Guida maimonidea/Vita in esilio: differenze tra le versioni

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In quanto alle fonti usate da Maimonide, si conoscono grazie ad una lettera che scrisse a Samuel Ibn Tibbon, dove definisce il canone filosofico che si dovrebbe studiare e seguire:
{{q|In generale, ti consiglierei di studiare solo le opere di logica composte dal dotto Abu Nașr al-Farabi, poiché tutto ciò che ha scritto, specialmente ''Il Principio delle Cose Esistenti'', è raffinato come la farina... Similmente, Ibn Bajja (Abu Bakr Ibn al-Șa`igh) fu un grande filosofo. Tutti i suoi scritti sono lucidi per colui che comprende, e corretti per coloro che trovano la conoscenza.<br/>
Le opere di Aristotele sono la base di tutti questi libri filosofici e, come ti ho indicato prima, possono essere capiti solo con l'aiuto dei commentari di Alexander, Themistius e Averroè... Dato che Aristotele ha raggiunto il livello più alto della conosenzaconoscenza a cui un uomo possa ascendere, con l'eccezione di colui che prova l'emanazione dello Spirito Divino e può raggiungere il grado della profezia, oltre al quale non esiste fase più alta.|''Lettere di Maimonide'', p. 136<ref>Si veda la versione ingl. ''Letters of Maimonides'', cur. da L. Stitskin, Yeshiva University Press, 1977, p. 136.</ref>}}
 
La sua adulazione di Aristotele, come uomo che aveva ottenuto tutto ciò che poteva essere ottenuto mediante la ragione e senza rivelazione, ed il suo grande elogio di al-Farabi che morì nel 950, di Ibn Bajja che morì nel 1138, e degli interpreti di Aristotele, pongono Maimonide nella corrente di pensiero chiamata ''Falsafa'' dal mondo arabo. Questa corrente prese ispirazione da Aristotele e, trasmessa attraverso intermediari come al-Farabi, Ibn Bajja, e rispettivi allievi, divenne centrale per i mussulmani colti.<ref name="Hal1"/>
 
Questa tradizione includeva anche [[w:Averroè|Ibn Rushd (Averroè)]] di Cordova, contemporaneo di Maimonide e concittadino, i cui scritti raggiunsero Maimonide in un momento successivo della sua vita e del quale parla con grande stima: "Ho ora ottenuto tutto quello che Ibn Rushd ha scritto sulle opere di Aristotele ad eccezione del ''Commentario dei Parva Naturalia'', e constato che le sue spiegazioni sono ben fatte, ma non ho ancora avuto tempo di esaminare tutti i suoi libri" (''Iggerot, cit.'', p. 312). Come Maimonide, che aveva integrato ''halakhah'' e filosofia, anche Ibn Rushd aveva goduto di autorità legale e religiosa a Cordova, officiandovi come capo ''qadi'' oltre ad essere un filosofo di grande importanza. La rispettiva prossimità filosofica indica che Ibn Rushd faceva parte della stessa corrente filosofica nella quale Maimonide fu istruito da giovane. Come si vedrà, l'associazione di Maimonide con quella scuola di pensiero ebbe un effetto critico sulla sua interpretazione filosofica della Torah.<ref>Si veda anche Carmela Baffioni, ''Averroes and the Aristotelian Heritage'', Guida Editori, 2004.</ref>
 
Non si conoscono le identità degli insegnanti di Maimonide per la scienza e la filosofia nell'Andalusia. Nella ''Guida'' (II:9), egli cita il figlio di Ibn Aflah (un astronomo di Siviglia) e anche un allievo di Ibn Bajja, che frequentò e coi quali studiò. È chiaro comunque che la sua formazione in queste aree iniziò in giovane età, e che la sua affiliazione con la scuola di Aristotele ed i rispettivi interpreti, di al-Farabi ed il Falasifa, fu impostata in gioventù.
 
Maimonide aveva solo sedici o diciassette anni quando scrisse il suo primo libro, ''Milot ha-Higayon (Trattato di logica)''. Il libro, scritto in arabo con lettere ebraiche e tradotto per la prima volta in ebraico da Moses Ibn Tibbon, è un'introduzione chiara e concisa alla logica come veniva insegnata al tempo di Maimonide. Dimostra la padronanza da parte del suo autore della logica aristotelica come sviluppata da al-Farabi. Il ''Commentario alla Mishnah'' — scritto, come già detto, da Maimonide tra i 23 e 30 anni — similmente incorporava solidi elementi filosofici. Per esempio, l'introduzione al commentario del Trattato ''Avot'' (noto come ''Shemonah peraqim'' ["Otto Capitoli"]) esplica una visione dell'uomo estratta da quella scuola filosofica. Non c'è quindi da stupirsi che, nella stessa introduzione, Maimonide ammonisse i suoi lettori ad "ascoltare la verità da chiunque la proponga." La verità è verità e uno deve accettarla a prescindere dalla sua fonte; in questo caso, la verità appare negli scritti di Aristotele e di al-Farabi. Maimonide integra la ''halakhah'' e la filosofia nel suo ''Commentario alla Mishnah'', padroneggaindo entrambe le aree in giovane età, e dimostra che questi aspetti della sua personalità e del suo mondo erano gia impostati all'inizio della sua carriera.<ref>Joel L. Kraemer, ''Maimonides, cit.'', pp. 55-82.</ref>
 
Se le influenze halakhiche e filosofiche di Maimonide hanno la propria origine nella natia Andalusia, ne consegue che egli abbia lasciato l'Andalusia come persona matura e pienamente formata. La distruzione dell'Andalusia fu un evento traumatico di perdita personale e culturale e gli diede una percezione fissa della crisi nell'ambito della quale egli operò. Dal giorno in cui lasciò l'Andalusia, la vita di Maimonide può in un certo modo essere vista come un impegno a conservare e ricostruire la sua patria nei suoi scritti e a salvare il mondo ebraico dalla rovina halakhica e spirituale che egli stesso aveva provato. Il senso di perdita e frattura da parte di Maimonide, ed il ruolo percepito come profugo che custodisce un mondo perduto, sono evidenti in una lettera che scrisse nel 1172 ad un saggio yemenita che gli aveva espresso ammirazione. In questa lettera egli si descrive come segue:
{{q|Sono uno dei più umili studiosi della Spagna il cui prestigio è fievole in esilio. Mi dedico sempre ai miei studi, ma non ho raggiunto l'erudizione dei miei antenati, poiché giorni tristi e tempi duri ci hanno colpito e non viviamo in tranquillità; abbiamo lavorato senza trovare tregua. Come può la Legge diventare chiara ad un fuggiasco da città a città, da nazione a nazione? Ovunque ho seguito i mietitori e raccolto spighe di grano, sia solide e mature, sia avvizzite e magre. Solo recentemente ho trovato una dimora.|''Lettera allo Yemen, cit.'', p. 95}}
 
==Note==