrisse altro che ''reponsa'' ed una lettera. Il suo progetto di scrivere un libro sulla ''Haggadah'', dimostrando la filosofia che scaturisce dall'Ebraismo e pertanto legittimando la propria filosofia; il suo desiderio di tradurre le sue opere arabe in ebraico; la necessità di completare il commentario talmudico che aveva iniziato già una volta; il suo lavoro sul Talmud gerosolimitano; il suo desiderio di compilare un promesso libro di fonti su cui sarebbe dipeso il futuro del Codex — tutte queste cose furono abbandonate per dedicarsi esclusivamente a curare i malati. All'apice della vita, si volse dalla metafisica alla medicina, dalla contemplazione alla pratica.<ref name="Heschel"/>
 
Questa fu l'ultima trasformazione di Maimonide : da contemplazione a pratica, da conoscenza ad imitazione di Dio. Dio non fu solo l'oggetto di conoscenza — Egli fu il Modello da seguire. Le Sue opere, le creature del mondo che Egli guida con la Provvidenza, sostituirono concetti astratti che costituiscono un atto spirituale attraverso una conoscenza intellettuale di Dio. L'osservazione e l'assorbimento di eventi concreti rimpiazzarono la visione astratta. Ora il pensatore non si diede più animo di negare le caratteristiche di Dio; si adoperò invece di "divenire simile a Dio nelle proprie azioni".<ref>''Moreh Nevukhim'' III, 54, anche in [http://books.google.co.uk/books?id=8ht2SvHI9zUC&pg=PA262&lpg=PA262&dq=maamar+hajichud&source=bl&ots=nsGmTx1z-_&sig=MpqVkyAGKbp8xcwQR49654lfRyk&hl=en&sa=X&ei=lsVHVMXRMpCV7Aa5uIDoCw&ved=0CCYQ6AEwAA#v=onepage&q=maamar%20hajichud&f=false Heschel, ''op. cit.'', p. 262].</ref> Impetuoso nemico di tutti gli antropomorfismi, che cercano di rendere Dio simile all'uomo, Maimonide capì che la conclusione ultima della saggezza era di diventare simile a Dio, proprio come il moto cosmico delle sfere e di tutti gli eventi del mondo avvengono per diventare simili a Dio. La tendenza antica verso la ''[[w:Gnosticismo|gnosis]]'', verso la contemplazione come fine dell'uomo — spesso mediante una fuga dal mondo e la negazione della vita — coincise in Maimonide con una tendenza verso l`''ethos'', verso l'azione, come meta e primato, la tendenza sviluppata più consistentemente dall'Ebraismo biblico-talmudico. Il proposito degli ultimi quattordici anni della sua vita fu di conquistare l'antinomia che ne era scaturita. Durante la sua giovinezza, l'ideale di vita era stato la perfezione umana. Ciò fu sostituito ora dall'imitazione di Dio. L'Io privato, che era determinato non da se stessi ma da Dio, scomparve dal suo comportamento.<ref name="Kreisel"/>