Guida maimonidea/Egitto: Alessandria e Fustat: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Riga 1:
à{{Guida maimonidea}}
[[File:Rambam-portrait.jpg|thumb|300px|left|Ritratto di Maimonide, dall'Antologia latina sul Giudaismo di Blasio Ugolini, pubblicata a Venezia nel 1744]]
 
Riga 46:
 
Partecipò per la prima volta nella vita pubblica quale personaggio di grande rilievo nel 1169, appena tre anni dopo essere arrivato in Egitto; la materia concerneva un argomento che non implicava direttamente complesse questioni halakhiche. Riguardava certe lettere che circolavano in quel tempo tra gli ebrei di tutto l'Egitto, delle quali Maimonide era uno dei firmatari, e che supplicavano urgentemente di inviare denaro per riscattare dei prigionieri. Pare che detti prigionieri fossero stati catturati a Bilbays — una città lungo la via carovaniera tra Egitto e Terra d'Israele — da crociati che erano penetrati oltre aree egiziane confinanti. I crociati si erano ritirati in Terra d'Israele portandosi appresso i prigionieri, e ne chiedevano un riscatto. La richiesta ammontava a 33 ⅓ dinari per prigioniero, somma che richiedeva una vasta partecipazione della comunità ebraica di tutto l'Egitto.<ref name="Cohen">Mark Cohen, ''Poverty and Charity in the Jewish Community of Medieval Egypt'', Princeton University Press, 2005; id., "Maimonides` Egypt", in ''Moses Maimonides and His Time'', E. Ormsby (cur.), Catholic University of America Press, 1989, pp. 21-34.</ref>In una delle lettere per la raccolta di tali fondi, Maimonide dichiarava di aver subito contribuito egli stesso con denaro:
{{q|Fate quindi come anche noi abbiamo già fatto, giudici, anziani e saggi. Tutti noi andiamo in giro, notte e giorno, spronando la gente nelle sinagoghe e nei mercati [e alle] porte, in modo da ottenere qualcosa per questa grande causa. Poiché abbiamo contribuito con quanto potevamo, [vi chiediamo che] voi facciate altrettanto seguendo il vostro onore, generosità ed amore per poter riscattare il diritto [alla libertà].|''Iggerot'', p. 65}}
 
Nel miglior modo possibile per raccogliere fondi, la richiesta fornisce un esempio della responsabilità intercomunitaria e riconosce, sin dall'inizio, la generosità della comunità che si attiva per riuscire nell'impresa riscattatoria. Maimonide non si accontentò qui di elencare il suo nome come firmatario della petizione, ma partecipò direttamente come raccoglitore di fondi. La Genizah del Cairo contiene un documento, scritto da Maimonide nel 1170 di proprio pugno, che conferma ricevuta da un emissario chiamato Hiba ben Rabbi Eliezer di nove dinari raccolti nella città di al-Maḥalla e trasferita a Maimonide quale tesoriere della campagna di raccolta. In seguito, come dimostrato dai documenti della Genizah, Maimonide avrebbe partecipato a tutte le fasi dell'amministrazione della proprietà, conosciuta come ''heqdesh'', i cui ricavi sarebbero stati diretti verso cause caritatevoli. Per esempio, una lettera autografa di Maimonide provvede istruzioni particolareggiate su come coltivare un frutteto che era stato assegnato a carità.<ref name="Zalman">Havlin Shlomo Zalman, "Life of Maimonide", ''Da`at'' 15, 1985, pp. 67-79 (in ebr.)</ref>
Riga 55:
 
I ''responsa'' di Maimonide dimostrano che al suo arrivo in Egitto, egli venne considerato la più alta autorità halakhica, e tutti i settori della comunità si rivolsero a lui con una grande quantità di questioni. Inoltre, come già menzionato, egli funzionò come una sorta di alta corte d'appello e a volte, a seguito di un ricorso da parte di un contendente, richiese che un dato giudice cambiasse la sua decisione. La sua indiscutibile rinomanza halakhica era evidente, dato che veniva accettata da tutti coloro che erano in contatto con lui e che riconoscevano il suo potente controllo di tutte le fonti halakhiche. Oltre ai suoi giudizi halakhici, Maimonide era coinvolto nella promulgazione di regole comunitarie la cui violazione poteva essere punita con l'interdizione. Una delle promulgazioni più audaci emesse da Maimonide d'accordo con i suoi dotti colleghi fu di eliminare la recitazione silenziosa della preghiera ''[[w:amidah|amidah]]'' da parte del fedele, contando solamente la recitazione della ''amidah'' ad alta voce del cantore, che di solito viene fatta dopo la preghiera silenziosa individuale.<ref>Maimonide, ''Responsa'', 256:258.</ref> Questa promulgazione fu motivata dal fatto che durante la recitazione ad alta voce del cantore dopo la preghiera silenziosa di ciascun membro della sinagoga, la comunità che aveva già recitato la ''amidah'' silenziosamente, agiva in maniera irriverente, causando la dissacrazione del nome di Dio agli occhi di possibili astanti mussulmani.<ref name="Halbertal3"/>
 
Allo stesso tempo, quella di ''ra`is al-yahud'', capo degli ebrei, chiaramente era una carica politica ed istituzionale. Ottemperare agli obblighi dell'incarico richiedeva abilità e connessioni che si estendevano ben oltre la padronanza della letteratura halakhica. Non c'era quindi da sorprendersi che tale posizione fosse occupata dall'aristocrazia ebraica locale, i cui membri erano ricchi mercanti con accesso ai circoli governativi. I relativi occupanti provenivano quindi da famiglie collegate coi responsabili della yeshivah della Terra d'Israele, che si era trasferita in Egitto negli anni 1130. La nomina di Maimonide a ''ra`is al-yahud'' solo poichi anni dopo il suo arrivo in Egitto richiedeva, per natura di cose, una lotta politica continua con le potenti famiglie locali che avevano dominato la carica ed avevano stretti legami col governo mussulmano. Un riferimento alla dura lotta a seguito del suo incarico — lotta che incluse minacce di morte — appare nei commenti di Maimonide a Japhet il giudice, in cui descrive i suoi primi anni in Egitto in questi termini: "Molte gravi sventure mi sono accadute in Egitto. La malattia e il danno materiale mi sopraffecero. Informatori tramarono contro la mia vita" (''Lettere di Maimonide'', p. 72). Il grande immigrato dell'Andalusia sfidò le famiglie della nobiltà che avevano posseduto vasta autorità in Terra d'israele, in Egitto e in Babilonia. Nel suo ''Commentario alla Mishanh'' (''Bekhorot'' 4:4), Maimonide parla con disprezzo dei personaggi titolati connessi a tali famiglie, raccontandone le proprie impressioni:
{{q|In Terra d'Israele e Babilonia, chiamano alcuni uomini ''"rosh yeshivah"'' [capo dell'accademia] e altri ''"av bet din"'' [giudice capo], e distinguono tra ''"rosh yeshivat ge`on ya`aqov"'' e ''"rosh yeshivah shel golah"''... ma questi non sono altro che un mucchio di titoli insignificanti... E ho visto uomini in Terra d'Israele chiamati ''"ẖaverim"'' ["members", titolo che indica appartenenza alla yeshivah palestinese] e altri chiamati ''"rosh yeshivah"'', e come erudizione non sono alla pari di colui che ha frequentato l'aula per un solo giorno.|''Bekhorot'' 4:4}}
 
L'avversario principale di Maimonide nello scontro per la supremazia dell'incarico, fu un mmebro di tali famiglie: Sar Shalom Halevi. Come dimostrano gli storici Menachem Ben-Sasson e Mordecai Akiva Friedman, questo personaggio, come molti suoi contemporanei, era conosciuto con svariati nomi: Abu Zikri, Yaẖya, Sar Shalom. I suoi oppositori dalla parte di Maimonide lo chiamavano "Zuta" — il piccolo.<ref name="Sasson">Menachem Ben-Sasson, "Maimonides in Egypt: The First Stage", ''Maimonidean Studies'' 2, 1992, pp. 3-30; Mordechai Akiva Friedman, "Maimonides and Zuta: A Tale of Three Bans", ''Zion'' 74, 2005, pp. 473-527 (in ebr.)</ref>
 
Si conosce il primo diverbio tra Maimonide e Sar Shalom grazie ad una questione inviata a maimonide dalla comunità di al-Maḥalla. Sar Shalom Abu Zikri, che al tempo era il ''ra`is al-yahud'', aveva ordinato al giudice di al-Maḥalla, Peraẖiah ben Joseph, di riscuotere una tassa da chiunque gli avesse chiesto un giudizio halakhico. Una certa parte della tassa sarebbe andata sul conto del ''ra`is al-yahud'', per finanziare il pagamento che doveva effettuare al governatore mussulmano per poter mantenere la propria carica. Richiedere tale tipo di quota per un giudizio halakhico era d'uso in Babilonia ma non in Terra d'Israele o in Egitto, ed il giudice si era rifiutato di imporre la tassa. La comunità aveva timore che Sar Shalom deponesse il giudice e lo rimpiazzasse con uno dei suoi sicofanti, e quindi votarono di rimanere fedeli a Peraẖiah ben Joseph e di non accettare l'autorità di nessun altro giudice. Chiunque si fosse rifiutato di far giuramento e sottomettersi al ''ra`is al-yahud'' era soggetto ad interdizione. La comunità ben capiva come ciò costituisse una notevole provocazione all'autorità del ''ra`is al-yahud'' e che affrontandola dovevano avere il sostegno di un grande halakhista.<ref name="Sasson"/> Chiese quindi a Maimonide di intervenire con il proprio parere.<ref>Maimonide, ''Responsa'' 270; cfr. anche ''Responsa'' vol. 4, pp. 8-9.</ref>
 
Nel suo ''Commentario alla Mishnah'', Maimonide attaccò con forza la pratica di imporre una tassa o raccogliere fondi per coloro che studiano la Torah o forniscono istruzione. Interpretando l'insegnamento mishnaico "non farne una corona di cui vantarti o un piccone col quale scavare", egli offre le seguenti osservazioni taglienti:
{{q|Avevo pensato di non dir nulla di questa clausola, perché è chiara ma anche perché so che ciò che ho da dirne in merito dispiacerà a molti, se non a tutti, i grandi studiosi della Torah. Tuttavia lo dirò comunque e non presterò loro attenzione. Sapete che si dice "non fare della Torah un piccone col quale scavare"; cioè, non considerarla un mezzo per guadagnarti da vivere. Questo significa che colui che ottiene tale beneficio mondano dall'onore della Torah ha tagliato la propria anima fuori dalla vita del mondo a venire... Poiché quando consideriamo la pratica dei saggi di benedetta memoria, troviamo che nessuno di loro raccolse fondi dalla gente o cercò contributi per le gloriose e distinte yeshivah o per l'[[w:Esilarca|Esilarca]] o per i giudici o insegnanti o un qualunque funzionario o altre persone.|''Avot'' 4:7}}
 
==Note==
<references/>
 
che aveva già
{{Avanzamento|50%|2 ottobre 2014}}
[[Categoria:Guida maimonidea|Egitto: Alessandria e Fustat]]