Guida maimonidea/Etica e fede: differenze tra le versioni

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Una prima lettura della ''Lettera sulla risurrezione'' lascia alquanto insoddisfatti. Maimonide rigetta fermamente l'accusa di aver nutrito una convinzione allegorica della risurrezione, citando ripetutamente i suoi riferimenti al concetto nel suo senso comune. Da nessuna parte però fornisce una qualche spiegazione sullo scopo della risurrezione. La risurrezione può certo avvenire, poiché Dio è libero di fare cose che trascendono i confini della natura, ma perché dovrebbe farlo? Quale sarebbe l'obiettivodella risurrezione? Inoltre, Maimonide afferma nella ''Lettera'' che la risurrezione sarebbe un qualcosa di temporaneo. Coloro che verrebbero risorti dopo morirebbero nuovamente, e solo allora otterrebbero la vita nel mondo a venire. Ma se ciò è vero, la risurrezione sarebbe semplicemente una strana pausa nel processo il cui unico scopo è una sorta di esistenza più alta nel mondo a venire.<ref name="Risurre"/>
 
L'indicazione che Maimonide potrebbe non aver creduto in uno dei principi di fede che egli stesso aveva stabilito ci porta a riesaminare la sua interpretazione di cosa si intenda per "principi di fede". Nella ''Guida'', egli si riferisce alla distinzione, che verrà analizzata estensivamente più avanti, tra credenze vere e credenze necessarie. La distinzione ha la sua origine nel pensiero politico greco e arabo, che sostiene che l'ordine sociale si fonda sulla diffusione di credenze utili e necessarie. Platone, al-Farabi e altri credevano che il legislatore o governatore dovesse propagare una visione del mondo che facilitasse l'esistenza dello stato, senza riguardo per la verità o falsità di tale visione. Per esempio, la fede in un Dio che esercita supervisione, concedendo ricompense e imponendo punizioni, è il tipo di credenza che può giocare un ruolo altamente utile a promuovere l'ordine sociale. Una data società potrebbe benissimo sfasciarsi se i suoi membri non credessero che i trasgressori sono destinati a render conto di ogni loro azione.<ref name="Faith">Louis Jacobs, ''Principles of the Jewish Faith, an Analytical Study'', Basic Books, 1964, pp. 222-290 & ''passim''.</ref>
 
Questa nozione che l'ordine politico non possa durare in circostanze di assoluta trasparenza metafisica, e che le masse richiedano credenze necessarie, fece parte del pensiero politico fino al XVIII secolo. Fu condiviso da importanti pensatori illuministi, come [[w:Baruch Spinoza|Baruch Spinoza]] e [[w:John Locke|John Locke]]. I primi che osarono sostenere che una società ben ordinata ma ateista fosse possibile furono [[w:David Hume|David Hume]] e [[w:Pierre Bayle|Pierre Bayle]]. Data questa venerabile tradizione di considerare il mito come parte necessaria dell'ordine politico, non si deve assumere che quando Maimonide promulgò i principi di fede, egli intendesse solo impartire le vere convinzioni essenziali all'ottenimento della perfezione umana. La promulgazione di tali principi serve anche il proposito di stabilire le credenze necessarie che facilitino un giusto ordine sociale.<ref name="Faith"/><ref name="MosheH1"/>
 
Nella ''Guida'', Maimonide formula il suo duplice intento riguardo alle credenze esposte nella Torah:
{{q|Tra le cose alle quali devi prestare attenzione è che devi sapere che in merito alle opinioni corrette mediante le quali si ottiene la perfezione ultima, la Legge ha comunicato soltanto la loro fine e chiama a crederci in modo sommario — cioè, credere nell'esistenza della divinità, che Egli sia glorificato, la Sua unità, la Sua conoscenza, la Sua potenza, la Sua volontà, e la Sua eternità... Allo stesso modo, la Legge chiama anche ad adottare certe credenze, credere nelle quali è necessario per amore del benessere politico. Tale, per esempio, è la nostra credenza che Egli, che Egli sia esaltato, possa essere irato con coloro che Lo disobbediscono e che sia quindi necessario temerLo e aver paura di Lui e far sì di non disobbedire.|''Guida'', III:28}}
 
Mentre le credenze metafisiche relative alla divinità sono credenze vere, la credenza nell'ira di Dio contro i peccatori non è una credenza vera, poiché Dio non ha anima ed è impossibile descriverLo come irato. Tuttavia la credenza è necessaria per dissuadere le persone dal peccare. La distinzione tra credenze vere e credenze necessarie viene ribadita nella conclusione di quel capitolo:
{{q|Riassumendo quello che abbiamo detto in merito alle credenze come segue: In alcuni casi un ''comandamento'' comunica una credenza corretta, che è la sola cosa a cui si mira — come, per esempio, la credenza nell'unità ed eternità della divinità ed il Suo non essere un corpo. In altri casi, la credenza è necessaria per l'abolizione di malefatte reciproche o per l'acquisizione di una nobile qualità morale — come, per esempio, la credenza che Egli, che Egli sia glorificato, provi un'ira violenta contro coloro che commettono ingiustizie, secondo quanto è detto: E la Mia ira sarà furente, ed Io ucciderò, e così via; e come la credenza che Egli, che Egli sia esaltato, risponda istantaneamente alla preghiera di uno che ha subito ingiustizia o inganno: E quando invocherà da Me l'aiuto, io ascolterò il suo grido, perché Io sono pietoso (Esodo 22:27).|''Guida'', pp. 513-514}}
 
E pertanto i principi di fede che servono un duplice scopo includono un livello di credenze necessarie che le masse farebbero bene ad assimilare e osservare e la cui verità dovrebbe essere proclamata dai filosofi. Se una credenza debba essere classificata come vera o necessaria è una difficoltà fondamentale nel pensiero di Maimonide.<ref name="Faith"/> A questo punto, prima di esaminare la questione in profondità, possiamo dire che molti principi elencati nell'introduzione a ''Pereq Ḫeleq'' sono formulati in maniera consistente con il loro essere credenze necessarie. Le credenze in un Dio che sorveglia il comportamento umano e nella ricompensa e punzione rientrano in tale categoria: Dio supervisiona le azione umane, premiando coloro che adempiono i comandi della Torah e punendo coloro che trasgrediscono.<ref name="Faith"/> Queste credenze sono certamente essenziali ad un giusto ordine sociale, ma l'opinione maimonidea della provvidenza e di ricompensa/punizione, che considereremo più sotto, differisce dalle formulazioni esposte nei tredici principi ed è molto più complessa. È sicuramente possibile che la fede nella risurrezione e le altre credenze connesse alla provvidenza e a ricompensa/punizione incluse nei tredici principi, fossero interpretate da Maimonide come credenze necessarie dopo che erano state identificate dai saggi come fondamentali articoli di fede.<ref name="Faith"/><ref name="MosheH1"/>
 
==Obbligo e virtù==
[[File:Eight chapters of Maimonides on ethics.djvu|thumb|Gli ''Otto Capitoli'' di Maimonide sull'Etica, in ebraico e inglese (1912)<ref>Pagine scorribili cliccando sull'immagine.</ref>]]
Un modo di vita comprende più delle convinzioni e dei doveri condivisi da una data comunità. Include anche una nozione del tipo umano ideale, le cui caratteristiche sono riconosciute implicitamente seppure non esplicitamente. Per esempio, varie culture a volte generano uno stato d'animo normativo, che sia malinconico o gioioso, e a volte persino un modo normativo di camminare in una piazza pubblica: si deve camminare piano e con calma, o è meglio camminare svelti, comunicando un senso di urgenza ed operosità? Si deve tenere la testa eretta, gli occhi fissi in avanti, o è meglio adottare un comportamento più modesto, con gli occhi bassi? Una sorta di coreografia particolare, naturalmente, non è sempre condivisa dalla comunità intera — quella degli uomini divergerà da quella delle donne, per esempio, e quella dei ricchi divergerà da quella dei poveri. Un cambiamento dei valori basilari della comunità a volte apporterà un cambiamento significativo nelle qualità che sono considerate ammirevoli. Un cambiamento ideologico di questo tipo penetrerà gli strati più essenziali della vita di una comunità, formando personalità e influenzando persino dettagli come il tono verbale, il linguaggio del corpo, e la propria presentazione in pubblico.<ref name="MosheH2">Moshe Halbertal, ''Maimonides, op. cit.'', cap. 3, pp. 148-153.</ref>
 
''Avot'' è il trattato mishnaico il cui tema è il più riflessivo di queste problematiche. Non formula proibizioni o requisiti comportamentali, come fanno gli altri trattati, né presenta dogmi confessionali. Illustra una personalità — più precisamente, diverse personalità — e cerca di costruire un modello umano sulla base delle loro qualità ed inclinazioni. Di conseguenza, fu del tutto naturale che Maimonide usasse il suo commentario di questo trattato, specialmente la sua introduzione, per descrivere la sua opinione del giusto carattere umano. Tale descrizione, come si è visto precedentemente, nacque dai suoi legami con la tradizione greco-araba.<ref name="Etica">[http://books.google.co.uk/books?id=94uBUeAXrUkC&dq=Kreisel,+Howard+Theodore,+%27%27Maimonides%60+Political+Thought:+Studies+in+Ethics,+Law+and+the+Human+Ideal%27%27,+State+University+of+New+York+Press,+1999&source=gbs_navlinks_s Kreisel, Howard Theodore, ''Maimonides` Political Thought: Studies in Ethics, Law and the Human Ideal''], State University of New York Press, 1999, Introduzione; Steven Schwarzschild, “Moral Radicalism and ‘Middlingness’ in the Ethics of Maimonides”, ''Studies in Medieval Culture'' 9, 1977, pp. 65-94.</ref>
 
==Pietismo e saggezza==
{{WIP|Monozigote}}
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==Note==