Guida maimonidea/Filosofia e concetti: differenze tra le versioni

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Nella storia biblica, Abramo appare come fondatore di una famiglia, che trasmette la benedizione di Dio alla prorpia discendenza. Il ricorrente conflitto sull'eredità di tale benedizione è l'asse su cui poggiano le storie di Genesi: l'erede è Ismaele o Isacco? Giacobbe o Esaù? Maimonide tuttavia vede Abramo non come fondatore di una famiglia che tramanda la benedizione divina ai suoi discendenti, ma come l'iniziatore di un vasto movimento i cui membri sono tutti considerati parte del suo casato: "...migliaia e decine di migliaia si unirono a lui. Queste sono le persone a cui ci si riferisce nella frase ''uomini della casa di Abramo''." Suo figlio Isacco lo seguì nel fornire istruzione sul monoteismo: "[Abramo] infuse nei loro cuori questa grande dottrina, compose dei libri su di essa e la insegnò ad Isacco, suo figlio. Isacco si sistemò, istruendo ed esortando. Impartì la dottrina a Giacobbe e gli ordinò di insegnarla. Anche lui si sistemò, insegnò e rafforzò moralmente tutti coloro che si unirono a lui" ("Leggi sull'Idolatria", 1:3). Sono le idee importanti e gli insegnamenti che passano da generazione a generazione, non la benedizione e la promessa.<ref name="Profeta"/><ref>Moshe Halbertal, ''Maimonides, cit.'', 2014, pp. 213-216.</ref>
 
L'idea che Abramo fu il fondatore della scuola monoteista più che un padre che tramanda la benedizione e la promessa alla sua progenie, si basa sulla visione più ampia di Maimonide circa l'elezione di Israele. Rifiuta la posizione presa dalla generazione precedente con [[w:Yehuda Ha-Levi|R. Yehuda Ha-Levi]] nel suo ''[[w:Kuzari|Kuzari]]'', che interpreta l'elezione di Israele come trasmissione di tratti ereditari unici che danno agli ebrei la capacità di essere profeti — cosa non concessa alle nazioni del mondo. Maimonide attacca tale interpretazione all'inizio della sua discussione sulla profezia: "È una dei principi fondamentali della religione che Dio ispiri gli uomini con il dono profetico" ("Leggi sui Fondamenti della Torah" 7:1). Si noti attentamente quello che dice: Dio concede la profezia a tutti gli uomini, non solo ad Israele. Il percorso verso la perfezione religiosa è aperto a tutti gli esseri umani, ebrei e non ebrei allo stesso modo. E così scrive come segue alla fine di "Leggi sull'Anno Sabbatico e l'Anno del Giubileo", nella ''halakhah'' finale del ''Libro dell'Agricoltura'', volume dedicato alle leggi agricole:
==Magia e idolatria==
{{q|Non solo la tribù di Levi ma anche ogni singolo individuo di coloro che sono venuti al mondo, il cui spirito si agita e la cui conoscenza gli dà la capacità di distinguersi per poter stare di fronte a Dio, servirLo, adorarLo, e conoscerLo, che cammina dritto come Dio gli ha dettato, e libera il collo dal giogo delle molte speculazioni che i figli degli uomini sono soliti perseguire — tale individuo è consacrato al Santo dei Santi, e la sua porzione ed eredità sarà nel Signore per sempre e sempre più.|"Leggi sull'Anno Sabbatico e l'Anno del Giubileo", 13:13}}
{{WIP|Monozigote}}
 
La tribù di Levi non ricevette un'assegnazione di territorio in Terra d'Israele perché fu separata e consacrata a servire Dio. Ma il servizio di Dio non è un ruolo ereditario o tribale; è una condizione che tutti gli abitanti del mondo possono ottenere.<ref name="Profeta"/> Yehuda Ha-Levi postulava un'inclinazione ereditaria che passò dall'Adamo primordiale per mezzo della famiglia di [[w:Terach|Terach]] fino ad Abramo. Secondo Maimonide tuttavia Abramo non poteva vantarsi dei suoi antenati, poiché erano idolatri. La sua virtù risiedeva nella trasformazione che apportò diffondendo il monoteismo. Abramo quindi fu il primo convertito, non il portatore di un'inclinazione ereditaria. In termini simili a quelli usati nella ''Mishneh Torah'', Maimonide dice a Ovadyah il Proselita che questi poteva far riferimento, nelle proprie preghiere, ad Abramo come suo padre:
{{...}}
{{q|La ragione per questo è che Abramo nostro Padre insegnò al popolo, aprì le loro menti, e rivelò loro la vera fede e l'unità di Dio; rifiutò gli idoli e abolì la loro adorazione; condusse molti figli sotto le ali della Divina Provvidenza; diede loro assistenza e consiglio... Da allora, pertanto, chiunque adotti l'Ebraismo e chiunque confessi l'unità del Nome Divino, come prescritto nella Torah, viene contato tra i discepoli di Abramo nostro Padre, che la pace sia con lui. Questi uomini sono del casato di Abramo... Quindi Abramo nostro Padre, che la pace sia con lui, è padre della sua posterità devota che osserva le sue vie, e padre dei suoi discepoli e di tutti i proseliti che adottano l'Ebraismo.|"Lettera a Ovadyah", pp. 475-476}}
 
La distinzione del popolo ebraico risiede nel loro monoteismo, e chiunque affermi appropriatamente il monoteismo è figlio di Abramo. Come scrive successivamente nel capitolo di "Leggi sull'Idolatria": "E così continuò con sempre più crescente vigore tra i figli di Giacobbe ed i loro aderenti finché diventarono un popolo che conobbe Dio" (1:3).<ref name="Kaplan">Laurence Kaplan, "Maimonides on the Singularity of the Jewish People", ''Da`at'' 15, 1985, V-XXVII.</ref>
 
Il capitolo conclude la sua storia della religione con la figura di Mosè. Dopo che i figli di Giacobbe si recarono in Egitto, gli Israeliti stessi caddero nell'idolatria:
{{q|Quando gli Israeliti rimasero in Egitto a lungo, ricaddero [nell'idolatria], impararono le pratiche dei loro vicini e, come questi, adorarono idoli, ad eccezione della tribù di Levi, che mantenne fermo il compito affidatogli dal Patriarca. Questa tribù di Levi non praticò mai l'idolatria. La dottrina impiantata da Abramo sarebbe stata sradicata in breve tempo, ed i discendenti di Giacobbe sarebbero caduti nell'errore e nelle perversioni prevalenti universalmente. Ma grazie all'amore di Dio per noi e poiché Egli mantenne il giuramento fatto al nostro avo Abramo, Egli nominò Mosè come nostro insegnante ed insegnante di tutti i profeti e gli affidò la sua missione. Dopo che Mosè ebbe iniziato ad esercitare le sue funzioni profetiche ed Israele fu scelto dall'Altissimo come Suo retaggio, Egli li coronò con precetti, e mostrò loro il modo di adorarLo e come trattare l'idolatria e coloro che si perdono in essa.|''Ibid.''}}
 
A differenza di Abramo, Mosè è un legislatore, non solo un insegnante. Una scuola ha poteri limitati, ed una tradizione costruita su argomenti è di incerta durata. Gli Israeliti, ad eccezione della tribù di Levi, cedette all'influenza dell'ambiente e precipitò nell'idolatria.<ref name="Kaplan"/><ref name="Profeta"/>
 
La legge divina appare sulla scena della storia per poter introdurre stabilità ed assicurare continuità una volta che sia divenuto chiaro che l'argomentazione da sola non è in grado di tramandare la tradizione. Mosè quindi fu il fondatore della nazione di Israele come unità politica in possesso di un sistema legale, e l'elezione di Israele ottiene espressione attraverso la concessione della Torah. Ne consegue che, quando un proselita accetta la Torah, diventa parte della nazione di Israele, che similmente divenne nazione grazie alla sua accettazione della Torah. Il proselita è uguale al resto d'Israele perché la Torah fu data ad Israele e a tutti coloro che la vogliono accettare. Maimonide sottolinea questo punto ad Ovadyah in questi termini: "Tu potrai certamente dire la benedizione ''Colui che ci ha scelti, Colui che ci ha dato, Colui che ci ha presi con Sé'' e ''Colui che ci ha separati dagli altri'': poiché il Creatore, che Egli sia lodato, ha veramente scelto te e ti ha separato dalle nazioni e ti ha dato la Torah. Poiché la Torah è stata data a noi ed ai proseliti" ("Lettera ad Ovadyah, p. 476). Per invertire la discesa nell'idolatria, che iniziò al tempo di Enosh con l'adorazione degli intermediari, Mosè usò non solo l'argomentazione filosofica ma anche la proibizione assoluta imposta dalla Torah di non adorare altri che Dio.<ref name="Kaplan"/><ref name="Profeta"/>
 
==Magia e idolatria==
[[File:Jeroboam sets up two golden calves.jpg|thumb|250px|Geroboamo erige due vitelli d'oro (''Bible Historiale'', l'Aia, 1372)]]
Nella ''Mishneh Torah'', Maimonide, con perspicacia filosofica, formula i concetti fondamentali del mondo ebraico: il significato della perfezione umana, il fine della Torah, il concetto di divinità, il pinnacolo dell'esperienza religiosa tramite l'amore e il timore, la dottrina della profezia, il concetto di fede, e l'elezione di Israele. Ma la sua prospettiva filosofica influenza non solo la sua ampia visione del mondo ed il significato della ''halakhah'' in essa; influenza anche il suo trattamento delle norme halakhiche specifiche. L'illustrazione più chiara e profonda è la sua formulazione di una serie di proibizioni relative a magia, stregoneria e incantesimi, tutti considerati nel Capitolo 11 di "Leggi sull'Idolatria".<ref name="Magic">Dov Schwartz, ''Astrology and Magic in Medieval Jewish Thought'', Bar Ilan Univesity Press, 2004, ''passim''; Aviezer Ravbitsky, "'The Madness of Those Who Write Amulets': Maimonides and His Students on Language, Nature and Magic", ''Maimonidean Studies'', Schoken Press, 2006, pp. 181-204.</ref>
 
==Messianismo e natura==
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==Note==
 
{{Avanzamento|75%|1112 novembre 2014}}
[[Categoria:Guida maimonidea|Filosofia e concetti]]