La religione greca/Le religioni ellenistiche: differenze tra le versioni

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Questa unificazione del mondo allora conosciuto all'interno della ''koiné'' greca anche se non porta i Greci a concepire un dio unico, li conduce a ritenere che dietro alla molteplicità dei nomi e delle manifestazioni divine dei differenti popoli e delle differenti lingue, si possa celare una medesima esperienza religiosa<ref>{{q|The thought of one world does not necessarily lead to the idea of one God, but it does raise questions about a possible spiritual unity behind the manifold manifestations of religious experience.|John Gwyn Griffiths, ''Hellenistic Religions'' in ER (2004/1987) vol.6, p. 3900 }}</ref>. Tale consapevolezza cambia radicalmente il pensare greco rispetto allo straniero, al barbaro, consapevolezza che produce quindi una radicale revisione, promuovendo l'incontro tra le differenti culture, anche religiose <ref>{{q|An encounter with very diverse cultures ensued, and the traditional division between Greeks and barbarians underwent radical revision. |John Gwyn Griffiths, ''Hellenistic Religions'' in ER (2004/1987) vol.6, p. 3900}}</ref>. Di conseguenza i culti delle città-stato greche, città ormai integrate nell'Impero macedone, vanno indirizzandosi sempre più verso l'interiorizzazione personale non dovendo più garantire, questi culti cittadini, la difesa o il predominio della singola città. Tale interiorizzazione del culto religioso si accompagna volentieri alla fondazione di confraternite e associazioni cultuali e spirituali composte da individui che condividono lo stesso credo e le medesime pratiche rituali o iniziatiche, spesso indirizzate al medesimo dio.
 
Così nel mondo ellenizzato si diffondono identiche divinità con analoghi culti e letterature religiose alla ricerca di nuovi adepti: nell'Egitto del I secolo a.C. all'ingresso del tempio di Narmaouthis (Fayyum) i quattro inni che celebrano la dea, e le divinità Anchoes e Sokoponis a lei collegate (''synnaoi theoi''), sono redatti in lingua greca, così tradotti da tale Isidoro allo scopo di convertire i Greci alla loro potenza<ref>Dunand</ref>. Allo stesso modo numerosi e diffusi sono i testi che celebrano la divinità di Iside e i benefici che la dea ha apportato all'intera umanità, tali opere sono stati rinvenute, ad esempio, a Cuma, a Tessalonica, a Io, ad Andro, a Maronea, a Cirene, con l'evidente scopo di propaganda religiosa e di proselitismo<ref>Dunand</ref>.
 
Altra importante caratteristica propria delle religioni ellenistiche è la grande attenzione all'astrologia. Sulla scia dell'astronomia babilonese che aveva dimostrato che i corpi celesti si muovevano sempre secondo un ordine fisso che poteva essere predetto, e sulla conseguente credenza, sempre babilonese, che questi corpi celesti influenzavano gli eventi sulla terra, si diffuse per il mondo ellenistico quella cultura che faceva della lettura degli eventi celesti un modo per profetizzare in anticipo gli eventi mondani<ref>John Gwyn Griffiths</ref>. Insieme all'astrologia, anche la magia si diffuse per tutto il mondo ellenistico. Tali pratiche riguardavano specialmente il modo di affrontare le malattie e si basavano sulla credenza nei "demoni", quegli intermediari tra il mondo divino e quello umano che, tuttavia, venivano suddivisi in due differenti categorie: i demoni benigni e quelli maligni, questo sulla scorta dell'influenza dualistica zoroastriana. In tale ambito si riteneva che ogni uomo possedesse, a sua protezione un demone benigno, ma qualora un demone maligno prevaleva su quest'ultimo allora si provocava la malattia. Solo l'intervento esterno di un uomo esperto in formule magiche, il mago, poteva espellere il demone maligno e restituire la salute<ref>John Gwyn Griffiths</ref>. Tale pratica si diffonderà anche presso le culture religiose ebraiche e quindi presso il cristianesimo delle origini<ref>John Gwyn Griffiths</ref>.
 
Ulteriore influenza propria dell'Oriente fu infine la deificazione dei sovrani. Già presente nella cultura babilonese e in quella egizia consentirà la deificazione dello stesso Alessandro Magno. Va ricordato, tuttavia, che tale deificazione non consisteva tanto nel ritenere che il sovrano fosse un dio, quanto piuttosto che su tale figura aleggiava una sorta di sacro potere divino a cui si poteva e si doveva tributare il culto<ref>John Gwyn Griffiths</ref>. Questa innovazione, per quanto estranea in origine alla cultura greca, fu facilmente compresa all'interno dell'antico culto greco agli Eroi, quei semidei che pur partecipando della natura mortale venivano associati al sacro potere divino. In questa atmosfera di innovazione religiosa, gli Ateniesi, nel 307, tributarono con un inno gli onori divini a Demetrio Poliorcete, considerato figlio di Posidone e di Afrodite e compagno di Demetra<ref>John Gwyn Griffiths</ref>.