Guida maimonidea/Etica e fede: differenze tra le versioni

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Le persone differiscono l'una dall'altra nelle proprie inclinazioni naturali. Codardia, avarizia ed edonismo non sono semplicemente tratti acquisiti. Il loro aspetto ereditario è supplementato dall'influenza dell'ambiente. Il ruolo della guarigione psicologica è quello di dirigere le inclinazioni di una persona verso il giusto mezzo. Questo tipo di terapia richiede una propensione temporanea verso l'estremo opposto, cosicché l'equilibrio nel mezzo venga infine ottenuto. Per esempio, l'avaro che intraprende un corso di dissolutezza ripetuta otterrà l'equilibrio nel mezzo, nella generosità. Un codardo che persegue atti ripetuti di audacia impetuosa emergerà come uomo di coraggio, e così via.<ref name="Otto"/><ref name="Shatz"/>
 
Oltre a questo costrutto medico, fatto su misura per gli attributi di ogni persona ed influenzato dalle sue inclinazioni naturali, esiste una componente fissa insita nella natura umana con la quale Maimonide spiega il pietismo e le azioni al di là dei requisiti della legge. Secondo lui, i due estremi sono impari nell'attrazione ed influenza che esercitano. Per esempio, è più facile trasformare in persona generosa un dilapidatore che un avaro; è più facile trasformare in persona coraggiosa un audace impetuoso che un codardo; ed è più facile trasformare in persona moderata un apatico che un edonista: "Questo punto sottile, che è canone e segreto della scienza medica, ci dice che sia più facile per un uomo di abitudini eccessive moderarle in generosità, che non lo sia per un avaro diventare generoso. Similmente, è più facile per uno che è apatico (e rifugge il peccato) eccitarsi in godimenti moderati, che non lo sia per uno, bruciante di passione, frenare i suoi desideri" (''Otto Capitoli'', p. 370). L'asimmetria risulta dalla maggiore forza generalmente esercitata da inclinazioni che tendono a conservare l'Io piuttosto che da quelle che operano contro i suoi interessi. Codardia, avarizia, ed edonismo sono tratti che conservano e sostengono l'Io. La codardia protegge l'Io dal pericolo; l'avarizia lo proteggono dalla perdita di ricchezza, e l'edonismo accumola piaceri. Gli opposti di questi tratti — dissolutezza, audacia impetuosa, e ascetismo — operano nella direzione opposta, contro l'Io. Favoriscono gli altri a spese dell'Io o negano i suoi piaceri. La maggiore forza degli impulsi e sentimenti che operano per proteggere l'Io devono quindi essere bilanciati da una spinta costante verso l'altra direzione onde ottenere il giusto mezzo.<ref name="Otto"/>
 
Maimonide sostiene che questa disparità tra le forze attraenti degli estremi possono spiegare la condizione del pietismo e del fare più di quanto richieda la legge:
{{q|Da parte sua, i santi non erano abituati a fare in modo che le loro disposizioni mantenessero un equilibrio esatto tra i due estremi, ma deviavano un po', per (cautela e) moderazione, ora dalla parte dell'esdaggerazione, ora da quella dell'insufficienza. Quindi, per esempio, l'astinenza pendava in un certo grado dalla parte della negazione eccessiva di tutti i piaceri; il valore si avvicinava piuttosto all'audacia; la generosità alla prodigalità; la modestia all'umiltà estrema, e così via. Ciò è quello a cui i rabbini alludevano, nel loro detto: "Fai più di quanto richiede la lettera precisa della legge" (Bava Metzia 35a).|''Otto Capitoli'', p. 370}}
 
I devoti sono consapevoli che un estremo abbia naturalmente più forza attrattiva di un altro; per tale ragione, essi regolarmente si distaccano in una certa misura dal giusto mezzo in direzione dell'estremo meno attraente. Di conseguenza, il pietista non è il tipo umano ideale, ed il suo radicalismo non ha valore intrinseco. La via pietista è solo un recinto, un meccanismo per prevenire di cadere troppo verso la (più attraente) direzione dell'Io. Fare più di ciò che la legge richiede serve allo stesso scopo. In tal modo, Maimonide integra l'ethos pietista nella strettura del giusto mezzo, sebbene con ciò lo cambi in un mezzo per evitare di scivolare nella direzione più attraente. Ne consegue che egli permetta solo una minima dipartita dal giusto mezzo.<ref name="Otto"/><ref name="Shatz"/>
 
Tuttavia, una mossa troppo forte verso l'estremo di abnegazione, costituiorebbe l'ascetismo che è contrario allo spirito della Torah. Una persona di tal fatta non deve essere presa come esempio ideale, ed è interamente possibile che le sue tendenze ascetiche siano soltanto un esercizio per aiutarsi a ritornare al giusto mezzo. L'ascetismo può a volte essere desiderabile come cura, ma Maimonide inequivocabilmente rifiuta qualsiasi sforzo per elevarlo ad un giusto modo di vita:
{{q|Quando a volte alcuni dei devoti deviano verso l'estremo digiunando, osservando veglie notturne, astenendosi dal mangiare carne o bere vino, rinunciando al rapporto sessuale, vestendosi di indumenti di lana e grezzi, dimorando sulle montagne, e vagando per i deserti, lo fanno in parte come mezzo per ripristinare la salute delle loro anime... Quando gli ignoranti osservavano gli uomini santi agire in tal modo, non conoscendone i motivi, consideravano virtuose le loro azioni di per se stesse; così, imitandone ciecamente gli atti, pensando con ciò di diventare come loro, castigavano i propri corpi con ogni tipo di afflizione, immaginando di acquisirne perfezione e valore morale, e che in tal modo si sarebbero avvicinati di più a Dio, come se Egli odiasse il corpo umano e ne desiderasse la distruzione.|''Otto Capitoli'', pp. 370-371}}
 
Il fine della Torah è di realizzare il potenziale umano, non di trasformare una persona in un'arena di sofferenze e difficoltà in cui la lotta contro il corpo viene elevata a valore in sé. Se lo scopo della Torah è di liberare l'uomo dal controllo dei suoi istinti più bassi e condurlo ad un livello più alto, l'ascetismo va contro tale scopo, poiché rappresenta un'ossessione continua col corpo, sebbene in forma di diniego sistematico. Inoltre, le proibizioni halakhiche esistenti hanno già definito la portata della minima dipartita dal giusto mezzo permessa in direzione dell'estremo meno attraente. Proibendo certi cibi e certe relazioni sessuali, la Torah sposta un po' la persona dal mezzo verso il ritiro dalla vita fisica. Similmente, i requisiti della Torah riguardo al dare — le decime, gli angoli del campo, i covoni lasciati o dimenticati, l'annullamento dei debiti nell'anno sabbatico, la reintegrazione dei campi durante il giubileo, e la carità in generale — rappresentano una leggera dipartita dal mezzo in direzione della dissolutezza.<ref name="Otto"/> Le norme halakhiche stesse richiedono di fare più di quanto non richieda la legge, e integrarle ulteriormente sarebbe una mossa di troppo, e proibita, verso l'estremo:
{{q|Tuttavia, dovesse qualcuno — che sarebbe senza dubbio stolto se lo facesse — cercare di applicare questi comandi con ulteriore rigore, come per esempio proibendo di mangiare e bere più di quanto non lo proibisca la Legge, o limitando il rapporto coniugale in grado maggiore, o distribuendo tutti i suoi soldi ai poveri, o usandoli per propositi sacri più liberamente di quanto non lo richieda la Legge, o spendendoli interamente per oggetti sacri e per il santuario, egli commetterebbe veramente atti impropri, e andrebbe inconsciamente ad uno o l'altro degli estremi, abbandonando perciò il giusto mezzo. A questo proposito, ho sentito un detto alquanto rimarchevole dei rabbini, presente nel Talmud Yerushalmi al nono capitolo del trattato Nedarim, dove incolpano gravemente coloro che si vincolano con giuramenti e voti, a causa dei quali sono incatenati come prigionieri. Le parole esatte che usano sono: "Disse Rabbi Iddai, a nome di Rabbi Issac, « Non pensi forse che quello che la Legge proibisce non ti sia sufficiente, che tu debba gravarti anche di proibizioni aggiuntive? »"|''Otto Capitoli'', p. 374}}
 
Il pietismo dunque è semplicemente un recinto eretto intorno all'ideale del giusto mezzo. Inoltre, la Torah stessa ha promulgato proibizioni che favoriscono la dipartita del pietista da tale mezzo. Integrare queste proibizioni con voti e giuramenti che rinunciano ad altre cose è una deviazione dannosa ed eccessiva dal giusto mezzo.<ref name="Otto"/><ref name="MosheH3"/>
 
==Scienza e santità==