Guida maimonidea/Halakhah e comandamenti: differenze tra le versioni

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==Rivelazione e tradizione==
[[File:Mishnah Commentary in Judeo-Arabic WDL3967.pdf|thumb|250px|''Commentario alla Mishnah'' in giudeo-arabo, manoscritto in due volumi con pagine scorrevoli<ref>Manoscritto scannerizzato: cliccare sull'immagine per girare pagina.</ref>]]
Affinché possa essere considerato un comandamento elencabile, a parte la condizione che il comandamento sia un comando organizzativo, esiste un'altra condizione: che il comando organizzativo sia stato dato da Mosè al Sinai. Maimonide ancorò questa condizione alle sue prime due regole all'inizio del ''Libro dei Comandamenti'', che trattano della domanda: cosa significa che qualcosa sia stata "data a Mosè sul Sinai"? Queste due regole affinano un altro contributo del ''Libro dei Comandamenti'': l'articolazione di una teoria della ''halakhah'' ed una comprensione della sua ermeneutica. Le posizioni originali prese da Maimonide con queste due regole ottennero una dura e scrupolosa critica nelle glosse di Nahmanide al ''Libro dei Comandamenti''. Le aspre e inclusive obiezioni di Nahmanide diedero inizio alla più importante discussione medievale della filosofia della ''halakhah'' e della sua ermeneutica. Uno studio di queste regole permette di completare il quadro della filosofia halakhica che emerse dal ''Commentario alla Mishnah''.<ref name="Sinai"/><ref name="Archi">Per quanto segue si veda anche e soprattutto M. Halbertal, "Maimonides Book of Commandments, the Architecture of ''Halakhah'' and Its Theory of Interpretation", ''Tarbiẕ'' 59, 1990, pp. 457-480 ''cit.''</ref>
 
Nel primo principio, Maimonide asserì di non voler enumerare i comandamenti rabbinici — radicati in decreti rabbinici e non al Sinai — nel suo conteggio dei comandamenti. Maimonide non avrebbe ritenuto necessario difendere tale principio se l'autore di ''Halakhot Gedolot'' non avesse elencato i comandamenti rabbinici come la recitazione dello ''[[w:Hallel|Hallel]]'', l'accensione delle candele della Hanukkah, e la lettura del [[w:Libro di Ester|Rotolo di ''Ester'']]: "Sappiate che non sarebbe stato necessario commentarlo perché è così ovvio. Dopo tutto, il Talmud dice: «613 comandamenti furono enunciati a Mosè al Sinai.» Come possiamo affermare che qualcosa di origine rabbinica faccia parte di questo conteggio?" (''Libro dei Comandamenti'', primo principio).
 
Questa affermazione sembra ovvia, ma nella giustificazione di Maimonide circa i suoi metodi si cela una linea di ragionamento acuta e complessa. Asserisce che uno non debba enumerare comandamenti promulgati rabbinicamente perché non furono dati al Sinai, come dice dopo in merito all'obbligo di accendere le candele dell'Hanukkah: "Non credo che qualcuno possa immaginare o considerare l'idea che fu enunciato al Sinai che se dopo molti anni del nostro regno una data cosa fosse successa contro i greci, noi saremmo stati obbligati ad accendere le candele dell'Hanukkah" (''Ibid.'') Secondo Maimonide, la distinzione tra comandamenti della Torah e obblighi rabbinici non è meramente giuridica; piuttosto, delinea il contenuto ed i limiti della rivelazione. La distinzione tra biblico e rabbinico, ''"de-Orayta"'' e ''"de-rabanan"'', stabilisce che tutte le norme halakhiche non della Torah '''non''' furono date al Sinai.<ref name="Sinai"/><ref name="Archi"/>
 
Maimonide rinfroza la sua posizione argomentando che nessuno potrebbe affermare che agli Israeliti fu comandato al Sinai di instaurare una festività futura durante il tempo dei Greci e degli [[w:Asmonei|Asmonei]]. Tuttavia, nonostante il suo tone rassicurante che la sua affermazione non incontra obiezioni, Maimonide cerca di nascondere una corrente profonda della letteratura talmudica e della storia della ''halakhah'': la convinzione che l'intero corpo della ''halakhah'' fu dato durante la rivelazione del Sinai. Infatti, la pratica halakhica quotidiana comprende molti obblighi rabbinici, e quindi il persistente impulso di connettere queste pratiche direttamente alla parola di Dio al Sinai è naturale e comprensible; l'adempimento della ''halakhah'' era visto come un'adorazione di Dio mediante il compimento della Sua volontà, e se tale volontà è il prodotto di centinaia di regolamentazioni umane, senza un nesso diretto con la rivelazione, allora cosa hanno ottenuto i Saggi Rabbini con tutte le loro promulgazioni?<ref name="Archi"/>
 
Secondo l'approccio alternativo, basato sull'affermazione che anche le future interpretazioni degli studenti furono enunciate a Mosè sul Monte Sinai, la distinzione tra biblico e rabbinico non crea confini alla rivelazione, ma fa soltanto delle differenziazioni legali interne. la rivelazione stessa include l'intero corpo della ''halakhah'', dai Dieci Comandamenti alle inferenze e promulgazioni dei Rabbini. Per questa ragione, un'espressione come "613 comandamenti furono enunciati a Mosé al Sinai" non necessita di un halakhista come l'autore di ''Halakhot Gedolot'' per distinguere tra obblighi biblici e decreti rabbinici. Si può invece dire l'opposto: il suo impulso di base è offuscare le differenze tra promulgazioni rabbiniche e doveri biblici, così da includere l'intero corpo halakhico nella rivelazione.<ref name="Sinai"/><ref name="Archi"/>
 
La principale mossa di maimonide è di identificare il contenuto trasmesso al Sinai con la categoria giuridica biblica/''de-Orayta'' mentre allontana lo strato maggiore della legge rabbinica dalla rivelazione del Sinai. Maimonide sapeva che per isolare l'autorità di Mosè dall'autorità dei saggi, doveva sfidare la prestabilita tradizione talmudica di incorporare tutti gli strati della ''halakhah'', incluse le promulgazioni rabbiniche, nella rivelazione. Per emarginare questa tradizione, Maimonide, più in là nella prima regola presentata all'inizio del ''Libro dei Comandamenti'', fa una mossa brillante. Secondo lui, i decreti rabbinici sono collegati alla rivelazione del Sinai tramite la mediazione di una proibizione: "non devierai da quello che ti avranno esposto" (Deut. 17:11). Questo obbligo, che è esplicito nella Torah e comanda obbedienza al tribunale rabbinico, forma il ponte stretto che collega il gigantesco corpo talmudico alla rivelazione:<ref name="Levi">Jacob Levinger, ''Maimonides Halakhic Thinking'', Magnes Press, 1965, pp. 67-101.</ref>
{{q|Ogni adempimento che i saggi comandarono e tutto ciò che proibirono, Mosè ci comandò di osservare, poiché disse: "Agirai in base alla legge che essi ti avranno insegnato e al giudizio che ti hanno dichiarato." E ci ammonì contro la violazione dei loro pronunciamenti su quello che promulgano o deducono, dicendo: "non devierai da quello che ti avranno esposto."|''Libro dei Comandamenti'', primo principio}}
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==Decodificazione e critica==