Guida maimonidea/Halakhah e comandamenti: differenze tra le versioni

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Un altro gruppo di principi è dedicato a formulare distinzioni tra istruzioni vere e strutture linguistiche simili a comandamenti che appaiono nella Torah, e quali elencatori di comandamenti vengono erroneamente indicati come comandamenti. L'ottava regola fornisce un esempio istruttivo sulla distinzione tra versetti di comandamento e versetti di pseudo-comandamento. Tale regola afferma: "la negazione non deve essere enumerata come proibizione". Questa è una formulazione importante del problema complessivo del linguaggio normativo. La parola ebraica ''"lo"'' non serve solo come divieto di un'azione particolare; è un termine di negazione più ampio che può essere anche imperativo oltre che descrittivo. Pertanto, "'''non''' è più sorto in Israele un profeta come Mosè" (''"lo qam navi od be-Yisra`el ke-Mosheh"''; Duteronomio 34:10) non introduce una proibizione, ma descrive soltanto, e la parola ''"lo"'' che introduce la frase è una negazione, non una interdizione. In arabo, esiste una terminologia separata per negazione e interdizione — ''"la"'' e ''"lam"'' — ed è quindi facile distinguere. In ebraico invece solo le parole ''"hishamer"'' ("diffida") e ''"al"'' ("non") sono esclusivamente interdittive. Tuttavia ''"lo"'' può essere negativo o interdittivo.<ref name="Comand"/>
 
Maimonide affermava che i suoi predecessori/enumeratori non distinguevano chiaramente questi due sensi della parola: "Questa materia gli sfuggì e arrivò al punto di elencare 'ella non sarà libera alla maniera delle schiave', non capendo che questa è una negazione, non una proscrizione" (''Libro dei Comandamenti'', ottavo principio). Secondo Maimonide, questo versetto non è proibitivo; meramente nega l'applicazione di una data legge alla serva ebrea proprio come "ma non farai nulla alla fanciulla" (Deut. 22:26) asserisce che una fanciulla che viene stuprata non è punita ("nella fanciulla non c'è colpa", ''ibid.''); il "non farai" non è indicativo di una qualche proibizione o proscrizione. La possibilità di distinguere casi dove ''"lo"'' è usato come negazione e casi dove ''"lo"'' è usato come proibizione dipende completamente dal contesto, secondo Maimonide, perché non esiste componente linguistica che differenzi inquivcabilmente tra loro: "Non c'è strumento che renda possibile distinguere negazione da proscrizione a parte il contesto; non può esser fatto basandosi sulle parole dato che la parola ebraica per nagazione e proscrizione è la stessa — la parola ''lo''" (''Ibid.'').
 
Un altro importante principio derivato dalla concezione di comandamento come principio organizzativo si riferisce alle direttive onnicomprensive della Torah. Secondo Maimonide, non tutte le affermazioni del discorso giuridico della Torah aggiungono un nuovo contenuto. Occasionalmente, i versetti che son considerati comandi ''bona fide'', non sono inclusi nella sua numerazione poiché non aggiungono niente alle proscrizioni esistenti, ma le riesaminano e rinforzano soltanto. Pertanto, egli afferma nella nona regola: "i comandamenti positivi e negativi stessi non sono contati, ma solo le cose a cui appartengono le proscrizioni ed i comandamenti." E nella quarta regola: "Non è appropriato elencare comandi che includono tutti i comandamenti." Qui Maimonide stabilisce che ci sono direttive generali che non contengono un'essenza normativa specifica, ma sono intese a rinforzare e ispirare un'osservanza meticolosa di altre istruzioni.<ref name="Comand"/>
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==Rivelazione e tradizione==