Guida maimonidea/Vita in esilio: differenze tra le versioni

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La leggenda narra che al riverito Rabbi Maimon, discendente della Casa di David, venisse annunciato in un sogno di sposare la figlia del macellaio che viveva vicino a Cordova. Maimon, erede alla carica di Giudice nella orgogliosa Cordova, doveva sposare la figlia di un macellaio inesperto della Legge. Non insegnavano forse i saggi che bisognava fare di tutto, qualsiasi sacrificio, per sposare la figlia di un dotto? Sarebbe riuscita la figlia di un ignorante, che non conosceva la vita secondo la Torah a casa di suo padre, a far crescere i p[ropri figli nello studio e nelle opere buone? Rabbi Maimon seguì i dettami del sogno, sposò la figlia del macellaio e cominciò a preoccuparsi di che tipo di figlio avrebbe avuto dalla moglie. La figlia del macellaio rimase incinta e Rabbi Maimon pregò il Signore. Il parto fu difficile, venne alla luce Moshe nel 1135, ma la partoriente morì, come successe alla nobile [[w:Rachele|Rachele]] nel dar vita a Beniamino. Il vedovo prese allora un'altra moglie.<ref name="Heschel"/>
 
Rabbi Maimon cercò di far crescere suo figlio nella saggezza e nell'erudizione. Tuttavia Moshe non senmbravasembrava molto appassionato di cultura o dello studio in generale, e suo padre se ne doleva amaramente. Era forse più forte l'ascendente atavico materno, di commercianti ed operai, che quello paterno, di filosofi e talmudisti? Tormentato da rimproveri e biasimi, rabbuffi e punizioni, il giovane Moshe scappava in sinagoga, sfogandosi con Dio nel settore delle donne, che era di solito deserto durante la settimana.
 
Di anno in anno, il padre di Maimonide diventava sempre più afflitto, sgridando il figlio di continuo con parole aspre: "Sei nato per stare ai livelli più bassi della vita." Moshe, che aveva acquisito la delicata umiltà della madre e l'orgoglio del padre, non sopportava di sentire tali critiche; ad un certo punto, se ne andò di casa e sparì. Per trovare conforto e dimenticarsene, Rabbi Maimon si immerse nello studio della Torah. Iniziò un commentario del [[w:Pentateuco|Pentateuco]], scrisse delle ''[[w:Scholia|scholia]]'' sul Talmud, argomentò con le persone colte della sua città, frequentò le lezioni di studiosi in visita. E un giorno gli ebrei della grande sinagoga stavano ascoltando un insolito discorso mentre il pubblico, il migliore di Cordova, ammirava la rara erudizione di un lettore sconosciuto; quando l'oratore alla fine rimosse lo scialle di preghiera (''[[w:tallit|tallit]]'') dal volto dopo la lezione, tutti videro che era un giovane: il figliol prodigo di Rabbi Maimon.<ref name="Heschel"/>
 
Questa storia biografica arricchita dalla leggenda, sta chiaramente ad indicare che le origini culturali e tradizionali di Maimonide si fecero sentire fortemente e in maniera esaltata nel corso del suo sviluppo intellettuale, sin dall'adolescenza. Sta di fatto che Maimonide ricevette la sua istruzione talmudica in casa di suo padre a Cordova. Nel ''Commentario alla Mishnah'', in ''Mishneh Torah'', nei suoi ''[[w:Storia dei responsa nell'Ebraismo|responsa]]'', si può trovare evidenza delle tradizioni halakhiche che imparò da suo padre. In ''Mishneh Torah'', per esempio, scrive di non essere d'accordo con la posizione di suo padre su una questione riguardante il [[w:Kashrut|kashrut]] di un animale che era stato macellato. Tuttavia, il ruolo del padre nella sua educazione fu soprattutto quello di trasmettergli la tradizione halakhica andalusa, più che esercitare un'infuenza personale.<ref name="Hal1">Moshe Halbertal, ''Maimonides: Life and Thought'', Princeton University Press, 2013, pp. 16-23.</ref>
Ogniqualvolta che Maimonide usa il termine "i miei insegnanti" nel suo ''Mishneh Torah'' e altri scritti, si riferisce a Rabbi Alfasi e all'insegnante di suo padre, Rabbi Joseph Halevi Ibn Migash. Ma Maimonide non studiò direttamente con questi maestri; Alfasi morì anni prima che Maimonide fosse nato e Ibn Migash morì nel 1141, quando Maimonide era ancora un bambino. Che adottasse come in segnanti coloro che non erano più in vita supporta l'opinione che persino in giovane età offuscasse i suoi pari, nel proprio ambiente sociale e circolo intellettuale. Conosceva gli insegnamenti di questi saggi dalle relative opere o attraverso le tradizioni che aveva imparato da suo padre o altri dotti della tradizione spagnola. Maimonide possedeva le ''novellae'' di Ibn Migash sui trattati ''[[w:Bava Batra|Bava Batra]]'' e ''[[w:Shevuot|Shevu`ot]]'' ed i suoi ''[[w:Storia dei responsa nell'Ebraismo|responsa]]'', che erano ancora disponibili; inoltre, aveva i compendi delle lezioni di Ibn Migash che aveva ricevuto da suo padre.
 
OgniqualvoltaOgni volta che Maimonide usa il termine "i miei insegnanti" nel suo ''Mishneh Torah'' e altri scritti, si riferisce a Rabbi Alfasi e all'insegnante di suo padre, Rabbi Joseph Halevi Ibn Migash. Ma Maimonide non studiò direttamente con questi maestri; Alfasi morì anni prima che Maimonide fosse nato e Ibn Migash morì nel 1141, quando Maimonide era ancora un bambino. Che adottasse come in segnanti coloro che non erano più in vita supporta l'opinione che persino in giovane età offuscasse i suoi pari, nel proprio ambiente sociale e circolo intellettuale. Conosceva gli insegnamenti di questi saggi dalle relative opere o attraverso le tradizioni che aveva imparato da suo padre o altri dotti della tradizione spagnola. Maimonide possedeva le ''novellae'' di Ibn Migash sui trattati ''[[w:Bava Batra|Bava Batra]]'' e ''[[w:Shevuot|Shevu`ot]]'' ed i suoi ''[[w:Storia dei responsa nell'Ebraismo|responsa]]'', che erano ancora disponibili; inoltre, aveva i compendi delle lezioni di Ibn Migash che aveva ricevuto da suo padre.<ref name="Hal1"/> In uno dei suoi ''responsa'', Maimonide afferma di avere consultato quei libretti per chiarire un punto che non gli era comprensibile: "Questa lotteria [usata dai sacerdoti per assegnare compiti nel Tempio] creò grandi problemi per tutti coloro che vennero prima, ed io non ho sentito alcuna interpretazione che combaci con le asserzioni del Talmud. Tuttavia ho trovato in un libretto del mio insegnante e padre, di benedetta memoria, qualcosa circa questo Rabbi Joseph Halevi, che il ricordo del giusto sia benedetto" (''Teshuvot'', sez. 126, pp.223-224).<ref name="Teshuvot">Maimonide, ''Teshuvot ha-Rambam'' [I ''responsa'' di Maimonide, in ebraico e arabo], cur. e trad. Yehoshua Blau, 1-4, Gerusalemme: Reuven Mass Publication, 1986.</ref>
 
==Note==