Guida maimonidea/Divinità e aristotelismo: differenze tra le versioni

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Come Maimonide era assillato dalla mancanza di un sistema unificato per insegnare la Legge ebraica, così anche era rattristato dal fatto che gli ebrei non avessero dimestichezza con la filosofia. Ribadiva continuamente l'irresolutezza e sconsideratezza, la mancanza di giudizio e raziocinio dei suoi contemporanei. La maggioranza sentiva un divario tra fede e conoscenza, tra i contenuti della rivelazione e le teorie della filosofia. Maimonide tuttavia scrisse:
{{q|La nostra nazione è una nazione di saggezza perfetta. Dio stesso l'ha detto tramite il Maestro che ci ha condotto alla perfezione: "Certamente, questa grande nazione è un popolo saggio e comprensivo." Ma i malvagi, che appartenevano alle nazioni ignoranti, hanno messo fine alla nostra felice situazione, distruggendo le nostre scienze ed i nostri confratelli e uccidendo i nostri saggi, cosicché ancora una volta divenimmo ignoranti (una sfortuna che Dio ci aveva già annunciato prima, a causa dei nostri peccati, con le parole: "La saggezza dei suoi saggi sarà perduta, e la comprensione dei suoi uomini comprensivi") — quando tutto ciò accadde, ci mescolammo con queste nazioni, e le loro opinioni, usanze, e comportamenti furono trapiantati su di noi... Poiché siamo cresciuti con queste opinioni incolte, le idee dei filosofi ci sono diventate aliene come se contrastassero la nostra Legge nel modo che accade per le opinioni degli stolti.|''MoreMoreh Nevukhim'' II, 11; cfr. I, 71<ref>I riferimenti di ''MoreMoreh Nevukhim'' (ebraico: מורה נבוכים - ''Guida dei perplessi)'') sono estratti dall'edizione di Varsavia, originariamente stampata nel 1872, cfr. ediz. anastatica online.</ref>}}
 
{{q|I pensieri nascosti della Bibbia sono come una pietra preziosa che è caduta dalla mano di un uomo a casa sua, una casa oscura nella quale si trovano molti oggetti. La gemma ora giace nella casa oscura, ma l'uomo non la vede e non la nota...|''Ibid.'', Introduzione}}
La gente, tuttavia, era contenta del significato letterale, e non approfondiva il pensiero nascosto e sottile.<ref name="HeschelAJ">[http://books.google.co.uk/books/about/Maimonides.html?id=ki6a7WsZYwMC&redir_esc=y Abraham Joshua Heschel, ''Maimonide''], Farrar, Straus and Giroux, 1983, pp.141-156.</ref>
 
Per maimonideMaimonide anche l'[[w:Haggadah|Haggadah]]<ref>''Haggadah'' o ''Aggadah'' (ebraico: הַגָּדָה‎, "narrazione", plurale: ''Haggadot'') è una materia esplicativa della letteratura rabbinica, spesso in forma di racconti, aneddoti, leggende, o parabole. Vaste porzioni del Talmud sono aggadiche. Cfr. Yosef Hayim Yerushalmi, ''Haggadah and History'', Jewish Publication Society of America, 1974.</ref> era fonte di saggezza filosofica: tutto quello che offriva in forma di allegoria si accavallava con la conoscenza insegnata espressamente nel pensiero filosofico astratto. Le meditazioni e le ricerche di Maimonide si focalizzavano principalmente sul mostrare la congruenza tra il pensiero biblico-talmudico e quello filosofico. L'immagine del mondo che descrisse poteva essere valida solo se il suo riflesso nello specchio della filosofia somigliava il suo riflesso nello specchio della letteratura ebraica. Ora le dottrine della filosofia erano chiare; tuttavia, i testi della letteratura ebraica erano in parte chiari e in parte — a causa della loro forma allegorica — ambigui. Doveva quindi analizzare e interpretare tali scritti.<ref name="HeschelAJ"/>
 
{{q|Se desideri far conoscere il re di una nazione ad un abitante che non lo conosce, ci sono molti modi di farlo. Per esempio, gli puoi dire: "Il re è quell'uomo alto, coi capelli grigi vestito di bianco." Pertanto lo descrivi in termini di qualità secondarie. Ma all'interlocutore puoi anche dire: "Il re è quell'uomo che vedi circondato da una folla di gente, da cavalieri e fanti che sfoderano le spade, con bandiere che gli sventolano sopra il capo e trombe che lo annunciano." Oppure: "Egli vive in un palazzo in una certa città del suo regno." O anche: "È lui che ha fatto costruire queste mura o questo ponte." O cose simili sulle sue imprese o relazioni con altri.</br>
Tuttavia, potresti anche comprovare la sua esistenza mediante cose che siano meno esplicite. Se l'interlocutore, per esempio, ti chiede: "Questa terra ha un re?" tu gli dirai: "Sì, senza dubbio, ha un re." Ora se poi ti chiede che prova puoi fornire, tu risponderai: "Questo cambiavalute qui è , che come puoi vedere, semplice e debole fisicamente; davanti ha lui c'è questo gran mucchio di monete d'oro. Quest'altro uomo, che gli sta davanti, con fisico tarchiato e ossuto, è un povero e chiede al cambiavalute un piccola elemosina. Ma il cambiavalute si rifiuta di dargli alcunché, lo minaccia e lo caccia via con dure parole. Se il povero non avesse timore del re, cercherebbe di ammazzare il cambiavalute, o spingerlo via e arraffargli le monete. Questa è la prova che la terra ha un re." Hai quindi provato l'esistenza del re mediante le condizioni ordinate della nazione, che sono basate sul timore del re o delle sue punizioni. Ma nulla di ciò ci dà nessuna informazione sulla personalità del re, o della sua vera natura in quanto re.</br>
La stessa cosa succede in tutti i libri dei profeti e persino nel [[w:Pentateuco|Pentateuco]], quando alle masse si deve insegnare la conoscenza di Dio. Poiché era necessario portare tutto il popolo a credere nell'esistenza di Dio ed insegnare nella fede che Egli possiede tutte le perfezioni — cioè, che Egli non solo esiste come esistono la Terra e il Cielo, ma anche che Egli è un Essere vivente, onnisciente, onnipotente e creatore — il popolo fu portato a pensare che Egli esiste nello stesso modo di un corpo. Nella stessa maniera, fu reso credibile che Egli sia vivo presentandolo come animato. La gente, vedi, non considera un qualsiasi oggetto che esista oltre ogni dubbio se non è fisico.|''Moreh Nevukhim'' I, 46}}
 
==Note==