Guida maimonidea/Gli obiettivi del Commentario alla Mishnah: differenze tra le versioni

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In opposizione all'impostazione corroborante, Maimonide presenta una concezione totalmente differente dei concetti halakhici. Questo dibattito si radica nelle interpretazioni dello scopo e significato della rivelazione. I ''Geonim'' credevano che la conoscenza halakhica iniziasse con una rivelazione completa e totale, erosa nel tempo a causa delle corruzioni nel processo di trasmissione. Maimonide asseriva che la conoscenza halakhica non si atrofizzò col passare del tempo, ma si accumulò costantemente. La rivelazione, secondo lui, provvide solo un nucleo halakhico limitato e fisso, trasmesso nella sua forma pura da generazione a generazione, alla quale furono gradualmente aggiunti, per mezzo dell'interpretazione, nuovi contenuti normativi.<ref name="Levinger"/><ref name="HalbertalM"/>
 
Queste due concezioni vedono il contributo umano alla creazione della ''halakhah'' in maniere diametricalmente opposte. Interpretazione, secondo Maimonide, non è il recupero di leggi date al Sinai, ma una struttura creativa mediante la quale si derivano nuove norme dal materiale legale dato tramite la rivelazione. L'impostazione di Maimonide costituisce anche un punto fondamentale nel concetto della "verità" di ciascuna posizione halakhica. Maimonide pensava che in casi di controversia una parte era in errore, e la controversia risulta da una diminuzione di capacità di ragionamento giuridico o mancanza di consenso in merito a principi eremeneutici. Come i ''Geonim'', egli si basa sulla affermazione talmudica che la controversia nacque a causa della proliferazione degli [[w:Dispute talmudiche tra Bet Shammai e Bet Hillel|studenti di Hillel e Shammai]] che non frequentarono abbastanza a lungo i maestri per apprendere le leggi — una dichiarazione che considera la controversia come un fallimento storico. Tuttavia, in contrasto coi ''Geonim'', l'errore di un disputante non è subordinato al grado in cui la sua opinione corrisponde a ciò che fu stabilito al Sinai, poiché nulla di questa materia fu mai enunciata esplicitamente al Sinai.<ref>Jacob Bildstein, ''Authority and Rebellion in Maimonides Legal Works, cit.'', 2002, pp. 36-44.</ref>
 
La verità e l'errore halakhici sono determinati, secondo Maimonide, dal grado di consistenza della nuova norma con le norme date precedentemente, al Sinai. Maimonide rimpiazzò la precedente teoria della verità con una differente, la "teoria della coerenza", che si affianca, ma non completamente, alla teoria filosofica nota come "teoria della coerenza della verità". Secondo questa teoria, le affermazioni di verità vengono valutate in base alla loro fluenza consistente e compatibilità con affermazioni di verità precedentemente desunte. Dato che l'interpretazione è la deduzione di nuove norme da norme più antiche, viene valutata, come qualsiasi altra deduzione, sul grado della coerenza della conclusione cona le conclusioni da cui deriva.<ref name="HalbertalM"/>
 
La posizione di Maimonide ha ramificazioni anche per le concezioni dell'autorità halakhica. Poiché, secondo Maimonide, il materiale halakhico è stato trasmesso perfettamente, la precedenza temporale non offre vantaggi a coloro che vissero prima. Le stesse informazioni rivelatorie sono disponibili in una qualsiasi fase della storia halakhica; il vantaggio di un saggio su di un altro non si basa sull'aver vissuto prima. Quindi, tra queste due concezioni — quella dei ''Geonim'' e quella di Maimonide — ci sono notevoli differenze di sostanza nelle interpretazioni basilari della storia della ''halakhah'' ed il ruolo della rivelazione. Queste concezioni creano vere discrepanze nelle rispettive comprensioni di alcuni concetti fondamentali della filosofia halakhica — rivelazione, interpretazione, controversia, verità e autorità.<ref name="Blid"/><ref name="HalbertalM"/>
 
==Comandamenti e struttura==
[[File:Rambam-Sefer-Hamitzvot-HB38151.pdf|thumb|250px|''Libro dei Comandamenti'', edizione di Chaim Heller in cui la traduzione ebraica è corretta a fronte dell'originale giudeo-arabo.<ref>Prima edizione (1914) di dominio pubblico, l'opera è consultabile su WikiCommons, cliccando sulle immagini scannerizzate.</ref>]]
Questo ritratto della filosofia maimonidea della ''halakhah'' è complementato dalle idee che emergono dal suo ''[[w:Sefer haMitzvot|Libro dei Comandamenti]]''. Ma prima di descrivere tali idee, è bene discutere i fini di Maimonide in questa opera.<ref name="Comand">Su questo argomento specifico, si vedano Hanina Ben Menachem, "Individuation of Laws and Maimonides` Book of Commandments", ''Shenaton ha-Mishpat ha-Ivri'' 14-15, 1988-89, pp. 95-106 (in ebr.); M. Halbertal, "Maimonides Book of Commandments, the Architecture of ''Halakhah'' and Its Theory of Interpretation", ''Tarbiẕ'' 59, 1990, pp. 457-480; Charles Manekin, "Divine Will in Maimonides` Latter Writings'', ''Maimonidean Studies, 2008, pp. 189-222.</ref> Maimonide scrisse il ''Libro dei Comandamenti'' prima di ''Mishneh Torah'', mentre scriveva il ''Commentario alla Mishnah'', apparentemente verso la fine, mentre Maimonide componeva la prima versione del commentario: "come vi verrà spiegato nella mia opera che enumera i comandamenti" (''Hullin'' 1:5).
 
Questa opera sembra sollevare questioni basilari sul carattere dell'attività letteraria di Maimonide mentre era ancora giovane, sui vent'anni. A differenza del ''Commentario alla Mishnah'' che, come specificato, è una composizione innovativa e originale, i libri dei comandamenti erano un genere comune della letteratura geonica che aveva preceduto Maimonide. I libri geonici dei comandamenti si proponevano di elencare i 613 comandamenti e riassumere le loro caratteristiche principali. L'elenco di Maimonide fu preceduta da ''Halakhot Gedolot'' di R. Shimon Qayyara, dai libri dei comandamenti composti da R. Sa`adia Gaon e R. Samuel b. Hofni Gaon, e dall'opera del rabbino andaluso Hefez b. Matzliaẖ. Maimonides criticò molto aspramente i suoi predecessori che enumeravano i comandamenti, che fossero rabbini o poeti: secondo lui, inconsistenza e casualità erano le caratteristiche principali di questo genere. Secondo i suoi calcoli, gli elencatori dei comandamenti seguivano acriticamente la lista presentata da ''Halakhot Gedolot'': "come se i pensieri si fossero congelati a causa della parole di quell'uomo" (''Libro dei Comandamenti'', Introduzione)<ref>Per gli stralci e parafrasi del ''Libro dei Comandamenti'', si veda la versione trad. Joseph Kafiḥ, ''Sefer ha-Miẕvot'', Gerusalemme: Mosad ha-Rav Kook, 1971.</ref>
 
Tuttavia, i difetti dei precedenti tentativi non spiegano veramente il perché Maimonide stesso si cimentasse nel suo personale conteggio dei comandamenti. Compose opere monumentali come il ''Commentario alla Mishnah'' e la ''Mishneh Torah''; imprese intellettuali per se stesse non caratterizzano la sua ''oeuvre''. Modellare precisamente il suo conteggio dei comandamenti alla tradizione talmudica che stabilisce '''613''' quale loro numero sembra — almeno ''prima facie'' — come soluzione di un enigma complesso; scrivere un intero lavoro per risolvere un enigma, anche se dovesse soppiantare tali lavori precedenti, non è il tipo di impresa letteraria che si adatta all'immagine che Maimonide aveva di se stesso come halakhista. Allora perché consumare fatiche letterarie e polemiche in tale progetto?
 
La risposta che danno gli studiosi maimonidei è che questa opera gioca un ruolo unico nell'organizzazione della ''Mishneh Torah''.<ref name="Comand"/> Nella sua introduzione al ''Libro dei Comandamenti'', Maimonide spiega il ruolo della sua numerazione dei comandamenti nel suo progetto della ''Mishneh Torah'':
{{q|Quando rivolsi i mei pensieri a tale scopo, contemplai come questa opera dovesse essere suddivisa e organizzata... mi divenne quindi chiaro che la migliore divisione sarebbe stata farla in gruppi di leggi al posto dei trattati della Mishnah... e a quel fine capii che dovevo elencare prima tutti i comandamenti — positivi e negativi — nell'introduzione dell'opera, cosicché il libro suddiviso li avrebbe incorporati ancora tutti, e nessun comandamento sarebbe rimasto senza discussione di tutte le sue leggi... ciò è per essere sicuri che non ci sia nulla di cui non discuto; se includo ogni cosa nell'elencazione dei comandamenti, sarò tranquillo [e salvaguardato] in questo.|''Libro dei Comandamenti'', Introduzione}}
 
==Note==
<references/>
 
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