Guida maimonidea/Vita in esilio: differenze tra le versioni

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Un interessante pezzo che comprova la totale padronanza della letteratura talmudica che Maimonide acquisì in giovinezza, appare in un commento su di lui scritto da Joseph Ben Aknin prima che Maimonide pubblicasse il suo ''Commentario alla Mishnah''. Ben Aknin viveva in Marocco quando la famiglia di Maimonide arrivò a Fes. Nel suo commentario al ''[[w:Cantico dei cantici|Cantico dei cantici]]'', cita l'arrivo di Maimonide in città come espressione della fedeltà alla Torah degli ebrei maghrebini, anche in tempo di persecuzione: "E la prova di ciò che sto dicendo è l'apparizione a Fes del grande saggio, il nostro Rabbino Moshe — figlio di Suo Onore, Rabbi Maimon — la cui statura nella sapienza è senza paralleli."<ref>Ibn Aknin, ''Perush le-Shir ha-Shirim'' - trad. ingl. ''Commentary on Song of Songs'', cur. S.A. Halkin, Mekitzei Nirdamim, 1964, p.398.</ref>
 
Il profondo attaccamento di Maimonide per la tradizine halakhica andalusa rimase dentro di lui per tutta la vita. Trent'anni dopo la sua partenza dall'Andalusia, tale attaccamento venne dimostrato in una disputa halakhica e personale col suo accanito avversario, Samuel ben Eli, che si svolse tra il 1189 ed il 1191. Samuel ben Eli era a capo della yeshivah di Baghdad, successore di ''[[w:Gaon|Geonim]]'' babilonesi, in un periodo quando l'istituzione geonica, che aveva dominato il mondo ebraico dall'VIII secolo all'XI secolo, stava gradualmente declinando. Come spesso accade, gli eredi del centro geonico continuavano a pretendere la condizione privilegiata attribuita ai loro predecessori e lottavano contro i cambiamenti della propria situazione. Il fiorire dell'Andalusia, che produceva grandi dotti di per se stessa, simboleggiava la disfatta del centro babilonese.
 
Maimonide non accettò l'autorità ha;akhica dei ''Geonim''. Nell'introduzione alla ''Mishneh Torah'', come si vedrà, egli determinò che le sentenze dei ''Geonim'' avevano solo un'autorità locale e non obbligavano né le comunità ebraiche in generale né le generazioni successive. Nella ''Mishneh Torah'' egli rigettò alcune promulgazioni geoniche, accettando solo quelle che credeva accettate da tutto Israele. È lecito pensare che Maimonide sin dall'inizio non fosse ammirato dagli eredi dei ''Geonim'', e che la sua ascesa come autorità halakhica in tutto il mondo ebraico arabofono minacciasse quel poco che era rimasto della loro reputazione. Non c'è quindi da sorprendersi che la ''Mishneh Torah'' ricevesse critica ostile a Baghdad da parte del ''gaon'' Samuel ben Eli, che fece di tutto per minare l'autorità della ''Mishneh Torah'' e la popolarità di Maimonide. I documenti scaturiti da questa aspra lotta interpretativa sono di grande importanza per capire il senso interiore che Maimonide aveva di se stesso e le sue reazioni ad accoglienze ostili. Comprovano, tra l'altro, quale grande attaccamento avesse mantenuto per la tradizione andalusa fino alla morte.<ref name="Hal1"/>
 
La principale questione halakhica sollevata nella polemica contro le sentenze di Maimonide riguardava la sua asserzione che fosse permesso navigare durante lo Shabbat nei grandi fiumi di Babilonia (il Tigri e l'Eufrate) e d'Egitto (il Nilo). Samuel ben Eli credeva che tale navigazione fosse proibita sulla base che il passeggero sarebbe andato oltre "il limite dello Shabbat".<ref>In generale, la ''Halakhah'' proibisce alla persona di andare oltre i 2000 cubiti al di là dei confini cittadini durante lo Shabbat.</ref> La disputa verteva sulla questione se la proibizione di andare oltre il limite dello Shabbat si applicasse ai fiumi e ai mari, e se la proibizione fosse una materia di legge biblica e solo una di decreto rabbinico. Oltre alle sue argomentazioni halakhiche, il capo dellayeshivah babilonese addusse la tradizione geonica babilonese che proibiva la navigazione su questi fiumi durante lo Shabbat. Maimonide rispose all'argomentazione con il proprio resoconto della pratica stabilita:
{{q|È ben noto che il fiume di Siviglia [vicino Cordova] scorre per circa ottanta ''mil'' finché giunge al mar salato. Le navi vi veleggiano e sono cariche d'olio, e navigano lungo il fiume fino al mar salato e vanno regolarmente ad Alessandria. E gli ebrei navigano su di loro, saggi e studenti di tutti i ''Geonim'' che sono là. E mi sovviene che tra loro ci fossero Rabbi Hanokh e Rabbi Moshe suo figlio, Rabbi Isaac ben Gi`at, Rabbi Isaac ben Barukh, Rabbi Isaac, autore degli ''Halakhot'', e Rabbi Joseph Halevi suo allievo, di benedetta memoria; e mai ebbi a sentire da loro una qualsiasi proibizione, né di nessuno in Egitto.|''Iggerot, cit.'', p. 390}}
 
Maimonide aggiunge che, sebbene ci fossero ''Geonim'' che lo proibivano, "ci sono altri ''Geonim'' tra di noi che hanno risolto il problema halakhico permettendolo." Egli quindi non voleva trattare la pratica precedente come considerazione per determinare la questione halakhica. Tuttavia, poiché R. Samuel ben Eli aveva citato la tradizione geonica, Maimonide controbatteva con la tradizione andalusa, da R. Hanokh a R. Joseph Ibn Migash. Sebbene la provenienza di tale tradizione non fosse babilonese, egli la considerava altamente superiore, come sostiene con una mordente ironia: "Ma se questi nostri ''Geonim'' non son degni d'essere ascoltati perché non provengono da Babilonia e ciò che importa è la provenienza — allora è possibile." (''Iggerot, cit.'', pp. 390-391).
 
==Note==