Guida maimonidea/Etica e fede: differenze tra le versioni

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La posizione filosofica di Kant riflette in molti modi un'impostazione venerabile che reputa la vita morale quella in cui la persona resiste con successo ai propri desideri: una prospettiva centrata sul dovere afferma — contrariamente all'idea aristotelica — che più duramente la persona deve combattere contro i suoi impulsi e istinti, più grande è la sua statura.<ref name="MosheH2"/> Lottando arduamente contro i propri istinti, tale persona esprime non solo la forza della propria volontà ma anche la sua abilità a sacrificare i suoi desideri — incluso il desiderio più fondamentale di tutti, il desiderio di vivere — sull'altare del dovere. Tracce di questa opinione appaiono nella letteratura rabbinica e nella tradizione ebraica attraverso i secoli, poiché la tradizione ebraica mette il concetto del comandamento al centro della consapevolezza religiosa e morale.<ref name="MosheH2"/> Non c'è quindi da sorprendersi che gli insegnamenti di Kant si siano rivelati attraenti per diversi pensatori ebraici moderni, che riconoscono la somiglianza tra l'imperativo categorico di Kant e il comandamento assoluto dell'Ebraismo.<ref name="Kant1"/>
 
Maimonide internalizzò l'etica aristotelica del buon carattere e la introdusse al centro dell'Ebraismo. Farlo gli richiese di analizzare profondamente gli elementi di moralità basata sul dovere che permeavano la tradizione. Il Capitolo 6 della sua introduzione all’''Avot'' è l'arena dove mette a confronto la moralità basata sulla virtù e quella sul dovere. Inizia con una dichiarazione della posizione aristotelica:
{{q|I filosofi sostengono che sebbene l'uomo dell'autocontrollo esegua atti morali e lodevoli, tuttavia lo fa mentre allo stesso tempo e continuamente desidera atti immorali, ma, soggiogando le sue passioni e lottando attivamente contro il desiderio di fare quelle cose che le sue facoltà, passioni e disposizione psichica lo eccitano, egli riesce, sebbene con costante irritazione e fastidio, ad agire moralmente. Il sant'uomo, però, è guidato nelle sue azioni da ciò che incita la sua inclinazione e disposizione, a causa delle quali egli agisce moralmente per desiderio e anelito innati. I filosofi unanimamente ammettono che quest'ultimo sia superiore, e più perfetto, del primo che deve frenare le proprie passioni, sebbene aggiungano che sia possibile a questo primo uguagliare il sant'uomo in molti aspetti.|''Otto Capitoli'', pp. 376-377}}
 
Una persona idonea non soggioga il proprio desiderio di commettere una cattiva azione; piuttosto, la buona azione scaturisce naturalmente da lui ed è coerente alle sue predisposizioni. Ma Maimonide è ben consapevole dell'altra corrente di pensiero, che appare nel Talmud, e la mette a paragone con la posizione filosofica:
{{q|Quando però consultiamo i rabbini su questa materia, sembra ch essi considerino colui che desidera iniquità e la brama (ma non la commette), più lodevole e perfetto di colui che non sente tormento a rigettare il male; e arrivano fino al punto di affermare che più l'uomo è lodevole e perfetto, più grande è il suo desiderio di commettere iniquità e più irritazione sente nel dover desisterne. Esprimono ciò dicendo "Chiunque è più grande del suo prossimo ha parimenti una maggiore inclinazione al male" (Sukkah 52a). Inoltre, come se questo non fosse sufficiente, dicono anche che la ricompensa di colui che soggioga la sua inclinazione malvagia è proporzionata alla tortura causata dalla sua resistenza, pensiero che espressero con le parole "Secondo l'opera è la ricompensa." (''Avot'', 5:23) Altresì, comandano che l'uomo debba conquistare i suoi desideri ma gli proibiscono di dire "Io, di natura non desidero commettere una data trasgressione, anche se la Legge non lo proibisce." Rabbi Simeon ben Gamliel riassunse questo pensiero con le parole: "L'uomo non deve dire, "Io non voglio mangiare carne insieme al latte; non voglio indossare abiti fatti di miscela di lana e lino; non voglio contrarre un matrimonio incestuoso", ma dovrebbe dire, "Io veramente lo vorrei, ma mio Padre in cielo lo ha proibito."|''Ibid.''}}
 
Questa raccolta di detti rabbinici, che Maimonide contrasta con la posizione aristotelica, riflette chiaramente l'approccio tradizionale al dovere, secondo cui il dramma morale raggiunge il culmine quando la persona passa la prova che gli si presenta davanti e trionfa, con poco o molto dolore, sui propri desideri.<ref name="Etica"/>
 
==Pietismo e saggezza==