Guida maimonidea/Medicina e composizione: differenze tra le versioni

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Di conseguenza, nel 1232, trenta anni dopo la morte di Maimonide, le sue paure si realizzarono: una violenta controversia sul suo lascito intellettuale scoppiò in Provenza. In questo ''[[w:Kulturkampf|Kulturkampf]]'', gli opponenti di Maimonide imposero un bando contro chiunque leggesse la ''Guida'', e copie del libro furono bruciate. I germi del conflitto erano già stati seminati quando Maimonide era ancora in vita, dato che la ''Guida'' era stata diffusa oltre i circoli degli intellettuali ebrei delle terre mussulmane. Raggiunse i sostenitori di Maimonide in Provenza, dove fu tradotta in ebraico e cadde nelle mani dei suoi avversari.<ref name="Sees"/> In contrasto con la sua specifica direttiva che la ''Guida'' non dovesse essere copiata e disseminata troppo estesamente, Maimonide sperava invece che la sua ''Mishneh Torah'' fosse disponibile a tutti gli ebrei, e si diede da fare affinché fosse copiata e diffusa. La versione originale autorizzata dell'opera, scritta di proprio pugno, era archiviata a casa di Maimonide. Da quella ''[[w:editio princeps|editio princeps]]'', corretta a volte da Maimonide stesso, venivano eseguite ulteriori copie; tali manoscritti erano certificati come integri ed autorevoli da una dichiarazione scritta dell'autore che ne approvava e certificava la copia. Queste copie erano inviate a varie comunità e, mentre Maimonide era ancora in vita, il trattato raggiunse tutte le parti della diaspora ebraica, fino all'India. Maimonide seguiva attentamente e accuratamente il fato della ''Mishneh Torah'' ed era in grado di fornire un resoconto dettagliato della sua distribuzione, in un'epoca in cui manoscritti e lettere si spostavano al rallentatore. Tale fu infatti il suo resoconto agli studiosi di Montpellier dato verso il 1185, otto anni dopo il completamento della ''Mishneh Torah'': "Sembra che essa (''Mishneh Torah'') vi arriverà prima di questa risposta, poiché è già diffusa largamente nell'isola di Sicilia, come anche in Occidente ed in Oriente e anche nel Meridione" (''Lettera sull'astrologia'', p. 464). La presenza del manoscritto della ''Mishneh Torah'' in Sicilia assicurava a Maimonide che sarebbe arrivata in Provenza prima della lettera che egli aveva spedito dal Cairo.<ref name="HalbertalM"/><ref name="KraemerJ"/>
 
L'arrivo della ''Mishneh Torah'' in Provenza suscitò un notevole trambusto, e l'opera fu ricevuta entusiasticamente nel circolo di studiosi associati con la sala di studio di R. Jonathan Hakohen di Lunel. Questi dotti intellettuali, che avevano corrisposto con Maimonide a riguardo di materie connesse alla ''Mishneh Torah'', e le famiglie andaluse che erano immigrate in Provenza ed erano legate alla cultura natia di Maimonide, erano i suoi principali sostenitori tra gli ebrei che vivevano sotto il dominio cristiano. Ma c'erano coloro in Provenza che vedevano le cose in maniera differente. Mentre i suoi sostenitori consideravano Maimonide come alta autorità, altri rabbini e studiosi provenzali avevano grandi riserve circa la ''Mishneh Torah'', le sue pretese di autorevolezza, e le sue prospettive religiose. A loro capo stava R. Abraham ben David (Ra`abad), un eruditissimo halakhista che era ben dotato ad affrontare la ''Mishneh Torah'' in tutta la sua profondità ed estensione, e che l'aveva annotata criticamente mentre Maimonide era in vita. Questi studiosi ed i loro successori si trovarono al centro della controversia che si sviluppò sul ''Libro della Conoscenza'' (la prima e più filosofica delle quattoridici unità della ''Mishneh Torah''), e sulla ''Guida''.<ref name="Hart">[http://books.google.co.uk/books/about/Epistles_of_Maimonides.html?id=7zAlxRzcUoEC&redir_esc=y David Hartman, ''Crisis and Leadership: The Epistles of Maimonides''], Jewish Publication Society, 1985, Introd., pp. 1223-14012 & ''passim''.</ref><ref name="Strauss">Leo Strauss, "Notes on Maimonides` Book of Knowledge", ''Studies in Mysticism and Religion Presented to Gershom G. Scholem'', Magnes Press, 1967, pp. 269-283.</ref>
 
Non fu Maimonide ad avviare la spedizione della ''Guida'' in Provenza. Piuttosto, egli rispose alla richiesta di R. Jonathan Hakohen, che ebbe sentore del trattato dopo che insieme ai colleghi aveva già ottenuto copie della ''Mishneh Torah'': "[Ti chiediamo]] di farci il favore di inviarci anche il libro ''Moreh Nevukhim [la Guida]'', della cui reputazione abbiamo sentito e che è rinomata in terra d'Egitto." E ancora: "Ti veniamo a chiedere di favorirci in merito anche ai tuoi altri libri, com'è vero che il nostro popolo vive ed i nostri defunti risorgeranno, e ci prostriamo in ammirazione davanti a tali opere. Quando le avremo, avremo tutto" (''Iggerot'', p.492).
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{{q|Hai aumentato la nostra saggezza e benessere, poiché ci hai inviato il libro ''Moreh Nevukhim''... ma sarebbe per noi stato come una pietra nel mortaio, una rosa tra le spine, un libro dato ad analfabeti, se il nostro Creatore non avesse causato che ci fosse tra noi un saggio, dotto in tutta la saggezza, erudito da suo padre nella letteratura e lingua di Arabia, il figlio del glorioso saggio e famoso medico, il rabbino R. Judah Ibn Tibbon, lo Spagnolo.|''Iggerot'', p. 493}}
 
Samuel Ibn Tibbon tradusse le prime due parti della ''Guida'' appena ricevute e fece alcune domande a Maimonide in merito alla traduzione. Maimonide aveva sentito buone cose sul conto di Judah Ibn Tibbon, padre di Samuel, dagli andalusi che erano giunti in Egitto, e capì dalle domande di samuel che il figlio, come il padre, era un traduttore eccellente come anche un buon filosofo, che era riuscito a comprendere la profondità del trattato.<ref name="Frankel">Carlos Frankel, ''From Maimonides to Samuel Ibn Tibbon'', Magnes Press, 2008, pp. 97-101 (in ebr.)</ref> La forte impressione positiva che il traduttore scelto a Lunel fece su Maimonide risulta evidente dalla sua risposta alle domande postegli:
{{q|Quando le tue lettere in arabo ed in ebraico mi pervennero, mi fecero capire la tua vasta gamma di interessi e raffinatezza di stile. Quando poi ho appreso i tuoi dubbi in merito ad alcuni passi della mia estesa esposizione, ''La Guida dei perplessi'', e gli errori dello scriba che tu vi hai individuato, io ripetei le parole dell'antico poeta: "se solo sapessero la sua discendenza, direbbero che il merito del padre è passato al figlio."</br>
Benedetto il Signore che ha elargito una ricompensa al tuo erudito padre, e gli ha concesso tale figlio... Le questioni che mi poni sono tutte valide, e le omissioni che hai notato di una o più parole in molti punti sono corrette... Tu sei sicuramente ben dotato e qualificato a svolgere il lavoro di traduttore, poiché l'Onnipotente ti ha concesso un cuore atto a comprendere similitudini e parabole, gli epigrammi dei saggi e i loro indovinelli. Ho riconsciutoriconosciuto dalla tua corrispondenza che hai la capacità di scavare nelle profondità di una materia e rivelarne i significati nascosti.|''Lettere di Maimonide'', pp. 131132}}
 
Questa lettera fu spedita il 30 settembre 1199; subito dopo Maimonide inviò a Lunel la terza parte della ''Guida''. Samuel Ibn Tibbon tradusse anche quella, completando l'intero progetto il 7 [[w:Tevet|Tevet]] (30 novembre) del 1204, appena pochi giorni prima della morte di Maimonide.<ref name="Frankel"/> Il libro, inteso come lettera personale a destinatari scelti, venne aperta a tutti, inclusi quei lettori che non conoscevano l'arabo ed erano estranei alle questioni che avevano preoccupato coloro ai quali il libro era diretto. Non ci volle molto tempo prima che il libro diventasse simultaneamente l'opera più importante e stimata di filosofia ebraica medievale e un'opera che sollevò controversie e dure critiche al punto che i suoi lettori vennero banditi e copie del libro furono distrutte.<ref name="Sees"/>
 
Samuel Ibn Tibbon non si accontentò semplicemente di inviare domande a Maimonide. È chiaro dalla lettera di Maimonide che rispondeva alle sue domande, che Samuel voleva incontrare Maimonide faccia a faccia ed era pronto a viaggiare dalla Provenza a Fustat per farlo. Tale incontro presumibilmente era per lui importante non solo per risolvere questioni di traduzione, ma anche — in verità, primariamente — per discutere il significato ed i segreti della ''Guida''.<ref name="Frankel"/> Maimonide rispose che un viaggio così lungo non sarebbe stato utile, poiché gli mancava il tempo di intrattenersi in tali conversazioni. Al massimo, Samuel sarebbe riuscito solo a fargli una breve visita di cortesia, del tutto inutile. Potrebbe essere, come alcuni hanno proposto,<ref name="HalbertalM"/> che Maimonide rifiutasse la richiesta di Ibn Tibbon per non dovergli spiegare il modo in cui doveva intendere i misteri della ''Guida''. Samuel, come si vedrà, era il primo interprete della ''Guida'' come trattato in cui il significato nascosto contende con quelle convinzioni abitualmente ritenute fondamentali nella tradizione ebraica. Le domande poste da Ibn Tibbon aveva permesso a Maimonide di capire in che direzione stesse andando la sua interpretazione, e Maimonide preferì lasciare la materia nell'oscurità. Qualsiasi assenso sull'interpretazione di Ibn Tibbon, anche se dato oralmente e privatamente, sarebbe stato immediatamente pubblicizzato, e ci sono buone ragioni per credere che Maimonide avesse delle apprensioni a permetterlo.<ref name="HalbertalM"/><ref name="Sees"/> È ovvio pensare che, senza tali apprensioni, Maimonide avrebbe trovato il tempo di incontrare il traduttore e discutere le sue questioni nonostante le proprie restrizioni di tempo libero. Ma Maimonide preferì addurre tali restrizioni di tempo come ragione del rifiuto di incontrarlo e, facendolo, fornisce uno scorcio interessante dei suoi ultimi anni di vita:
{{q|Risiedo a Misr (Fustat) ed il Sultano risiede ad al-Qahira (Cairo); questi due luoghi distano due giorni di Shabbat [oltre due chilometri] tra di loro. I miei doveri verso il Sultano sono alquanto pesanti. Sono obbligato a visitarlo ogni giorno, al mattino presto; e quando egli o uno dei sui figli, o le persone del suo harem, sono indisposti, non oso lasciare il Cairo, ma devo stare al palazzo per la maggior parte della giornata. Accade anche frequentemente che uno o due dei funzionari reali si ammalino, ed io devo pensare a curarli. Di regola vado al Cairo molto presto al mattino, ed anche se non accade nulla di particolare, non ritorno a Fustat fino al pomeriggio. E allora son quasi morto di fame. Trovo le mie sale d'aspetto piene di gente, sia ebrei che gentili, nobili e comuni, giudici e amministratori, amici e nemici — una moltiudine mista, che aspetta il mio rientro.</br>
Scendo dalla mia cavalcatura, mi lavo le mani, vado dai miei pazienti e chiedo loro di sopportarmi mentre mangio qualcosa, unico pasto che consumo in ventiquattro ore. Poi mi dedico ai miei pazienti., che vanno e vengono fino a notte, e a volte, ti assicuro solennemente, fino alle due di notte e oltre. Discuto e prescrivo mentre sto sdraiato dalla fatica, e quando cade la notte sono così esausto che non riesco nemmeno a parlare.|''Lettere di Maimonide'', p. 134}}
 
Il medico di corte che esercita presso il più alto potere deve essere pronto a prendersi subito cura di qualsiasi dolore, infermità, o ansia del sovrano e del suo ''entourage''. Nell'atmosfera di sospetto e di complotto che prevale al palazzo, un dottore accusato di negligenza medica — fortuita o intenzionale — correrebbe un grande e serio rischio. La preparazione e disponibilità richiesta da tale professione, e i conseguenti effetti negativi per la vita di Maimonide, sono chiaramente manifesti nel succitato brano epistolare.
 
Inokltre, la pratica della medicina mise fine alla forza creativa di Maimonide. Dopo aver completato la ''Guida'' nel 1191, i suoi impegni letterari furono diretti esclusivamente alla medicina, e negli ultimi tredici anni di vita, scrisse solo trattati medici. Dieci di tali opere sono attribuite con certezza a Maimonide; un'altra è attualmente sottoposta a scrutinio da parte degli esperti maimonidei di medicina.<ref name="Davidson">[http://books.google.co.uk/books/about/Moses_Maimonides_The_Man_and_His_Works.html?id=ehlbFPJPPgQC Herbert Alan Davidson, ''Moses Maimonides the Man and His Works''], Oxford University Press, 2005, cap. 8, pp. 429-482.</ref> Quattro opere mediche trattano di formazione medica: ''Estratti da Galeno; Commentario sugli Aforismi di Ippocrate; Glossario di Nomi di Farmaci; Aforismi Medici di Mosè''. Questi scritti mostrano una forte influenza di Ippocrate e di Galeno e della medicina araba che li seguiva. La tradizione medica era dominata dalla "teoria dei fluidi e degli umori". La più ambiziosa di queste opere fu ''Aforismi Medici di Mosè'', in cui l'autore aveva lo scopo di organizzare la conoscenza medica in una serie di capitoli ben ordinati, permettendo quindi ai lettori di trovare ciò di cui necessitavano nel vasto ''corpus'' di Galeno. Come in altri suoi scritti, Maimonide non ebbe paura di criticare Galeno in quei punti dove pensava che errasse, anche se considerava Galeno il più grande medico di tutti i tempi. Scrivere tale libro gli prese parecchio tempo: Maimonide sembra lo avesse iniziato non più tardi del 1188 e continuasse a scriverlo fino al giorno della sua morte.<ref name="Davidson"/>
 
Altri cinque volumi di medicina furono scritti in risposta a richieste di importanti ed influenti mussulmani che chiedevano assistenza in problemi medici. Il ''Trattato sull'asma'' fu in risposta ad un membro della nobiltà mussulmana che Maimonide non nomina. Quest'uomo, di circa quarant'anni e residente ad Alessandria, chiese a Maimonide di aiutarlo col suo problema. Anche il ''Trattato sulle emorroidi'' fu scritto in risposta ad un nobiluomo mussulmano afflitto da tale problema. Maimonide scrisse due trattati in risposta a richieste del Principe al-Afdal, il figlio maggiore di Saladino. A quel tempo, il principe viveva fuori dall'Egitto, e Maimonide l'aveva curato in passato per stitichezza, cattiva digestione, e depressione. Uno dei trattati che ora gli inviò era intitolato ''Regime di salute''. Maimonide credeva che la malattia fosse provocata, in gran parte, da cattiva nutrizione, che porta a difetti nel processo digestivo iniziale nello stomaco e, successivamente, a carenze nella digestione che ha luogo, secondo Galeno, nel fegato e altri organi. Gran parte del libro è quindi dedicato ad una guida generale sulla nutrizione giusta. Per esempio, raccomanda di evitare grassi, frutta cruda, e farina bianca, consigliando di non mangiare prima di andare a dormire. È preferibile mangiare ad orari preordinati e solo quando si ha fame, e di non mangiare fino al punto di essere completamente sazi. È bene esercitarsi prima di mangiare e di esser cauti nel esercitare un'attività eccessiva dopo i pasti. Il vino aiuta la digestione se bevuto in quantità moderate durante il pasto.<ref name="Davidson"/>
 
La seconda opera inviata al Principe al-Afdal fu ''Sulle cause dei sintomi''. Il principe stava facendo pressioni affinché Maimonide lo andasse a curare personalmente, e Maimonide, coerente con la tradizione di lusingare i potenti, gli disse che nulla lo avrebbe deliziato di più che mettersi in viaggio e andare a curarlo. Purtroppo però, la vecchiaia e la difficoltà del tragitto gli impedivano di farlo. Invece di andare da lui personalmente, Maimoniode inviò al principe un trattato medico. È evidente da tale trattato che a Maimonide venne chiesto, tra le altre cose, di valutare i consigli medici forniti dai dottori della corte del principe. Le decisioni di Maimonide in merito ai disaccordi tra gli altri dottori rivelano un aspetto importante del suo pensiero medico. Era del parere che l'intervento medico potesse spesso essere pericoloso se basato solamente su congetture e speculazione. In tali casi, era preferibile permettere alla natura di fare il suo decorso. Ciò era vero nel caso del principe, dato che Maimonide capiva che i suoi problemi erano di ordinaria amministrazione e un intervento frettoloso avrebbe provocato effetti collaterali. Oltre ai problemi ordinari del principe, questi soffriva di emorroidi e irregolarità cardiache, e Maimonide raccomandò un elisir escogitato dalla scuola di [[w:Avicenna|Ibn Sina (Avicenna)]]. Raccomandò al principe — che pare essere stato un vero ipocondriaco — di seguire un regime quotidiano fisso, che includesse amici piacevoli, letture, musica e riposo, tutte cose che gli avrebbero lenito la depressione.<ref name="Davidson"/>
 
==Note==