Guida maimonidea/Medicina e composizione: differenze tra le versioni

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{{q|Poiché se un uomo giunge a mangiare cibo piacevole, gustoso al palato e fragrante, facendosi quindi del male, fors'anche causandosi una malattia pericolosa o morte improvvisa — non differisce dalle bestie. Ciò non è l'azione di un uomo nella sua umanità... Piuttosto, sarà un'azione umana se consuma solo ciò che è utile, a volte mettendo da parte quello che è più saporito e mangiando quello che è sgradevole.|''Otto capitoli'', cap. 5}}
 
Per Maimonide la medicina era prima di tutto la promozione della salute mediante pratiche preventive, cioè la consumazionenutrizione appropriata e un tipo di vita assennato. Esiste quindi uno stretto legame tra virtù e salute fisica — un nesso che impartisce una dimensione spirituale e religiosa alla pratica della medicina.<ref name="KraemerJ"/> Tale concetto condusse maimonide ad includere ''halakhot'' di carattere medico nella ''Mshneh Torah'', ''halakhot'' intesi ad offrire consiglio per un modo di vita corretto. Il valore preventivo di tale consiglio è enfatizzato dalla promessa che Maimonide incorporò nel capitolo sulla medicina che appare inserita nella sua opera halakhica: "Colui che vive secondo le direzioni che ho dato, ha la mia promessa che non sarà mai ammalato fino alla vecchiaia e la morte; non avrà bisogno di medici e godrà di buona salute per tutta la vita" (''Leggi sulle Disposizioni Morali'' 4:20).
 
Alla base della connessione tra desiderio sfrenato e malattia sta il ragionamento che la distinzione tra corpo e anima è fittizia dal punto di vista medico. Il dottore deve trattare il paziente e non semplicemente la malattia, e deve fornirgli non solo una ricetta medica ma anche un'educazione su come dirigere i propri desideri e attributi personali. L'atteggiamento psicofisico verso la medicina crea il nesso tra Maimonide l'halakhista e filosofo, e Maimonide il medico. Ibn Sana` al-Mulk, un poeta mussulmano e ''qadi'' (arabo: giudice) e ammiratore contemporaneo di Maimonide, descrisse la sua posizione medica come segue: "Galeno guarì il solo corpo; Ibn Imran (=Maimonide) [guarisce] il corpo e anche lo spirito. Per la sua conoscenza, egli sta a capo dei medici della nostra età, e con la sua saggezza egli cura anche la malattia della stoltezza."<ref name="HalbertalM"/>
 
Maimonide iniziò a praticare medicina nel 1178. Dopo alcuni anni, come racconta in una lettera scritta nel 1191, raggiunse il massimo della sua carriera medica quando fu nominato medico di al-Faḍil, visir di [[w:Saladino|Saladino]]. Al-Faḍil, che visse dal 1135 al 1200, era la seconda figura più importante del governo Ayyubida in Egitto; servì Saladino in molti ruoli governativi, dalla riscossione delle entrate all'organizzazione dell'esercito. Quando Saladino stava svolgendo una campagna militare in Siria, al visir, insieme al fratello di Saladino, fu dato l'intero controllo dell'Egitto. Si narra che Saladino dicesse di dovere le sue conquieste non alla spada ma alla penna di al-Faḍil. Oltre a svolgere un ruolo politico centrale, il visir era uomo di lettere e patrono di studiosi, raccogliendo una collezione di manoscritti di grande importanza nella sua biblioteca.<ref name="HalbertalM"/><ref name="KraemerJ"/>
 
Un mebro di tale circolo fu il poeta arabo Ibn Sana` al-Mulk che, come già scritto, conosceva Maimonide come interlocutore e medico. Si può avere idea dell'atmosfera prevalente nei discorsi tra studiosi arabi ed ebrei tenuti presso il circolo di al-Faḍil, dalla relazione diretta del poeta, pubblicata da Franz Rosenthal.<ref name="Franz">Franz Rosenthal, "Maimonides and a Discussion of Muslim Speculative Theology", ''Jewish Tradition in the Diaspora'', Judah L. Magnes Memorial Museum, 1981, pp. 109-112.</ref> Presso la casa del poeta, noto centro di buona conversazione, avvenne una discussione di questioni teologiche tra Abu al-Qasim al-Halabi, identificato come un pensatore sciita nato in Siria che era giunto in Egitto da Aleppo, e Maimonide. Purtroppo manca un riassunto di tale discussione, che avvenne verso il 1186, ma la relazione comunica l'atmosfera speciale che dominava il circolo di al-Faḍil. Si apprende anche che Ibn Sana` al-Mulk, membro della nobiltà sunnita, ospitò un importante personaggio sciita immigrato dalla Siria ed il grande immigrato ebreo andaluso per una discussione su profondi problemi di fede.<ref name="Franz"/>
 
Il medico del visir aveva accesso quotidiano al principe mussulmano e si guadagnava quindi la sua fiducia, protezione, ed influenza politica. Ma questo successo come medico fu pagato ad alto prezzo — Maimonide descrive la propria ascesa ed il relativo costo fisico e mentale in una lettera al suo amato discepolo, Joseph ben Judah:
{{q|Ti informo che sono ora rinomato come medico tra i potenti, come il giudice superiore, gli emiri, ed il casato di al-Faḍil e gli altri principi del territorio, coloro a cui non manca niente. Ma per le masse, io rimango fuori portata, e loro non hanno nessun modo di avvicinarmi. E ciò mi costringe a passare un giorno intero al Cairo, curando i malati, e quando ritorno a Fustat, tutto quello che posso fare il resto del giorno e di notte è esaminare i testi medici che ho bisogno di consultare... Come risultato, non ho neanche un momento per studiare la Torah eccetto lo Shabbat, e quanto alle altre scienze, non riesco proprio a studiarle, e la cosa mi danneggia grandemente.|''Iggerot'', p. 313}}
 
Di conseguenza, dopo la morte del fratello, Maimonide fu costretto ad abbandonare il tipo di vita che gli permetteva di dedicarsi giorno e notte a scrivere la ''Mishneh Torah'', permettendosi ora di concentrarsi sulla Torah solo durante lo Shabbat. Prova di tale cambiamento appare nelle lettere di questo periodo, in cui si scusa ripetutamente per la lentezza e brevità dei suoi ''responsa''. Quando uno dei suoi ammiratori in Egitto volle imparare la Torah da lui, Maimonide lo consigliò di venire solo nello Shabbat, poiché altriomenti era oberato di lavoro ed esausto: "Senza dubbio avrai già visto e sentito in che stato mi ritrovo, uno stato ''annientat[o] fra il mattino e la sera'' <nowiki>[</nowiki>[[w:Libro di Giobbe|Giobbe]] 4:20<nowiki>]</nowiki>. E quando arriva la notte... mi sento male, pieno di sospiri, incapace di star seduto a causa della mia stanchezza, in grado solo di giacere supino" (''Iggerot'' p. 563). Quando i saggi di Lunel gli chiesero di tradurre la ''Guida'' in ebraico, egli rispose tristemente: "Ahimè, miei onorati amici, non ho neanche il tempo di scrivere un capitoletto ed è solo per rispetto alla vostra congregazione che mi sono sforzato di scrivervi questa lettera di mio pugno" (''Lettere di Maimonide'', p. 164). In un'altra missiva inviata a quei saggi, egli collega la perdita del tempo libero alla gabbia d'oro della sua carriera medica: "A complicare la mia condizione fisica, sono gravato da una moltitudine di pazienti, che mi esauriscono e non mi concedono respiro giorno e notte. Purtroppo devo pagare il prezzo della reputazione che si è sparsa perfino nelle nazioni confinanti" (''ibid.'', p. 161). In questa situazione stressante, anche dichiarazioni e lettere importanti venivano spremute da Maimonide sotto pressione; come nel caso della ''Lettera sull'astrologia'' che inviò agli studiosi di Montpellier nell'anno 1185 o 1186: "Non me ne vogliate, maestri miei, per la brevità di queste note, come il mio testo rende chiaro che l'ho scritta per soffisfare una necessità presente. Dato che ero tanto occupato con affari di gentili. La Divinità ben sa che, se Rabbi Pinhas non avesse mandato un messaggero che ''insistette tanto con lui che egli ne fu confuso'' ([[w:Libri dei Re|2 Re]] 2:17) e non mi lasciò in pace finché non la scrissi, io non starei ora qui a rispondervi poiché non ho più tempo libero. Perciò, giudicatemi favorevolmente e con indulgenza" (''Lettera sull'astrologia'', p. 473)
 
Durante questi anni di lavoro eccessivo, Maimonide scrisse la più grande opera nella storia della filosofia ebraica, ''La Guida dei perplessi''. È possibile che le limitazioni alle quali fu sottoposto mentre la scriveva abbiano avuto un effetto sul suo stile letterario. Nella sua lettera introduttiva alla ''Guida'', Maimonide identifica il pubblico a cui fu rivolta: il suo allievo Joseph ben Judah e altri come lui.<ref name="Sees">Kenneth Seeskin, ''Maimonides: A Guide for Today's Perplexed'', Behrman House, 1991, pp. 4-7.</ref>
 
Joseph ben Judah nacque nella città di Sebta (Ceuta), in Marocco, ed emigrò ad Alessandria. Da lì, egli inviò a Maimonide una lettera in rima descrivendo il suo grande desiderio di acquisire saggezza. Maimonide non potè discernere il carattere di Joseph dal poema stesso, ma potè capire il suo intenso desiderio di apprendere e lo accettò come studente a Fustat. Joseph studiò astronomia e matematica con Maimonide, in seguito spostandosi sulla logica — tutte discipline che, a quel tempo, erano un requisito iindispensabile per la metafisica. Durante queste fasi propedeutiche alla metafisica, Maimonide capì che il desiderio di saggezza di questo studente era accompagnato da vero talento.<ref name="Sees"/> Da quel momento in poi, Maimonide iniziò ad introdurre Joseph ai significati nascosti della Scrittura e alla tradizione metafisica che conosceva: la ''falsafa'' aristotelica araba. Tale iniziazione graduale e oculata fu interrotta dalla necessaria partenza di Joseph per Aleppo. Laseparazione spinse Maimonide a scrivere la ''Guida'', che inviò a Joseph pezzo per pezzo:
[[File:Guide of the Perplexed.jpg|thumb|Brano della ''Guida dei perplessi'' in caratteri ebraici]]
{{q|Quando Dio decretò la nostra separazione e ti trasferisti altrove, questi incontri mi stimolarono ad una risolutezza che mi si era affievolita. La tua assenza mi ha spinto quindi a comporre questo Trattato, che ho creato per te e per quelli come te, per quanto pochi possano essere. L'ho composto in capitoli sparsi. Tutti quelli che sono stati scritti ti raggiungeranno dove sei, uno dopo l'altro. Stammi bene.|''Guida'', Lettera dedicatoria}}
 
Tuttavia la composizione della ''Guida'' come serie di epistole inviate ad un singolo studente, capitolo per capitolo, era motivata ben più che da circostanze storiche ed esigenze di scrittura. Questo singolare metodo di scrivere si adatta al carattere esoterico del trattato come opera diretta ad una sola e perplessa persona più che alle masse. Nella prefazione al libro, Maimonide descrive come gli accadde di scriverlo, lo presenta come continuazione di un processo di istruzione personale e misurata, e lo definisce come una raccolta di lettere inviate a Joseph e ad altri come lui, tutte con lo scopo di dirigere il libro esclusivamente ad una classe appropriata di lettori.<ref name="Sees"/>
 
==Note==