Guida maimonidea/Interpretazione ed ermeneutica: differenze tra le versioni

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Questa interpretazione è approfondita nella ''Mishneh Torah'', Leggi delle Fondamenta della Torah. Secondo Maimonide, l'autorità profetica non si basa sulla produzione di miracoli, che è facilmente passibile di frode e inganno. La personalità del profeta e la sua reputazione come essere umano sono ciò che gli conferisce credibilità:
{{q|Non tutti coloro che manifestano segni o meraviglie sono reputati di essere profeti. Piuttosto, se una persona che fu precedentemente nota come idonea alla profezia per la sua saggezza e le sue azioni, che sorpassano quelle dei suoi contemporanei, e poi osserva i metodi, la santità e l'ascetismo della profezia, e in seguito esegue un segno o meraviglia e afferma di essere inviato da Dio — c'è un comandamento di ascoltarlo, poiché è scritto (Deuteronomio 18:15): "A lui darete ascolto."|Leggi delle Fondamenta della Torah 7:7}}
 
Dato che i miracoli sono una base particolarmente instabile per dimostrare la credibilità della rivelazione, anche la profezia di Mosè stesso non riceve il suo supporto dai miracoli che egli fece, per quanto grandi fossero come la separazione delle acque e la caduta della manna dal cielo:
{{q|Gli Israeliti non credettero a Mosè a causa delle meraviglie che eseguì. Ogniqualvolta la fede si basa su meraviglie, ne viene intaccata, poiché è possibile fare un miracolo mediante magia o stregoneria. Invece tutte le meraviglie compiute da Mosè nel deserto furono eseguite per necessità, non per dimostrare la profezia. Fu necessario annegare gli egizi, e quindi separò il mare e li fece affondare. Avemmo bisogno di cibo, e quindi ci fece avere la manna.|''Ibid.'' 8:1}}
 
In questa legge Maimonide rigetta un'opinione sulla fonte della visione religiosa del mondo. Rifiuta l'approccio che l'uomo si trova dinnanzi a Dio ogni volta che l'ordine causale del mondo è interrotto. Per esempio, molti credenti potrebbero dire spesso: "secondo la causalità naturale, un evento perticolare dovrebbe essere avvenuto. Ma invece è successo un miracolo, comprovante l'intervento di una potenza più alta." Maimonide pensava che la base dell'esperienza religiosa non fosse espressa nella deviazione dall'ordine naturale, bensì nella saggezza implicita nell'ordine naturale stesso. Contesta quindi l'opinione che i miracoli e le eccezioni siano il fondamento dell'impegno religioso. I grandi miracoli fatti da Mosè avvennero esclusivamente per necessità immediate degli Israeliti; non servirono un vero ruolo nelle vite dei fedeli. Pertanto Maimonide svuotò i grandi eventi storici, come lo spettacolare Esodo dall'Egitto, del loro significato come base della fede religiosa.<ref name="Levinger">Jacob Levinger, ''Maimonides Halakhic Thinking'', Magnes Press, 1965, pp. 43-60 & ''passim''.</ref><ref name="Aharon">Aharon Adler, ''The Underlying Principles for Maimonides Revisions From the Commentary of the Mishnah to the Mishneh Torah'', tesi PhD, Bar Ilan University, Ramat Gan, 1987 - cfr. anche M. Halbertal, ''op. cit.'', Cap. 2, bibliogr. p. 372.</ref>
 
Per quanto riguarda la possibilità metafisica dei miracoli come tali, Maimonide presenta una posizione complessa che potrebbe essersi cambiata col tempo, come gli studiosi Zvi Langernmann e Charles Manekin sostengono.<ref name="Zvi">Zvi Langernmann, "Maimonides and Miracles: The Growth of a (Dis)belief", ''Jewish History'' 18, 2004, pp. 147-172; Charles Manekin, "Divine Will in Maimonides` Latter Writings", ''Maimonidean Studies'', 2008, pp. 189-222.</ref> Nel suo ''Commentario alla Mishnah'' egli afferma che gli eventi miracolosi sono impiantati nella natura stessa onde avvengano in tempi specifici, e quindi l'evento straordinario non rappresenta un intervento volitivo di Dio nell'inerzia causale della natura:
{{q|Ciò fece dire ai saggi che tutti i miracoli che deviano dal corso naturale degli eventi, sia che siano già successi o, secondo una promessa, debbano accadere in futuro, furono preordinati dalla volontà divina durante i sei giorni della creazione, con la natura costituita in tal modo che quei miracoli che dovevano accadere veramente accaddero susseguentemente. Allora, quando succede un tale evento nel suo tempo opportuno, potrebbe essere reputato come un'innovazione assoluta, ma in realtà non lo è.|''Otto Capitoli'', p. 383}}
 
In successive formulazioni della ''Guida'' e nella sua ''Lettera sulla risurrezione'', che verrà discussa in seguito, Maimonide sembra ammettere un'interferenza volitiva di Dio nella catena causale della natura. Tuttavia, ciò che è comune a tutte le formulazioni sulla natura e la possibilità di miracoli, come è evidente dalla sua posizione riguardo alla profezia, è che i miracoli non giocano nessun ruolo importante nel formare convinzioni e posizioni religiose genuine.<ref name="Zvi"/> La profezia di Mosè non fu basata sull'Esodo, ma sulla natura pubblica della consegna della Torah durante la teofania del Sinai:
{{q|Qual'è la fonte della loro fede in lui? La teofania sul Monte Sinai, dove i nostri occhi videro, e non quelli di un estraneo; le nostre orecchie udirono, e non quelle di un altro... Pertanto, coloro ai quali fu inviato sono testimoni della verità della sua profezia; non fu necessario eseguire un miracolo per loro, poiché egli ed essi furono come due testimoni che osservarono lo stesso evento insieme.|''Ibid.'' 8:1-2}}
 
La partecipazione del popolo alla profezia stessa di Mosè lo liberò dal dover usare meraviglie e miracoli per rafforzare ostentatamente la sua profezia.
 
==Note==