Guida maimonidea/Divinità e aristotelismo: differenze tra le versioni

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Mentre questa riflessione critica indica un errore metodologico di Aristotele, Maimonide solleva una questione originale in un argomento differente. L'intuizione che la creatura sia incapace di conoscere la creazione, la genesi dell'Essere, era profondamente radicata nella mente di Maimonide, che aveva percepito i limiti dell'intelletto sin da ragazzo. A quel tempo, aveva descritto il problema dell'esistenza individuale come pietra di confine sull'orlo della possibilità di una soluzione filosofica. Ora introduceva il problema in forma differente, per frantumare il razionalismo della "dottrina dell'eternità" e convalidare le parole dei profeti. In accordo con la situazione del problema, il problema stesso diventa una questione di genesi.<ref name="HeschelAJ"/>
 
"Qual'è la causa della varietà delle specie e degli individui nelle specie?" Maimonide chiede ad Aristotele in un dialogo immaginario. Dimostra che la teoria dell'emanazione, che tenta di spiegare il mondo secondo leggi necessarie, è incapace di comprovare la presenza di diversità tra gli esseri esistenti. Perché esistono "innumerevoli stelle nell'ottava sfera, che sono tutte sferiche, alcune grandi, altre piccole, qua una stella, là un'altra che sembra essere un cubito distante dalla prima, là dieci, raggruppate fitte e densamente insieme, e poi un ampio tratto dove non c'è nulla? Qual'è allora la causa determinante di una parte con dieci stelle e un'altra senza assolutamente niente? Inoltre, il corpo dell'intera sfera è semplice, non avendo diversità alcuna. Per quale ragione una porzione della sfera è più adatta all'esistenza della stella di un'altra? Tutto ciò e cose simili sono veramente improbabili; invero, è pressoché impossibile credere che tutto questo, come pensa Aristotele, derivi da Dio sotto l'aspetto della necessità" (''Moreh Nevukhim'' II, 19).
==Note==
 
Tuttavia, se uno crede che ciò sia così a causa della volontà di un essere volente, ma che siamo ignoranti delle ragioni che hanno indotto la Sua saggezza a realizzarlo, allora tutti questi problemi svaniscono. Una volta che si crede nella creazione del mondo, allora il miracolo è concepibile; ma appena si dice che il mondo ''deve'' essere così, allora come risultato sorgono delle domande le cui risposte includono la negazione e la smentita delle parole bibliche.<ref name="MNII"/> "Ecco perché uomini prestigiosi hanno passato, e passeranno, i loro giorni a meditare su questi problemi. La ragione è che tutto quello che i filosofi hanno detto in contraddizione con la nostra fede collasserebbe nel nulla se la creazione del mondo fosse provata. Similmente, se riuscissero a confermare l'opinione di Aristotele con delle prove, allora la nostra Scrittura crollerebbe nella sua interezza, e la faccenda sarebbe definita a favore di altre dottrine" (''Ibid.'' II, 25). Questa è la ragione per cui Maimonide sospende la conoscenza, onde poter far posto al miracolo.<ref name="Ravi"/>
 
Nonostante l'intuizione dell'importanza di questa decisione, Maimonide considerava le sue tesi mere confutazioni degli argomenti opposti, e non prove positive. Poiché era diventato a lui chiaro che la questione rimaneva insoluta in filosofia, egli decise a favore dell'insegnamento proposto dalla profezia, "che rende chiare quelle cose che all'indagine manca la forza di conoscere" (''Ibid.'' II, 16). Quando Maimonide ebbe concluso questa contemplazione, dichiarò con sicurezza di avere eretto un enorme bastione tutt'intorno alla Torah, rendendo impossibile a chiunque di lanciarci contro una pietra (''Ibid.'' II, 17). Il percorso del proprio pensiero condusse Maimonide dal problema dell'intenzionalità a quello della creazione. La questione dell'esistenza individuale concreta ancora lo assillava e fu ciò che egli segnò come limite della ragione. Il criterio dell'intenzionalità veniva ora congiunto a quello della genesi. Sebbene la filosofia fosse riuscita, diceva, a spiegare la genesi dell'esistenza individuale nel mondo terreno, era nondimeno incapace di spiegare la varietà del mondo astrale. Maimonide quindi sentì che tutto quello che Aritotele affermava sulle cose "sottostanti la sfera della luna... è vero oltre ogni dubbio." D'altra parte, nessuno sa nulla di ciò che sta in Cielo, a parte quel poco che offrono gli assiomi matematici. "Tuttavia, affaticare la mente con qualcosa che nessuno può afferrare e sulla quale non si hanno i mezzi per ottenerne conoscenza, indica una mancanza di giudizio o un tipo di follia. Peraltro, dobbiamo arrestarci davanti al limite delle nostre abilità. Quello che non può essere compreso attraverso il ragionamento deve essere lasciato a colui che riceve ispirazione sublime da Dio." (''Ibid.'' II, 24). Pertanto solo la profezia è in grado di risolvere l'enigma dell'esistenza individuale concreta.<ref name="Ravi"/>
 
==Note==
<references/>
 
 
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[[Categoria:Guida maimonidea|Divinità e aristotelismo]]