Guida maimonidea/Medicina e composizione: differenze tra le versioni

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Nonostante l'incubo della distruzione dell'Andalusia ed i successivi e sofferti anni di peregrinazione per il Maghreb, il primo decennio di Maimonide in Egitto fu un periodo di grande crescita e prosperità. A Fustat la sua fama crebbe enormemente nell'area del mondo ebraico che si trovava sotto il dominio mussulmano. Inviò ''responsa'' a comunità in Egitto, Terra d'Israele, Siria, Yemen, Babilonia, e Maghreb. Negli anni successivi, tramite gli studiosi che erano immigrati dalla Provenza all'Egitto e i traduttori andalusi in Provenza, la sua reputazione attraversò i Pirenei e penetrò nel mondo ebraico aschenazita. I primi dieci anni della permanenza di Maimonide in Egitto, dal 1168 al 1177, viderono inoltre la sua più grande produzione letteraria; fu durante quegli anni che scrisse la ''Mishneh Torah''.
<ref name="KraemerJ">Joel L. Kraemer, ''Maimonides: The Life and World of One of Civilization's Greatest Minds'', Doubleday, 2008, Parti 3-4, pp. 125-292 e ''passim''.</ref><ref name="Stroumsa">Sarah Stroumsa, ''Maimonides and His World: Portrait of a Mediterranean Thinker'', Princeton University Press, 2009, pp. 125-152.</ref><ref name="HalbertalM">Moshe Halbertal, ''Maimonides. Life and Thought'', Princeton University Press, 2014, pp. 56-74.</ref>
 
Un trattato del calibro della ''Mishneh Torah'' non può essere scritto di corsa. Come struttura grandiosamente organizzata le cui parti si complementano l'un l'altra nell'impresa di incapsulare l'intera tradizione talmudica fino all'epoca di Maimonide, la sua composizione richiedeva tutto il tempo necessario per produrre un'opera sistematica ed altamente concentrata. Nel 1199, ricordandosi di quel periodo, Maimonide descrisse il suo decennio di lavoro sulla ''Mishneh Torah'' in una lettera a R.<ref>Quando apposta, l'abbreviazione "R." sta per "Rabbi/Rabbino".</ref> Jonathan Hakohen di [[w:Lunel|Lunel]] ed al suo circolo: "Sono sicuro che capirete quanto io abbia faticato giorno e notte per quasi dieci anni a comporre [''Mishneh Torah'']. Uomini del vostro livello culturale apprezzeranno l'importanza di questa opera. Ho raccolto materiali che erano dispersi e separati tra colline e montagne, e li ho fatti pervenire ''uno da ogni città e due da ciascuna famiglia'' <nowiki>[</nowiki>[[w:Libro di Geremia|Geremia]] 3:14<nowiki>]</nowiki> (''Iggerot'', pp. 542-543).
 
''Mishneh Torah'' non è soltanto un immenso trattato; è anche uno splendido ed elegante trattato.<ref name="HalbertalM">Moshe Halbertal, ''Maimonides. Life and Thought'', Princeton University Press, 2014, pp. 56-74.</ref> La sua componente estetica risiede nel non far allusione al grande impegno insito nella sua composizione. Al lettore casuale, il trattato appare semplice e chiaro, come un ballerino che esegua movimenti complessi senza mostrarne la fatica. Grandi dotti come i corrispondenti di Maimonide a Lunel, che sapevano come barcamenarsi nei meandri delle discussioni talmudiche, ne riconobbero la grande realizzazione in ogni singolo capitolo. Generazioni di studiosi si sforzarono di ricostruire, dopo la pubblicazione, le decisioni interpretative che avevano condotto Maimonide a trarre le proprie conclusioni, e di scoprire le nuove chiarificazioni ai concetti halakhici fondamentali che egli aveva inserito nel suo libro. Studiosi seri sapevano che per scrivere anche un solo capitolo dei mille che formavano la ''Mishneh Torah'', Maimonide aveva dovuto acquisire una padronanza completa e concordante di tutta la letteratura halakhica sparsa — una padronanza che solo lui era riuscito a distillare in una tale opera così chiara e organizzata.<ref name="Stroumsa">Sarah Stroumsa, ''Maimonides and His World: Portrait of a Mediterranean Thinker'', Princeton University Press, 2009, pp. 125-152.</ref>
 
A volte, come afferma anni dopo aver scritto ''Mishneh Torah'', Maimonide stesso ebbe difficoltà a ricostruire il procedimento e le fonti che lo avevano condotto ad una data sentenza così semplice. In un acuto passo di una lettera a Pinẖas il ''dayyan'' (giudice), a seguito di un resoconto degli sforzi impegnati nel trattato e la necessità a volte di tarre le fonti di un singolo capitolo da dieci e più punti del [[w:Bavli|Talmud Babilonese]] e del [[w:Yerushalmi|Talmud Yerushalmi]], scrive quanto segue:
{{q|Ti dirò quello che mi è capitato in merito a questo. Un devoto ''dayyan'' venne da me, portando un libretto [estratto] da questo trattato [cioè, dalla ''Mishneh Torah''] che conteneva le "Leggi sull'omicidio" dal ''Libro degli Illeciti''. Mi mostrò una ''halakhah'' e disse "Leggila". La lessi e gli dissi "Cosa c'è di incerto?" Mi disse: "Dove furono dette tali parole?" Io risposi: "Al loro posto, nel capitolo ''Elu Hen ha-Golin'' oppure nel [trattato] ''[[w:Sanhedrin|Sanhedrin]]'', tra le leggi che riguardano l'omicidio." Mi disse: "Ho già riveduto tutto quello senza trovarle." Io gli dissi: "Forse sono nel ''[[w:Yerushalmi|Yerushalmi]]''?" Mi disse: "Ho cercato ma non le ho trovate, non nel ''Yerushalmi'' né nella ''[[w:Tosafot|Tosefta]]''." Riflettei per un po' e gli dissi: "Mi ricordo che queste parole furono esposte ad un certo punto nel [trattato] ''[[w:Gittin|Gittin]]''." Tirai fuori il ''Gittin'' e cercai, ma non trovai il riferimento. Ne fui traumatizzato e allarmato, e dissi: "Dove furono dette tali parole?" Ma poi, prima che potessi ricordarmi la loro fonte, egli se ne andò; e allora mi ricordai. Mandai un messaggero e lo feci ritornare e gli mostrai le parole affermate esplicitamente nella ''[[w:Ghemara|Ghemara]]'' di ''[[w:Nashim|Yevamot]]''... Egli se ne meravigliò e dipartì.|''Iggerot'', pp. 444-445}}
 
==Note==