Guida maimonidea/Filosofia e concetti: differenze tra le versioni

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Tenendo tutto ciò in considerazione, ritorniamo ora la ''Mishneh Torah''. La prima ''halakhah'' del trattato formula il concetto di Dio e deve quindi essere esaminata con attenzione: "Il principio basilare di tutti i principi basilari ed il pilastro di tutte le scienze è sapere che esiste un Primo Essere che ha portato in essere ogni cosa esistente. Tutte le cose esistenti, che siano celesti, terrestri, o appartenenti ad una classe intermedia, esistono soltanto tramite la Sua vera esistenza" ("Leggi sui Fondamenti della Torah", 1:1). Nell'ambito di questa breve formulazione, si può vedere una tensione significativa rispetto alla relazione di Dio col mondo. La prima frase implica che Dio creò il mondo e Lo descrive come avesse "portato in essere ogni cosa esistente". La seconda frase tuttavia indica una direzione alquanto differente: "Tutte le cose esistenti, che siano celesti, terrestri, o appartenenti ad una classe intermedia, esistono soltanto tramite la Sua vera esistenza." Ciò comporta che tutta l'esistenza derivi proprio dall'esistenza di Dio piuttosto che da una Sua azione deliberata ed intenzionale. Insita in questa breve affermazione sta la tensione più basilare e importante della filosofia medievale ebraica: Dio è il Creatore del mondo, Che lo ha portanto in essere, o il mondo esiste semplivemente perché esiste Dio? Il lettore che crede nella creazione ''ex nihilo'' troverà supporto nella prima frase, e uno che favorisce la convinzione in un mondo eternamente esistente propenderà per la seconda frase. L'ideale sarebbe stato avere le minute di queste prime frasi della ''Mishneh Torah'', dato che in esse Maimonide si impegna nel portentoso compito di articolare la definizione normativa di Dio. In tale definizione, ogni parola e sfumatura fa una differenza immensa alla luce della grande importanza implicita nel dilemma metafisico. In un modo o nell'altro, è chiaro che l'affermazione non si ritrae dal sollevare la possibilità di un universo eterno.<ref name="Nihilo"/>
 
Questa formulazione del concetto di Dio fa un uso ripeturo della radice verbale ebraica ''m-ẕ-`'' con le sue varie combinzionicombinazioni. Maimonide non usa i descrittori tradizionali di Dio, come "Creatore del Mondo", "Signore del Mondo", e così via. L'essenza di Dio è formulata qui in termini di esistenza piuttosto che di personalità. Il punto è evidenziato e sviluppato ulteriormente nei due ''halakhot'' successivi:
{{q|Se si potesse supporre che Egli non esista, ne conseguirebbe che null'altro potrebbe mai esistere.</br>
Se però si supponesse che tutti gli altri esseri non esistessero, Egli solo esisterebbe ancora. La loro non-esistenza non implicherebbe la Sua non-esistenza. Poiché tutti gli esseri hanno bisogno di Lui; ma Egli, che sia benedetto, non ha bisogno di loro né di uno solo di loro. Quindi, la Sua vera essenza [oppure: verità] è dissimile da qualsiasi di loro.|"Leggi sui Fondamenti della Torah"}}
 
L'esistenza di Dio è necessaria, ma l'esistenza del mondo è contingente. Similmente, c'è un'asimmetria di base tra l'esistenza di Dio e quella del mondo. L'esistenza del mondo dipende dall'esistenza di Dio, ma l'esistenza di Dio non dipende da quella del mondo. Di conseguenza, l'esistenza di Dio è maggiormente vera: "La Sua verità è diversa da quella di tutti loro." Ciò è perché la verità non è soltanto una qualità di affermazioni sul mondo; denota piuttosto la forza di esistenza di un essere. Più l'esistenza di un essere è ancorata, necessaria e non contingente, e più vera, o reale, è la sua esistenza. L'affermazione di Maimonide in queste ''halakhot'' che Dio è un essere la cui esistenza è necessaria evidenzia l'influenza profonda del filosofo mussulmano [[w:Avicenna|Ibn Sina (Avicenna, 970-1037)]], che descrive Dio in possesso di necessaria esistenza.<ref name="Avicenna">Harry Blumberg, "The Problem of Immortality in Avicenna, Maimonides and St.Thomas Aquinas", ''Harry Austryn Wolfson Jubilee Volume'', Saul
Lieberman et al. (curatori), pp. 165-85, rist. ''Essays in Medieval Jewish and Islamic Philosophy'', Arthur Hyman (cur.), pp. 95-115; Dov Schwartz, "Avicenna and Maimonides on Immortality: A Comparative Study", ''Studies in Muslim-Jewish Relations'', Ronald L. Nettler (cur.), pp. 185-197; Sarah Stroumsa, "True Felicity: Paradise in the Thought of Avicenna and Maimonides", ''Medieval Encounters'' 4, 1998, pp. 51-77.</ref>
 
La tensione tra creazione ed esistenza eterna, proposta nella prima''halakhah'', è risolta, man mano che il capitolo si sviluppa, in favore dell'esistenza eterna. Dopo aver definito il concetto di Dio, Maimonide offre una concisa prova della Sua esistenza: "Questo essere è il Dio dell'Universo, il Signore di tutta la Terra. Ed è Egli che controlla la Sfera (dell'Universo) con una potenza che è senza fine né limite, potenza che non è mai interrotta. Poiché la Sfera rotea sempre; ed è impossibile che rotei senza qualcuno che la faccia roteare" ("Leggi sui Fondamenti della Torah", 1:5). L'esistenza di Dio è dimostrata dal movimento continuo della sfera. Poiché la sfera rotea in perpetuo, deve esserci una prima causa che la muova, e tale causa è Dio. In seguito, nella ''halakhah'' che tratta dell'unità di Dio e la conseguente incorporeità — qualcosa di corporeo può essere diviso — Maimonide usa di nuovo il moto continuo della sfera come prova dell'incorporeità di Dio: "E il nostro Dio, che il Suo Nome sia benedetto, dato che la Sua potenza è infinita e incessante — poiché la Sfera (dell'Universo) rotea continuamente — la Sua potenza non è l'energia di un corpo fisico. E poiché Egli non è un corpo fisico, gli incidenti che succedono ai corpi fisici non si applicano a Lui, così da distinguerLo da un altro essere" ("Leggi sui Fondamenti della Torah", 1:7). Pertanto, in questi ''halakhot'' iniziali della ''Mishneh Torah'' Maimonide prova l'esistenza e incorporeità di Dio alla luce della propria determinazione che il mondo è sempre esistito.<ref name="Nihilo"/>
 
Naturalmente, si potrebbe applicare una lettura più stretta e dire che quello che Maimonide intende è che la sfera si muove incessantemente solo da quando il mondo fu creato. Nella ''Guida'' tuttavia Maimonide afferma espressamente che la prova dell'esistenza di Dio nella ''Mishneh Torah'' si basa sull'esistenza eterna del mondo. Usa l'argomento del "dilemma" nella seguente maniera: Se il mondo fu creato, l'esistenza di Dio può essere provata proprio sulla base della creazione. Se d'altra parte il mondo è eterno, l'esistenza di Dio può essere provata sulla base del moto perpetuo della sfera: "Per tale ragione troverai sempre che ogniqualvolta, in ciò che ho scritto nei libri di giurisprudenza, vengo a menzionare i fondamenti e inizio con lo stabilire l'esistenza della divinità, la stabilisco con discorsi che adottano il modo della dottrina dell'eternità del mondo" (''Guida'' I:71). E così, nel suo trattato halakhico, Maimonide adotta la posizione che sostiene l'eternità del mondo, la più filosofica delle due posizioni. Chiunque creda che Maimonide nascose questa posizione ai suoi lettori, può far riferimento alla dichiarazione espressa nell'apertura della ''Mishneh Torah''.<ref name="Nihilo"/>
 
==Fede e profezia==