Guida maimonidea/Vita in esilio: differenze tra le versioni

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La stima di Maimonide per Rabbi Joseph Ibn Migash, successore di Alfasi, è evidente da un suo commento particolarmente forte: "Ed io raccolsi ciò che fui in grado di ottenere dalle interpretazioni di mio padre, che la memoria del giusto ci sia di benedizione, e anche quelle date da R. Joseph Halevi [Ibn Migash], di benedetta memoria. Poiché il ragionamento talmudico di quell'uomo è sorprendente — Dio solo lo sa — per chiunque consideri i suoi commenti e la profondità della sua analisi, al punto che mi sento di dire che nessuno che lo precedette fu sovrano come lui in questo modo" (Introduzione al ''Commentario alla Mishnah''). Maimonide fu uno che non mostrò favori nei suoi giudizi, ed il suo standard nel valutare il talento intellettuale era severo e critico. La sua indipendenza intellettuale ed halakhica non richiede conferma, poiché in molti punti dei suoi ''responsa'' e nella ''Mishneh Torah'', egli cita le posizioni dei suoi insegnanti, il Rif e Ibn Migash, solo per dissentire da loro. Pertanto, le suddette parole di lode sono prova di un enorme grado di stima.<ref name="Hal1"/>
 
Non si sa l'anno esatto in cui la famiglia di Maimonide fu obbligata ad emigrare dall'Andalusia. Sembra che la famiglia abbia lasciato Cordova alla conquista degli Almohadi nel 1148 ma rimase nell'Andalusia, apparentemente a Siviglia, per alcuni anni prima di andare nel Maghreb. Alla fine, comunque, Maimonide lasciò l'Andalusia che era già diventato un esperto studioso. Il ''Commentario alla Mishnah'', che iniziò a scrivere all'età di 23 anni e completò sette anni dopo, nel 1168, dimostra come egli abbia acquisito una formidabile padronanza della letteratura talmudica mentre era ancora giovane. Scrisse il ''Commentario'' durante gli anni di peregrinazione, dopo avere abbandonato l'Andalusia, finendolo due anni dopo il suo arrivo in Egitto. Inoltre, Maimonide racconta che, ancora prima di scrivere il ''Commentario'', aveva scritto un commentario su difficili passi talmudici negli Ordini del ''Mo`ed'', ''Nashim'' e ''Neziqin'', come anche nel trattato ''Hullin'' nell'Ordine del ''[[w:Kodashim|Qodashim]]''. La sua vasta conoscenza del [[w:Yerushalmi|Talmud Yerushalmi]], o Talmud di Gerusalemme — il Talmud prodotto in terra d'Israele — gli permise di scrivere, mentre era ancora giovane, il suo ''Hilkhot ha-Yerushalmi'', un trattato analogo all'opera di Alfasi sul [[w:Talmud babilonese|Talmud Babilonese]]. Maimonide menziona un altro libro che scrisse, contenente commenti critici su sentenze del Rif che egli considerava errate. Ma non consideravareputava tali sue opere abbastanza raffinate, e quindi non le fece pubblicare; alcuni dei relativi manoscritti rimasero nella famiglia di Maimonide per generazioni. Tale considerevole ''oeuvre'' halakhica indica che le fondamenta della grandezza halakhica maimonidea furono gettate mentre viveva ancora in Andalusia.<ref name="Heschel"/>
 
Un interessante pezzo che comprova la totale padronanza della letteratura talmudica che Maimonide acquisì in giovinezza, appare in un commento su di lui scritto da Joseph Ben Aknin prima che Maimonide pubblicasse il suo ''Commentario alla Mishnah''. Ben Aknin viveva in Marocco quando la famiglia di Maimonide arrivò a Fes. Nel suo commentario al ''[[w:Cantico dei cantici|Cantico dei cantici]]'', cita l'arrivo di Maimonide in città come espressione della fedeltà alla Torah degli ebrei maghrebini, anche in tempo di persecuzione: "E la prova di ciò che sto dicendo è l'apparizione a Fes del grande saggio, il nostro Rabbino Moshe — figlio di Suo Onore, Rabbi Maimon — la cui statura nella sapienza è senza paralleli."<ref>Ibn Aknin, ''Perush le-Shir ha-Shirim'' - trad. ingl. ''Commentary on Song of Songs'', cur. S.A. Halkin, Mekitzei Nirdamim, 1964, p.398.</ref>