Guida maimonidea/Etica e fede: differenze tra le versioni

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L'etica aristotelica è un'etica di virtù e caratteristiche personali piuttosto che doveri e regole. Poiché il suo interesse basilare è la natura della vita buona e giusta, non si può accontentare col definire le regole che governano le relazioni interpersonali in situazioni dove le persone sono in grado di nuocersi o trarre beneficio l'una dall'altra; comprende un dominio molto più vasto. Prende in considrazione questioni come il comportamento di una persona verso la ricchezza o il grado di gravità o noncuranza che si deve assumere con gli altri. Particolareggia e formula le qualità dell'anima umana, come la generosità, il coraggio, la magnanimità, amicizia e autocontrollo.<ref name="Aristotele">Dimitri Gutas, ''Avicenna and the Aristotelian Tradition: Introduction to Reading Avicenna’s Philosophical Works'', Leiden, 1988; Arthur Hyman, “Maimonides’ ‘Thirteen Principles’”, ''Jewish Medieval and Renaissance Studies'', Alexander Altmann (cur.), pp. 119-44; ''id.'', “Maimonides on Religious Language”, ''Perspectives on Maimonides: Philosophical and Historical Studies'', Joel L. Kraemer (cur.), pp. 175-194; ''id.'', “Jewish Aristotelianism: Trends from the 12th through the 14th Centuries”, ''Judaeo-Arabic Studies'', Norman Golb (cur.), pp. 187-211.</ref>
 
Questa sorta di impostazione presuppone che le reazioni emotive siano un'espressione profonda dei giudizi e delle affinità. Si consideri, per esempio, l'emozione della paura: la persona che ha paura crede che qualcosa di brutto gli possa accadere e recargli ingiuria. Il sentimento non è semplicemente una sensazione fisica, come dolore o fame; è piuttosto un'espressione di convinzione sul circostante stato delle cose.<ref name="MosheH2"/> Il sentimento di colpa, a differenza della paura, esprime la convinzione che la persona abbia fatto qualcosa di sbagliato, ma non che qualcosa di brutto gli possa accadere. La convinzione espressa mediante una reazione emotiva determina il sentimento che verrà percepit emotive di una persona sono o. Come possiamo dire, per esempio, che sentiamo paura invece di colpa? Possiamo farlo non perché paura e colpa implicano sensazioni diverse, ma perché le due emozioni esprimono differenti convinzioni sulla natura del mondo. Inoltre, l'emozione esprime un comportamento verso il mondo, una valutazione della situazione. Una persona che si sente impaurito indica qualcosa non solo sulla convinzione che una perdita sia possibile ma anche sul suo attaccamento all'oggetto che non vuol perdere o che gli sta provocando ansietà.<ref name="Aristotele"/>
 
Questa concezione della vita emotiva incide sul ruolo del saggio e del filosofo come guaritore di anime e sull'essenza della filosofia come terapia psicologica. Il malessere psicologico dscrive una situazione in cui le reazioni inadeguate all reale stato delle cose nel mondo. Ritornando all'esempio della paura, possiamo dire che l'ansia é irrazionale se non riesce a riconoscere che la convinzione espressa è un'illusione. Colui che ossessivamente ritorna a casa a controllare se ha chiuso il rubinetto del gas prova questo tipo di ansia. Ma una reazione di paura può riflettere accuratamente uno stato di cose nel mondo, mentre esprime anche un comportamento inadeguato verso ciò che sta succedendo. Uno che è preoccupato di perdere le cellule epidermiche della mani mentre se le sfrega, ha una percezione accurata della realtà ma è inappropriatamente ''affezionato'' alle specifiche cellule che sta perdendo, poiché ben sappiamo che saranno sostituite da altre. Sanare la psiche vuol dire promuovere reazioni emotive che riflettano convinzioni e affezioni appropriate. In linea con questa tradizione, Maimonide considera il saggio un guaritore d'anime.<ref name="Aristotele"/><ref>Ma su Maimonide come "guaritore di corpi", e la sua profonda conoscenza psicoterapeutica, si veda l'[[Guida maimonidea/Appendice|Appendice: Maimonide medico]].</ref>
 
Il segno di buon carattere e qualità positive è che l'individuo che le possiede agirà virtuosamente a ragione della sua personalità e non avrà bisogno di usare la sua volontà per sopprimere le sue inclinazioni. La persona perfezionata non sentirà di soffrire quando agisce virtuosamente, poiché si sarà esercitato a farlo. La persona generosa si sentirà felice quando dona alla carità, dato che l'azione è consistente con la sua personalità. Un avaro, in contrasto, si sentirà angosciato quando usa la propria ricchezza per aiutare un povero. La differenza tra la persona superiore e quella ordinaria sarà evidente nel grado d'ansia che percepisce nell'eseguire un'azione virtuosa. L'ansia o il dolore che può essere associato all'esecuzione di un'azione virtuosa riflette un difetto caratteriale nell'attore e il suo bisogno di essere forte abbastanza per sottomettere le proprie inclinazioni alla volontà. Ansia di tale tipo indica che anche se una persona ha agito giustamente e ha fatto ciò che doveva esser fatto, la sue qualità psichiche rimangono alquanto lontane da quelle a cui aspira. Una vita etica è quella in cui le inclinazioni emotive corrispondono alle azioni virtuose. In tal modo uno integra nelle sue reazioni emotive la sua unicità come creatura abile ad esercitare giudizio e realizzare il vero ideale umano nella sua personalità.<ref name="Aristotele"/><ref name="Etica"/>
 
Tuttavia, questa inclinazione a fare il bene non è il solo modello di moralità; una posizione morale alternativa si concentra sul concetto dell'obbligo, del dovere. Tale posizione fu fortemente affermata da [[w:Immanuel Kant|Immanuel Kant]], che negò che ci fosse un qualsiasi significato in un'azione eseguita solo a causa della propria inclinazione naturale. Una persona che fa della carità perché si sente compassionevole può certo agire secondo il proprio dovere, ma non agisce per un senso di dovere. L'atto morale deve essere eseguito indipendentemente dalle inclinazioni della persona; deve riflettere la capacità di sottomettere le proprie inclinazioni ad un imperativo categorico. Perciò l'educazione morale non si basa su una formazione intesa a rendere compatibili le proprie disposizioni con le azioni virtuose; si basa piuttosto sulla premessa che una persona abbia la capacità, come libero agente, di agire secondo dovere nonostante le sue inclinazioni. Una persona morale assolverà i suoi obblighi senza preoccuparsi del suo stato mentale o delle sue propensioni passionali; e la vita morale fondamentalmente è un'espressione eroica della volontà umana, che funziona secondo il dovere iompostogli.<ref name="Kant">Immanuel Kant, “Analytic of the Sublime”, ''Critique of Judgment'', trad. ingl. J. H. Bernard, Amherst, 2000, ''ss.vv.''</ref><ref name="Kant1">Shlomo Pines, “Spinoza’s Tractatus Theologico-Politicus, Maimonides and Kant”, ''Scripta Hierosolymitana'' 20, 1968, pp. 3-54.</ref>
 
La posizione filosofica di Kant riflette in molti modi un'impostazione venerabile che reputa la vita morale quella in cui la persona resiste con successo ai propri desideri: una prospettiva centrata sul dovere afferma — contrariamente all'idea aristotelica — che più duramente la persona deve combattere contro i suoi impulsi e istinti, più grande è la sua statura.<ref name="MosheH2"/> Lottando arduamente contro i propri istinti, tale persona esprime non solo la forza della propria volontà ma anche la sua abilità a sacrificare i suoi desideri — incluso il desiderio più fondamentale di tutti, il desiderio di vivere — sull'altare del dovere. Tracce di questa opinione appaiono nella letteratura rabbinica e nella tradizione ebraica attraverso i secoli, poiché la tradizione ebraica mette il concetto del comandamento al centro della consapevolezza religiosa e morale.<ref name="MosheH2"/> Non c'è quindi da sorprendersi che gli insegnamenti di Kant si siano rivelati attraenti per diversi pensatori ebraici moderni, che riconoscono la somiglianza tra l'imperativo categorico di Kant e il comandamento assoluto dell'Ebraismo.<ref name="Kant1"/>
 
==Pietismo e saggezza==
{{WIP|Monozigote}}
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==Scienza e santità==
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