Identità e letteratura nell'ebraismo del XX secolo/Letteratura ebraica tra patria ed esilio: differenze tra le versioni

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Il racconto ebraico è antico quanto la Bibbia stessa. Gli uomini hanno sempre narrato le fortune proprie o quelle degli altri, le proprie avventure, il proprio svilupparsi e progredire e divenire quello che sono divenuti. La Bibbia si apre con un resoconto delle origini del mondo, dei primi abitanti della Terra, della lotta tra Dio e l'uomo, tra giusto e sbagliato. Anche la letteratura medievale utilizzava assiduamente il racconto morale, spesso narrato in Spagna, in uno stile tipico della prosa rimata araba. Così pure nei tempi postrinascimentali, molti romanzieri inserivano il racconto al centro delle loro opere, per poi farlo diventare un elemento sussidiario nella prosa moderna.
 
Tale tipo di narratore è il romanziere di lingua ebraica '''Yehuda Burla''' (1886-1969), nato a Gerusalemme, che produsse la sua opera per circa mezzo secolo a partire dallo scoppio della Grande Guerra.<ref name="Burla">Per i testi delle opere di Yehuda Burla, si vedano ''Kitvey'', 4 voll., Tel Aviv, s.d., e la traduzione ingl. ''In Darkness Striving'', Israel Universities Press, 1968. Per una lista bibliografica, si veda [https://en.wikipedia.org/wiki/Yehuda_Burla#Published_works Wikipedia: "Yehuda Burla: Published Works"] {{en}} - Cfr. anche AA.VV. ''Tehilla And Other Israeli Tales'', Ram'S Horn Books, 1956.</ref> Gli scrittori di prosa hanno in gran parte rivalutato forma e materia, evidenziando uno scetticismo per personaggio e trama, sentendo quindi la necessità di un'innovazione formale. Tuttavia Burla persistette sempre a rimanere nel racconto tradizionale di uomini e donne percepiti come "personaggi" influenzati dalle circostanze della vita e cambiati da tali circostanze. I romanzi di Burla hanno sempre un eroe al centro — questo eroe è posto in uno scenario che provoca conflitto, ed il conflitto è spesso tra la sua inclinazione e il suo ambiente: avvengono situazioni generate dal conflitto e che influenzano l'eroe nel percorso esistenziale. Il punto culminante della storia, che sia disastroso come in ''Aliloth Aqavyah'' (''Le imprese di Aqavyah'', 1939), o conciliatorio come in ''Naftuley Adam'' (''La lotta dell'uomo'', 1928), enfatizza il conflitto interiore del personaggio descritto. E la storia viene narrata nella tradizionale maniera picaresca.
 
Lo stile di Burla non è consono al suo tempo e alla sua origine. La prosa in ebraico era diventata sperimentale agli inizi del secolo, adattando lezioni di psicologia a nuove forme di narrazione e linguaggio. Il personaggio non doveva ora essere osservato solo dall'esterno, ma sentito dall'interno ed espresso con una mancanza di certezza nella consapevolezza di ondate psichiche (flusso di coscienza). Le nozioni del bene e del male diventavano confuse nell'insicurezza e nell'aleatorio riconoscimento di motivi commisti. L'opera di Burla nella forma appartiene ad un'era precedente. Anche nei temi, il suo materiale era in gran parte inusuale per il lettore ebreo — l'ero di lingua araba o ladina senza raffinatezza intellettuali, l'ebreo osservante in ambiente islamico, i presupposti sociali dell'Oriente (per esempio, in merito alla condizione della donna).<ref name="Burla"/>
 
Il racconto di Burla tipicamente si tuffa subito nell'azione e nel tema centrale, per esempio il desiderio sessuale davanti alle limitazioni della società. Anche quando il desiderio sembra essere stato esaudito, una qualche rottura delle norme sociali (anche se minore) si prende la sua vendetta. Il primo racconto di Burla, intitolato "Luna" (scritto nel 1914, ma pubblicato solo dopo la guerra), lo dimostra: qui, il fratello di un defunto proprietario di immobili arriva a Gerusalemme per controllare le proprietà. Uno degli affittuari, una ragazza nubile, attrae le attenzioni dell'uomo, più anziano e sposato. Costui, Obadiah, argomenta che la monogamia non è una pratica tipicamente ebraica, ma piuttosto una superata usanza aschenazita, ad imitazione europea. Egli, uno sefardita (lusitano, nel suo caso), può benissimo ignorare la convenzione e prendersi una nuova moglie.<ref>''Aschenaziti'' e ''sefarditi'' sono, nel primo caso, i discendenti delle comunità ebraiche medievali della valle del Reno: ''Ashkenaz'' era infatti il nome, in ebraico medievale, della regione franco-tedesca del Reno e ''Aschenazita'' significa appunto abitante delle rive del Reno. Nel IX secolo la migrazione di numerosi ebrei dall'Italia Meridionale dà origine a una parte consistente delle numerose comunità Renane. Nel secondo caso, sono gli ebrei abitanti la penisola iberica. Nel ''Tanakh'', l'insieme dei libri che compongono la bibbia ebraica, nel libro di Ovadia, si trova il termine ''Sepharad'' per indicare una non meglio identificata città vicino-orientale. Tale luogo è tuttora dibattuto, ma "Sefaràd" fu identificata da ebrei successivi come la penisola iberica e ancora significa "Spagna" o "spagnolo" in ebraico moderno. Cfr. Yosef Kaplan, ''An Alternative Path to Modernity: The Sephardi Diaspora in Western Europe'', Brill Publishers, 2000.</ref> Obadiah si aspetta quindi che tale situazioni gli provochi un "ringiovinamento". Il suo motivo è chiaro: la sua vita è diventata stantia, ma si sente sempre alquanto libidinoso, e desidera ardentemente di soddisfare le sue voglie in maniera legittima. Ma qual'è la motivazione di Luna? A ventiquattro anni, pensa già che la vita l'abbia sorpassata, e si sente "come una che veda il proprio amico succhiare qualcosa di amaro nel palato, mentre la sua bocca rimane vuota. La sua anima è vuota, vuota ma esigente." Luna è senza padre, e sua madre è povera e non può darle una dote. Quindi l'inevitabile matrimonio avviene, e subito segue il disastro: si scopre che Obadiah non è così ricco come reputato e, ancor peggio, è avaro e sconsiderato. Fino a quel momento Luna non era stata appagata dalla vita, ma ora si sente desolata perché non ha più nessuna prospettiva di miglioramento. Ha un padre invece di un marito, un padre tra l'altro alquanto spiacevole. Anche Obadiah è deluso, scontento dell'arroganza ed irritazione di lei. Devono quindi separarsi, specialmente perché la prima moglie appare all'improvviso. Sebbene sia incinta quando progettano la separazione, Luna si sente vittoriosa e fiduciosa del futuro.<ref name="Burla"/>
 
<!---da inserire [[File:Yehuda Burla with his family.jpg|thumb|left|Yehuda Burla con la famiglia, 1949]]--->
Questa trama illustra alcune delle preoccupazioni dell'autore. Il contesto sociale è orientale, ma in tale termine genrico esistono divisioni: Obadiah è da molto tempo un palestinese di origine lusitana, e Luna è appena arrivata da Istanbul (di lingua ladina e di condizione sociale superiore). Nonostante quella che sembra una base propizia per un matrimonio che dovrebbe essere vantaggioso per entrambi, i germi del conflitto sono già manifesti dall'inizio: le aspettative di ciascuno sono tanto diverse quanto le rispettive età — uno cerca rispetto e lealtà, l'altra romanticismo ed emozioni. Le abitudini dell'uomo sono ormai radicate, la vita della donna si può dire sia appena iniziata — quindi, con la differenza di prospettive emergono perturbazioni e disastro. La trama potrebbe essere riassunta come due aspettative disattese: entrambe sono basate su un bisogno psicologico reale e corrente. Tuttavia tale bisogno bandisce considerazioni più essenziali, a lungo termine, sia sociali che comunitarie. Il più ampio contesto allora mitiga l'azione svolta dall'individuo nella propria ricerca di un'appagamento immediato. Tale è la natura del racconto di Burla, basato su dettagli di (1) carattere inerente; (2) insoddisfazione; (3) ricerca; (4) soluzione; (5) retribuzione; e (5) crisi. Naturalmente non tutti gli ingredienti appaiono in tutte le storie. Le trame sono tanto differenti quanto la loro ambientazione. Tuttavia lo sviluppo è sempre di tale tipo: il racconto di Burla implica un personaggio in azione.
 
<!---da inserire [[File:Yehuda Burla with his family.jpg|thumb|left|Yehuda Burla con la famiglia, 1949]]--->
==Galleria della lingua ebraica==
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