Guida maimonidea/Filosofia e concetti: differenze tra le versioni

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Il problema è insito al centro della ''Guida'' e lo considereremo nei capitoli che la riguardano. Al momento ci interessa la formulazione maimonidea, nel primo capitolo della ''Mishneh Torah'', di come il concetto di Dio si rifletta sul vessante dilemma dell'eternità del mondo rispetto alla creazione ''ex nihilo''. Inizialmente dobbiamo notare che numerosi capitoli della ''Guida'' sono dedicati a convincere che i filosofi non sono stati capaci di provare l'eternità del mondo. Da una prospettiva metafisica, questi capitoli intimano che la questione di eternità o ''ex nihilo'' rimane aperta, dato che il problema matafisico non è stato risolto. Maimonide rende chiaro che, data la vasta natura del problema, egli propendeva per la visione di un mondo creato ''ex nihilo'', poiché senza tale convinzione la religione di Israele si sarrebbe drasticamente indebolita. Poteva quindi rimanere fedele alla prospettiva filosofica senza adottare la conclusione radicale che avrebbe messo a rischio l'Ebraismo, poiché la filosofia non richiedeva un universo eterno né un dinniego della volontà creativa di Dio.<ref name="Nihilo">Alexander Altmann & S. M. Stern, “A Note on the Rabbinic Doctrine of Creation”, ''Studies in Religious Philosophy and Mysticism'', Alexander Altmann (cur.), pp. 108-27; ''id.'', “Maimonides’ ‘Four Perfections’”, ''Israel Oriental Studies'' 2, 1972, pp. 15-24; ''id.'', “Maimonides on the Intellect and the Scope of Metaphysics,” ''Von der mittelalterlichen zur modernen Aufkärung'', pp. 60-129; Herbert A. Davidson, “Maimonides’ Secret Position on Creation”, ''Studies in Medieval Jewish History and Literature'', Isadore Twersky (cur.), vol. 1, pp. 16-40; Alfred L. Ivry, “Maimonides on Creation”, ''Creation and the End of Days: Judaism and Scientific Cosmology'', D. Novack & N. Samuelson (curatori), pp. 185-214.</ref>
 
Come vedremo, diversi interpreti di Maimonide, tra cui Samuel Ibn Tibbon, asserivano che, sebbene una credenza nella creazione ''ex nihilo'' fosse presente in superficie della ''Guida'', Maimonide in verità non sostenne mai tale opinione. Il messaggio nascosto della ''Guida'' è che il mondo sia proprio eterno, e che Maimonide sia più aristotelico di quanto non ammetta egli stesso, e che abbia celato tale idea per le relative implicazioni alle convinzioni basilari dell'Ebraismo. Su questa premessa, secondo Samuel Ibn Tibbon, il fine filosofico nascosto della ''Guida'' era la proposta di una reinterpretazione sistematica dei concetti fondamentali dell'Ebraismo — rivelazione, provvidenza, ricompensa e punizione — alla luce della fede in un universo eterno.<ref name="Nihilo"/>
 
Tenendo tutto ciò in considerazione, ritorniamo ora la ''Mishneh Torah''. La prima ''halakhah'' del trattato formula il concetto di Dio e deve quindi essere esaminata con attenzione: "Il principio basilare di tutti i principi basilari ed il pilastro di tutte le scienze è sapere che esiste un Primo Essere che ha portato in essere ogni cosa esistente. Tutte le cose esistenti, che siano celesti, terrestri, o appartenenti ad una classe intermedia, esistono soltanto tramite la Sua vera esistenza" ("Leggi sui Fondamenti della Torah", 1:1). Nell'ambito di questa breve formulazione, si può vedere una tensione significativa rispetto alla relazione di Dio col mondo. La prima frase implica che Dio creò il mondo e Lo descrive come avesse "portato in essere ogni cosa esistente". La seconda frase tuttavia indica una direzione alquanto differente: "Tutte le cose esistenti, che siano celesti, terrestri, o appartenenti ad una classe intermedia, esistono soltanto tramite la Sua vera esistenza." Ciò comporta che tutta l'esistenza derivi proprio dall'esistenza di Dio piuttosto che da una Sua azione deliberata ed intenzionale. Insita in questa breve affermazione sta la tensione più basilare e importante della filosofia medievale ebraica: Dio è il Creatore del mondo, Che lo ha portanto in essere, o il mondo esiste semplivemente perché esiste Dio? Il lettore che crede nella creazione ''ex nihilo'' troverà supporto nella prima frase, e uno che favorisce la convinzione in un mondo eternamente esistente propenderà per la seconda frase. L'ideale sarebbe stato avere le minute di queste prime frasi della ''Mishneh Torah'', dato che in esse Maimonide si impegna nel portentoso compito di articolare la definizione normativa di Dio. In tale definizione, ogni parola e sfumatura fa una differenza immensa alla luce della grande importanza implicita nel dilemma metafisico. In un modo o nell'altro, è chiaro che l'affermazione non si ritrae dal sollevare la possibilità di un universo eterno.<ref name="Nihilo"/>
 
Questa formulazione del concetto di Dio fa un uso ripeturo della radice verbale ebraica ''m-ẕ-`'' con le sue varie combinzioni. Maimonide non usa i descrittori tradizionali di Dio, come "Creatore del Mondo", "Signore del Mondo", e così via. L'essenza di Dio è formulata qui in termini di esistenza piuttosto che di personalità. Il punto è evidenziato e sviluppato ulteriormente nei due ''halakhot'' successivi:
{{q|Se si potesse supporre che Egli non esista, ne conseguirebbe che null'altro potrebbe mai esistere.</br>
Se però si supponesse che tutti gli altri esseri non esistessero, Egli solo esisterebbe ancora. La loro non-esistenza non implicherebbe la Sua non-esistenza. Poiché tutti gli esseri hanno bisogno di Lui; ma Egli, che sia benedetto, non ha bisogno di loro né di uno solo di loro. Quindi, la Sua vera essenza [oppure: verità] è dissimile da qualsiasi di loro.|"Leggi sui Fondamenti della Torah"}}
 
==Fede e profezia==
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==Note==
 
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